La spedizione del Columbia è di nuovo in Africa, questa volta tra gli affascinanti paesaggi desertici della Tunisia alla ricerca di meteoriti, cieli incontaminati, seguendo le tracce degli Jedi di Star Wars che qui dimorano.
TUNISIA 2002: Dune stellari
di Massimiliano di Giuseppe
E’ così che il 6 Maggio 2002, un gruppo di ben 37 persone parte dall’aeroporto di Bologna, alla volta della Tunisia per un avvincente tour delle oasi, con osservazioni astronomiche dal deserto.
Il viaggio, organizzato dal Gruppo Astrofili Columbia di Ferrara, in collaborazione con la Coop Camelot, l’agenzia di viaggi Centro Turistico Modenese Robintur di Modena e la rivista Coelum, oltre a raccogliere una larga rappresentanza del gruppo di Ferrara: Ferruccio Zanotti, Michele Bonadiman, Davide Andreani, Federico Bertocchi, Manuela Bosi, Alessandro Colombani, Gianluca Buzzola, Isabella Grisetti, Maria Letizia Giannati, Marco Balboni, Susi Sgarzi e lo scrivente,
attinge iscritti un po’ da tutta Italia, con la partecipazione dei restanti Diego Pizzinat, Giancarlo Santoro Morselli, Maria Luisa Giovani, Danilo Zardin, Claudio Balella, Dino Abbate, Maria Elisabetta Vaccario, Carlo Muccini, Franca Baldecchi, Emanuele Cambiotti, Roberto Mancuso, Laura Parodi, Giorgio Bernaschi, Maria Gabriella Mungai, Rita Ronchetti, Piero Cavina, Giancarlo Mondini, Maria Rosa Marri, Laura Pignaton, Andrea Berzuini, Gianni Vicario, Susan French, Gelsomina Baraldi e Sergio Bellini.
Dopo appena 1 ora e 40 minuti di volo atterriamo all’aeroporto di Monastir, terza città per importanza della Tunisia, ove troviamo il pullman che ci accompagnerà alla vicina città di Sousse, località turistica che si affaccia sul Mediterraneo e allo splendido hotel Jinene, scortati dal disponibilissimo Nader, che ci farà da guida per il resto del tour.
Purtroppo ad accoglierci anche una sgradita sorpresa, una pioggia torrenziale che ci tiene compagnia fino a sera e che ci darà una piccola tregua solo l’indomani, mentre carichiamo le valigie e le pesanti attrezzature astronomiche sul tetto delle jeep per la lunga attraversata del deserto tunisino.
La prima tappa è l’antico colosseo romano di El Jem, il più grande anfiteatro del Nord Africa, che troneggia sul piccolo paese che gli ruota attorno.
Sbirciando tra i vicoli notiamo singolari figure incappucciate che ricordano molto gli Jedi di “Guerre Stellari”: si tratta di anziani con abiti tipici della zona, che hanno evidentemente ispirato George Lucas per alcuni personaggi del suo film.
E’ solo il primo di numerosi incontri che avremo nel corso del viaggio con la famosa Saga.
La strada è lunga e la nostra jeep decisamente stipata ( 7 persone di equipaggio più l’autista soprannominato Tonino Cerezo, per la straordinaria somiglianza con l”ex calciatore brasiliano ), punta verso sud, seguita dalla carovana degli altri automezzi.
Facciamo una breve sosta alla cittadina di Gabès, per familiarizzare con la cucina locale a base di “brick” e “couscous”, il piatto tradizionale di semola, che riscuotono un discreto successo.
Nel frattempo, le nubi cariche di sabbia del deserto, fanno assumere al cielo un’inquietante tonalità giallastra ( mai vista una cosa simile, se non su altri pianeti ) e ben presto un fortissimo rovescio temporalesco si abbatte sul ristorante tra l’incredulità dei locali e dello stesso Nader, che ci confida di non vedere da 3 anni acquazzoni simili.
La pioggia prosegue anche nel corso della successiva e surreale visita al mercato (souk) delle spezie di Gabes, tra il vociare dei mercanti, l’incalzare di musichette arabe e il frastuono della pioggia alluvionale, che batte sul tetto di misere lamiere e penetra dalle fessure con veementi cascatelle, che si riversano sui banconi di merce e sulle teste dei più incauti.
In strada i bambini giocano e saltellano nelle gigantesche pozzanghere, sorridendo e ringraziandoci per aver portato la pioggia … potere di astrofili!
Finalmente la furia si placa e possiamo riprendere il viaggio alla volta di Matmata, ancora più a sud, attraversando un paesaggio arido e lunare, il cosiddetto deserto roccioso; da tempo si sono perse le tracce della vegetazione.
Prima di sostare al caratteristico Hotel Ksar Amazih, c’è il tempo per una visita alle celebri abitazioni troglodite, alcune delle quali abitate ancora oggi, scavate nel terreno come crateri, con cunicoli che offrono refrigerio all’opprimente calura nei mesi estivi.
Una di queste abitazioni, oggi trasformata in hotel, venne utilizzata nel 1976 da Lucas, per farne la dimora di Luke Skywalker.
La spedizione di Coelum, tra le cui fila si scoprono numerosi cultori di fantascienza, sottoscritto compreso, non può perdersi l’importante visita.
In serata uno sguardo al cielo rivela una densa cappa nuvolosa, che impedisce purtroppo le osservazioni.
Il giorno 8 si presenta estremamente ventoso, ma finalmente sereno e la carovana di jeep in stile “Overland”, procede con rinnovato entusiasmo tra i mille sobbalzi e gli splendidi panorami, che ci conducono a Ksar Haddada ( “Ksar”, è un termine che ha il significato di granaio collettivo fortificato ).
Nell’XI secolo, minacciate dalle invasioni hilaliane, le tribù berbere del Sud-Est della Tunisia, furono costrette a rifugiarsi sulle cime delle montagne, in cui realizzarono queste cittadelle dalla singolare architettura, con abitazioni scavate nella roccia in piccole nicchie a volta dette “ghorfas”.
Ksar Haddada, diventa recentemente famosa poichè nel ’97, viene scelta dal solito Lucas, quale set per il nuovo “Episodio I, la minaccia fantasma” e per i più esperti, non è difficile ricordare alcuni spezzoni del film, nel dedalo di piccoli vicoli e cortili.
Riprendiamo la marcia e Nader ordina una piccola deviazione non prevista da programma, per un’escursione al piccolo villaggio di Chenini, arroccato su di uno sperone roccioso. Il villaggio, il cui nome significa “vedere senza essere visto”, è perfettamente mimetizzato nella roccia e dalla sua sommità, dopo una scarpinata a piedi tra una miriade di bambini berberi, è possibile ammirare l’aspro panorama che lo circonda.
Un rapido pranzo alla vicina Tataouine e qualche acquisto all’ennesimo souk, questa volta di Medenine e nel pomeriggio affrontiamo la breve traversata in traghetto che ci separa dalla turistica isola di Djerba, in cui sono previste, manco a dirlo, la visita al mercato della capitale, Houmt Souk e a Guelalla, città famosa per la fabbricazione di ceramiche. Dopo un breve ma tonificante riposo all’Hotel Ksar Paradise di Midoun, siamo finalmente pronti per la prima uscita notturna osservativa e veniamo condotti dai pazienti autisti, nel luogo più buio di Djerba, in cui tentare foto e osservazioni del cielo tunisino.
Proprio il cielo, a tratti spettacolare, tende a coprirsi di una fastidiosa velatura, la stessa che sul far del tramonto si era fatta strada, dando luogo a spettacolari fenomeni di aloni e pareli a 22°. Non è ancora arrivato il momento di addentrarci nel deep sky e per ora ci accontentiamo di un piccolo assaggio di astronomia, solo per ora…Il mattino del 9 ci vede impegnati ancora a Djerba per una visita alla sinagoga di Ghriba, che ci rammenta la difficile situazione mediorientale e alla Diga Romana, che collega l’isola al continente.
Subito dopo affrontiamo il lungo percorso che ci separa da una delle mete più attese del viaggio: l’oasi di Ksar Ghilaine, in pieno deserto del Sahara. Lungo la strada compaiono le prime dune di sabbia e gli autisti si improvvisano piloti della Parigi-Dakar, volando letteralmente da una duna all’altra, fra l’apprensione e il turbamento dei proprietari delle costosissime attrezzature astronomiche legate al portapacchi.
La temperatura comincia a salire decisamente e il termometro della nostra jeep segna 37°, che uniti ad un’afa opprimente e ad un cielo sabbioso, ci danno il benvenuto all’oasi, tra le cui palme scorgiamo subito il campo tendato, previsto per la notte.
Fortunatamente nel corso del pranzo, l’aria bollente lascia il posto ad una brezza leggera, indispensabile per la traversata del deserto in dromedario, che ci aspetta nel pomeriggio.
Alcuni di noi preferiscono rilassarsi nella pozza termale dell’oasi, altri passeggiano tra le palme e solo i più temerari decidono di cavalcare la “nave del deserto”, alla volta di un’antica fortezza romana, distante un’ora di cammino. Dopo una problematica ascesa sul caracollante animale, il deserto ci circonda, il Grande Erg Orientale, immenso, emozionante, un vero e proprio mare di sabbia con le dune spazzate dal vento, il cui sibilo rompe a tratti un silenzio altrimenti assoluto.
Cerco di riprendere e fotografare il più possibile, senza perdere la presa con la rudimentale sella, mentre Ferruccio, Davide, Danilo e Roberto, davanti a me esibiscono, con tanto di turbante, un’andatura disinvolta:veri e propri Tuareg.
Chiude la carovana Federico, anch’egli assorto ad osservare l’alieno paesaggio di sabbia rossa, con dune maestose che ci sorpassano in altezza e ci nascondono l’oasi, ormai ridotta ad un puntino all’orizzonte. Quando il sole tramonta siamo di ritorno e dopo la cena, allestita dai Tuareg sotto una grande tenda, ci prepariamo alla seconda serata osservativa.
Giorgio ha già posizionato il suo gigantesco binoscopio Borg 125, dalle spettacolari prestazioni e alla spicciolata gli altri strumenti lo affiancano:
I due Meade ETX di Michele e Carlo, i due Televue di Andrea e Dino rispettivamente da 70 e 85 mm, il binocolo Fujinon 15X80 dello stesso Dino, il 20X80 di Roberto e due Ziel 80 di Davide e Claudio più svariati obiettivi fotografici.
In cielo è ancora presente qualche traccia di velatura, ma ciò non impedisce di puntare alcuni famosi oggetti primaverili e la cometa Ikeya-Zhang, che da’ ancora spettacolo dopo i fasti di fine Marzo.
Il giorno dopo, 10 Maggio, sotto un sole cocente e un cielo limpidissimo, abbandoniamo il suggestivo campo tendato e approdiamo alla città di Douz, salutati dal Muezzìn, che intona preghiere da un vicino minareto e nel pomeriggio, attraversando le oasi di Ksar Tarcine, Oum Ech Chia, Zaafrane e Nouil, ci addentriamo nel gigantesco lago salato di Chott el Jerid.
Le chiazze di sale bianchissimo contrastano incredibilmente con il terreno rossiccio e l’azzurro del cielo e all’orizzonte non è difficile scorgere qualche miraggio, che completa un quadro, degno di una foto di gruppo.
Siamo quindi pronti e carichi per una proficua serata osservativa, quando avvicinandoci all’oasi di Nefta, nostra meta per il pernottamento, notiamo una strana nuvola grigio-gialla all’orizzonte che ingrandisce a vista d’occhio e sembra quasi rotolare verso di noi.
Uno sguardo eloquente di “Cerezo” non lascia dubbi: si tratta di una tempesta di sabbia e noi vi puntiamo nel mezzo! Cerezo chiude i finestrini, altrimenti sempre spalancati e l’equipaggio indossa gli appositi bandana e occhiali da sole, mentre l’abominevole nube riempie il cielo e sulla strada cominciano a vorticare piccoli oggetti spinti dal turbinio del vento.
Il paesaggio diventa irreale, cielo e terra si mescolano in un unico grigiore ed il sole assume una innaturale colorazione azzurra. Attraversiamo le strade deserte di Tozeur e Nefta, con la jeep che sbanda paurosamente, tra le sferzate di vento e la sabbia che si accumula sul marciapiedi. La spedizione ha modo di sperimentare in piccola scala, ciò che stagionalmente si verifica su Marte, con tempeste di polvere che possono oscurare l’intero pianeta.
Una volta giunti nall’hotel La Rose di Nefta, la tempesta si placa e lentamente la sabbia in sospensione nell’aria si deposita, regalandoci un tramonto spettacolare e una serata astronomica indimenticabile.
Gli autisti ci accompagnano, quando ormai è buio, sul luogo di osservazione, in pieno deserto, quasi al confine con l’Algeria e con sorpresa notiamo che i fari della jeep, stanno illuminando uno strano villaggio con piccole casette a cupola e bizzarre torri appuntite.
Una volta scesi non abbiamo più dubbi, si tratta di un nuovo set di Guerre Stellari, nientemeno che lo spazioporto di Mos Esley, sul pianeta Tatooine, crocevia di alieni provenienti da tutta la galassia, dove Skywalker incontra Han Solo e dove tutto è stato mantenuto perfettamente integro a distanza di 26 anni dal ciak.
Si spengono i fari delle jeep e lo spettacolo è completo, un cielo nerissimo e gremito di stelle fa da sfondo al set; quale migliore luogo in cui osservare e fotografare il cielo?
In quel momento Giorgio estrae uno straordinario puntatore laser di colore verde, il cui fascio di luce si perde tra le stelle, imitando alla perfezione il saggio Obi Wan Kenobi.
Ammaliato dal luogo, preparo il Dobson da 25 cm autocostruito, ormai inseparabile compagno di avventure in giro per il mondo, mentre il resto del gruppo, ancora incredulo per la straordinaria occasione offertaci da Nader, predispone gli altri strumenti.
Vengono immediatamente puntati oggetti australi, impossibili alle nostre latitudini, quali Omega Centauri, Centaurus A e le zone più basse dello Scorpione, i famosi M6 ed M7 ed ancora più in basso altri ammassi aperti meno noti come H12, NGC 6124 ed NGC 6178, che al Dobson rivelano uno straordinario spolverio di stelle.
Emozionanti particolari mostrano poi le più famose nebulose del Sagittario ed il gruppo si mette in coda ai vari strumenti, producendosi in una serie di confronti e commenti entusiastici, un vero e proprio StarParty!
Nella mattinata del giorno 11, effettuiamo un’interessante passeggiata alla pittoresca città di Tozeur, molto cara al cantautore Franco Battiato e di seguito alle stupende oasi di montagna di Chebika, antico posto di guardia romano, con lussureggianti palmeti aggrappati ai fianchi delle montagne, Tamerza, con le sue fresche cascate e Mides, tra impressionanti canyon.
Sulla strada del ritorno, avvistiamo numerosi mulinelli di sabbia, noti come Dust Devils, prima di rilassarci nella grande piscina dell’hotel di Nefta e tra le 400.000 palme dell’oasi, nel corso di una suggestiva passeggiata in calesse.
Alle 18.00, siamo pronti per tornare a Mos Esley, assistere al tramonto e rimanere direttamente sul luogo, accampandoci con qualche panino, portato appositamente per la cena.
Il sole tramonta tra le dune e le sagome nere di lontani dromedari, con un accenno di green flash e gli edifici dello spazioporto si tingono di rosa.
Presi dall’entusiasmo, Michele, Davide e Isabella, improvvisano una parodia del film, nei ruoli rispettivamente dei droidi C3Po ed R2D2 ( meglio noto come C1P8) e della principessa Leila, tra le risate e gli applausi generali.
Io e Ferruccio predisponiamo le vettovaglie mentre ad ovest, nei colori sgargianti del tramonto, rifulge una splendida congiunzione planetaria con Giove, Venere , Marte, Saturno ed un bassissimo Mercurio, prontamente fotografati dall’organizzatissimo Claudio.
La luce zodiacale si staglia sui contorni scuri di Mos Esley, in cui si aggirano ancora Marco, Danilo ed Emanuele e gli strumenti vengono nuovamente puntati sui più svariati oggetti.
La Ikeya Zhang, al contrario delle sere precedenti, mostra una filiforme coda e a testimonianza della limpidezza del cielo, riesco a puntare col Dobson svariate difficili galassie, come la NGC 4236 nel Drago, molto larga e appena staccabile dal fondo cielo.
Mentre sono assorto a rifarmi gli occhi con il proprompente M13, noto con spavento una figura nera accanto al Dobson: è l’anzianissimo ed inquietante guardiano del luogo, che come la sera precedente, compare dal nulla, alla ricerca di qualche dinaro.
Gli mostro l’ammasso globulare ed in uno stentato francese, si meraviglia della bellezza dell’oggetto , non finendo più di ringraziarmi.
Poco dopo, anche questa serata osservativa, a malincuore, si conclude e ci congediamo dal deserto che ci ha regalato tante emozioni.
Il giorno dopo, mettono il suggello a questo memorabile viaggio le visite alle imponenti rovine romane di Sbeitla e alla città Santa di Keirouan, la quarta per importanza per il mondo islamico, con la sua Grande Moschea, il mausoleo di Sidi Sahbi e i bacini degli Aghlabiti, grosse cisterne utilizzate per la raccolta dell’acqua.
Nel pomeriggio, non poteva mancare un giro al souk della città e all’atelier dei tappeti, prima del definitivo ritorno a Sousse per l’ultima breve notte in Tunisia.
L’aereo che ci riporterà in Italia ci aspetta alle 6.00 del mattino, i volti sono stanchi ma soddisfatti, è stato un viaggio intenso e ricco di spunti non solo turistici, ma anche scientifici, non ultimo il ritrovamento da parte di Emanuele nelle sabbie di Ksar Ghilaine, di un probabile meteorite, presto analizzato per una conferma definitiva.
LE FOTO ASTRONOMICHE SONO DI CLAUDIO BALELLA
(articolo in formato PDF: tunisia_2002 )