di Massimiliano Di Giuseppe
A poca distanza dall’ultimo viaggio in Giordania, siamo di nuovo in partenza, sempre affidandoci a CTM Robintur, questa volta senza un particolare fenomeno astronomico da seguire ma con l’idea di tornare in Egitto per sperimentare una Crociera sul Nilo e rivedere Il Cairo.
L’1 Novembre io, la moglie Arianna ed il figlio Leonardo, ci ritroviamo all’aeroporto di Bologna assieme agli altri partecipanti: Luisa Orsi, Sergio Filippa, Giovanni Tagliani, i compagni di scuola di Leonardo: Francesca Gargioni accompagnata dal fratello Alberto e dalla mamma Oliva Villafranca e Corrado Bonazza accompagnato dalla mamma Sandra Maestri.
La crociera sul Nilo nasce da un’idea avuta nel corso della gita a Torino con la classe di Leo lo scorso Marzo, durante la visita del museo Egizio. Sulle prime svariate famiglie di compagni di Leo si erano dimostrati interessatissime alla cosa, ma come di consueto alla fine ci riduciamo a 11 partecipanti che salgono sull’aereo dell’Air Cairo con destinazione Luxor in cui atterriamo verso le 16.
Anche il tour operator è lo stesso del recente viaggio in Giordania, ovvero il Turchese e questa è una garanzia. Difatti l’assistenza è completa e inappuntabile e addirittura nel corso del volo che passa sopra la Grecia e al Monte Olimpo, perfino gli stuart ci aiutano a compilare il consueto modulo di ingresso nel paese. Siamo a Luxor, antica capitale del regno Egizio, il cielo è limpido, la temperatura mite. Di fronte al nostro pullman che ci deve condurre all’imbarcazione notiamo una persona conosciuta, un addetto del Turchese intento a controllare le generalità dei componenti del pullman ( siamo aggregati ad una trentina di persone ): non c’è dubbio è Ali’, l’indimenticabile guida del viaggio in Egitto del 2006 in occasione dell’eclisse totale di Sole.
Mi precipito a salutarlo ed egli si ricorda di me e di Arianna, “Parlano ancora di voi quelli del Turchese e di come è stata incredibile l’eclisse di Sole!”, ci dice sorridendo. Avevamo chiesto al CTM di averlo come guida, anche perchè era stato proprio lui a dirci che il vero Egitto l’avremmo visto solo nel corso della crociera sul Nilo e che sarebbe stato felice di accompagnarci. Il viaggio non poteva iniziare meglio! Ali’ si fa subito riconoscere ed in modo fermo ma simpatico inizia a spiegarci gli orari e le visite dei prossimi giorni. Ci avverte che i venditori ambulanti sono diventati insopportabili e di rimanere compatti senza degnarli di uno sguardo: a questo proposito battezza il nostro gruppo “testuggine”, ricordando la formazione da guerra romana fatta di scudi.
Costeggiamo il Nilo, stupendo nella luce del tramonto mentre dall’altra parte scorrono le imponenti rovine del tempio di Luxor. Ecco la nostra nave, la Paradise Coral II, è enorme, su diversi piani, ma ce ne sono anche molte altre, tutte delle stesse imponenti dimensioni. Ci accomodiamo nella nostra cabina con 3 letti sufficientemente spaziosa e dopo un breve riposo raggiungiamo Alì in un salotto della nave per fare quattro chiacchiere. Mi confida di aver perso il prezioso laser verde regalatogli da Giorgio di Roma e quando gli dico che con me ne ho un altro e che glielo regalerò volentieri, si illumina. Ci raggiungono per la cena il resto delle famigliole, abbiamo un tavolo personale che terremo anche i prossimi giorni, la cucina è buona, anche qui negli standard del Turchese e fatico a trattenere Lilly e Sandra e rispettiva figliolanza dal non esagerare con dolci, creme, verdura cruda e altro che possa provocare problemi intestinali, quella che Alì chiama la „maledizione di Tutankhamon“.
Ci ritiriamo quindi nelle nostre cabine per un doveroso sonno e Leo si addormenta immediatamente. La sveglia purtroppo suona alle 5 e ci abitueremo nel corso del viaggio a levatacce mostruose, ma necessarie per evitare di visitare i siti archeologici nelle ore più calde. Dopo un’abbondante colazione seguiamo Alì che ci riporta in pullman per il primo contatto con i fantastici resti della civiltà Egizia. E’ il 2 Novembre, giorno dei morti, che ben si addice alla nostra prima visita sulla sponda Ovest del Nilo, la cosiddetta Tebe dei morti, il luogo di sepoltura di faraoni e regine.
Il sole è sorto da poco e con la sua luce radente illumina i 2 giganteschi colossi di Memnon sotto un cielo limpidissimo. Alti 18 m, raffigurano il faraone Amenofi III o Amenothep, che regnò dal 1390 al 1352 a. C, rappresentato seduto sul trono. Un tempo costituivano una parte di un enorme complesso funarario scomparso a causa delle piene del Nilo. I greci li ritenevano statue del leggendario Memnone, re dell’Etiopia, ucciso da Achille durante la guerra di Troia. La statua a Nord, al sorgere del sole emetteva un suono simile a un lamento a causa del vento che sibilava in una crepa. Settimio Severo fece riparare la statua e da allora non si udì più il triste saluto di Memnone alla madre. Osserviamo i colossi in un’atmosfera magica, pochi turisti, praticamente solo il nostro gruppo e in lontananza dietro le montagne vediamo sollevarsi un gran numero di mongolfiere.
Leo osserva incuriosito i colossi ricordando la statuetta che abbiamo in casa fatta dallo zio Nino e che ne ritrae uno. Su consiglio di Alì, visitiamo poi il bellissimo tempio di Medinat Habu, secondo per grandezza a quello di Karnak, con la cornice delle montagne tebane e del deserto. Entriamo dal grande Pilone e visitiamo il tempio dedicato al Dio Amon, che fu eretto dalla regina Hatshepsut e successivamente da Tutmosi III e quello funerario di Ramesse III con bellissimi geroglifici a rilievo. Sono rappresentate scene di guerra particolarmente cruente come il taglio di mani e membri maschili ai prigionieri e ci vengono indicati anche i guerrieri sardi, mandati nelle avanguardie dell’esercito poichè i più temibili. Anche qui siamo praticamente gli unici visitatori, ma sarà anche l’ultima visita che faremo con una certa tranquillità, d’ora in poi il turismo di massa regnerà sovrano.
Come nella visita successiva della Valle delle Regine a cominciare dalla tomba di Amunhorkhepshef, figlio di Ramesse III e morto all’età di 10 anni. Nei bellissimi geroglifici Ramesse lo presenta alle varie divinità che lo accompagneranno durante il viaggio nell’oltretomba. Nella valle delle regine sono state scoperte 80 tombe, una sorta di cunicoli inclinati scavati nel sottosuolo, fra queste la più bella è quella di Nefertari, che purtroppo non riusciamo a visitare a causa del limitato numero di accessi consentiti per evitare il deterioramento dei geroglifici. Veniamo poi condotti con un apposito trenino elettrico al tempio della regina Hatshepsut, morta nel 1458 a.C. Si erge sulla pianura desertica con una serie di terrazzi e colonnati squadrati, restaurata da archeologi polacchi che, secondo Alì, l’hanno resa simile ad un parcheggio polacco…
Figlia di Tutmosi I, andò in sposa al fratellastro Tutmosi II e quando questo morì, Tutmosi III era ancora troppo giovane per salire al trono e così Hatshepsut fu nominata reggente. Governò per 20 anni in un periodo di pace e a volte è raffigurata con la barba finta. Sul soffitto del tempio ammiriamo un cielo stellato a colori, mentre sulle pareti il volto della regina è stato sfregiato dai primi cristiani. Ci spostiamo poi alla Valle dei Re, in cui sono state scoperte 15 tombe di cui 11 visitabili. Qui si trova la famosa tomba di Tutankhamon, che contiene ancora il sarcofago e la mummia del faraone, ma che non visitiamo. Entriamo invece in quella di Siptah ( 1194-1188 a.C.) e lungo il corridoio ammiriamo i geroglifici con il faraone al cospetto di Ra e Anubi. Dall’esame della mummia il faraone aveva la gamba sinistra più corta e il piede sinistro gravemente deformato.
Di seguito entriamo in quella di Sethi II, ammirando all’inizio del corridoio bei geroglifici a rilievo che lasciano il posto ad altri dipinti ,man mano che si procede all’interno. Il mistero, come sottolinea Alì, è capire come gli operai riuscissero a lavorare in fondo a questi corridoi, completamente al buio e senza utilizzare torce, dal momento che non c’è traccia di annerimento delle tombe da fumo. La terza e ultima tomba che visitiamo è quella di Tawosret / Sethnakht: la regina Tawosret, consorte di Sethi II, salì al trono dopo la morte del successore del marito e regnò per un breve periodo ( 1188-1186 a.C.). Diede inizio alla costruzione della tomba per sè e per il defunto Sethi II, ma fu usurpata da Sethnakht (1186-1184 a.C.), suo successore. Anche qui il soffitto è decorato con riproduzioni della volta celeste.
La mattina è ancora lunga e quindi col pullman ci spostiamo alla sponda Est di Tebe, la Tebe dei Vivi visitando uno dei luoghi più evocativi del viaggio, il tempio di Karnak, in cui tra l’altro sono state girate alcune scene del film “007-La spia che mi amava” con Roger Moore. Costruito ai tempi della XII dinastia e ampliato successivamente, è uno spettacolare complesso di santuari, piloni e obelischi dove tutto ha proporzioni gigantesche ( 1,5 Km X 800 m di estensione che equivalgono allo spazio occupato da 10 cattedrali ), fu il principale luogo di culto. Visitiamo il tempio di Amon al cui interno si trova la sala ipostila, una foresta di 134 gigantesche colonne, alte 20 m, con capitello papiriforme, che dire spettacolare è troppo poco. Aveva ragione Alì che all’inizio del viaggio ci disse che avremmo perso la nostra capacità di stupirci.
Rimaniamo incantati ad ammirare gli obelischi di Hatshepsut, alti 27 m del peso di 290 t e fatichiamo a capire come possano essere stati trasportati e innalzati in un blocco unico. Un tempo c’era un viale lastricato, fiancheggiato da sfingi, che collegava il tempio di Karnak a quello di Luxor ma oggi è visibile solo per un breve tratto. L’idea del sindaco di Luxor è quella di riportarlo alla luce interamente. Concludiamo l’interessantissima mattinata proprio con il tempio di Luxor, costruito da Amenofi III e dedicato alla triade divina tebana ( Amon, Mut e Khouser ). Questo tempio subì varie aggiunte, fino agli arabi che lo chiamarono Al Uqsr, da cui il nome Luxor dato alla città. Sono visibili diverse statue di Ramesse II assiso, un obelisco di granito rosa e poi colonnati con capitelli a germoglio di loto.
Anche Alessandro Magno passò di qui e fece costruire all’interno del complesso un tempio in cui è raffigurato come un dio. I bambini sono un po’ stanchi, ma per oggi le visite sono terminate, ci aspetta il pranzo sulla nave. Appena saliti a bordo leviamo gli ormeggi ed iniziamo la crociera. Siamo ancora intontiti dalla quantità di meraviglie archeologiche viste in così poco tempo e ci ritiriamo dopo pranzo in cabina per riposare. Abbiamo l’oblò della cabina quasi sommerso, visto che ci troviamo al piano inferiore della nave e vediamo le rive del Nilo scorrere veloci. Verso le 16.00 ci alziamo, poichè l’idea è quella di prendere un tè sul ponte superiore della nave.
Mentre Leo si ferma con Francesca e Corrado a giocare nel salone del bar, mi accomodo sotto la veranda con le signore del gruppo, altri prendono il sole placidamente sugli sdrai. La navigazione sul Nilo è una delle esperienze più rilassanti mai sperimentate. Mi metto a riordinare gli appunti seduto ad un tavolino e lo sguardo si perde sulle rive di questo fiume così ricco di storia: alcuni contadini lavorano la terra assieme ad asini e buoi, da misere catapecchie bambini ci salutano felici e foreste di palme si alternano a tratti assolutamente desertici e brulli.
Ecco Arianna con il tè, arrivano anche gli altri e rimaniamo a chiacchierare e a goderci il panorama fino al tramonto e oltre e quando le prime stelle occhieggiano, mi viene puntualmente richiesta una lezione di riconoscimento delle costellazioni con il laser. Sono tutti entusiasti: Alberto nel corso della giornata ha fatto foto bellissime, Liliana e Sandra si stanno rivelando un’ottima e divertente compagnia e Giovanni ci sta raccontando la sua passione per il Giappone, al punto da studiarne addirittura la lingua. I racconti e le risate proseguiranno poi nella successiva cena.
Il giorno 3 Novembre attracchiamo nei pressi di Esna e la sveglia suona alle 6.00, il primo tempio che visitiamo è quello di Horus ad Edfu, 55 Km a Sud di Luxor, di epoca tolemaica e molto ben conservato. Horus è il Dio Falco e ne vediamo volteggiare diversi nel cielo azzurro. Fu iniziato da Tolomeo III nel 237 a.C. e l’entrata è costituita un massiccio pilone di 36 m, fiancheggiato da 2 falchi di granito. Decorato con colossali geroglifici in rilievo dedicati a Tolomeo XII padre di Cleopatra, è raffigurato mentre afferra i nemici per i capelli. Alì ci spiega nel cortile interno, che la struttura del tempio ricalca il corpo della dea Nut, che dalla bocca inghiotte il sole al tramonto e lo fa nascere in mezzo alle gambe al mattino. La sala ipostila è gremita di gente all’inverosimile e fatichiamo a seguire Alì nella spiegazione dei geroglifici.
Usciamo quindi dalla soffocante sala e lungo il “corridoio della vittoria” ammiriamo i rilievi che mostrano la drammatica messa in scena della battaglia tra Horus e Seth. Alcuni del nostro gruppo vengono scelti da Alì per rappresentare i personaggi di questa saga: degni di nota l’Horus barbuto e alto 2 m e il nostro Sergio nella parte di Seth. In tranquillità pranziamo di nuovo sulla nave riprendendo la navigazione e verso il tramonto approdiamo nei pressi del tempio di Kom Ombo. La nostra “testuggine” è messa a dura prova dalle orde di venditori, compresi un nugolo di bambini con un coro continuo e implorante di ” 1 euro, 1 euro!”.
Il tempio, dedicato a Sobek, dio coccodrillo e ad Haroeris ( falcone), decorato con magnifici bassorilievi talvolta policromi, fu fondato dalla XVIII dinastia. Nel tempio venivano allevati coccodrilli, considerati animali sacri e pertanto mummificati, sulla facciata interna invece ammiriamo la rappresentazione di strumenti chirurgici in cui si vedono bisturi simili ai nostri che testimoniano l’elevato grado della medicina egizia. Nella prima sala i soffitti sono decorati con scene astronomiche e Tolomeo XII è raffigurato con la corona dell’alto e basso Egitto. Si accendono le luci e il tempio diventa ancora più suggestivo, ma purtroppo è ora di rientrare in nave. Dopo cena ci raduniamo sul ponte, ci stiamo avvicinando alla chiusa in cui si radunano decine e decine di navi come la nostra e veniamo attirati da un vociare confuso che proviene dal fiume.
Si tratta di mercanti, che su povere imbarcazioni arrivano veloci contro le gigantesche navi tentando di vendere qualcosa, in un vero e proprio arrembaggio. Il giorno 4 ci si sveglia alle 7.00, siamo arrivati ad Assuan, la terza città più importante dell’Egitto dopo il Cairo e Alessandria. Assuan è famosa per la sua gigantesca diga realizzata negli anni ’60, la cui costruzione diede origine al grande lago Nasser. Negli anni ’40 infatti la vecchia diga non era più sufficiente per contrastare le piene annuali del Nilo. Con Nasser al potere nel ’52 si fecero i progetti per questa nuova diga, ma USA, Inghilterra e Banca Mondiale si ritirarono e per rappresaglia Nasser ordinò la nazionalizzazione del canale di Suez, rischiando addirittura la terza guerra mondiale quando l’URSS finanziò i lavori ( 1960-1971). Se da un lato i benefici furono il doppio del rendimento della centrale idroelettrica, gli svantaggi furono terreni meno fertili a causa del minor apporto di limo e conseguente aumento dei parassiti.
Scendiamo dal pullman, possiamo fotografare ma non filmare poichè questo è un obiettivo sensibile del terrorismo. Il lago Nasser è azzurro e bellissimo. Ci dirigiamo poi sull’isola di Philae con un’apposita barca a motore e qui visitiamo l’omonimo tempio, dedicato alla dea Iside. Risale ai tempi di Nectanebo I ( 380-362 a.C.). Il primo pilone ha un’altezza di 18 m ed il secondo ha una sala ipostila. E’ un tempio romantico dedicato agli innamorati, qui si narra la struggente storia del faraone Tolomeo III Evergete e di sua moglie Berenice. La costellazione della “Chioma di Berenice” ricorda il dono che la regina fece della propria chioma agli dei in occasione del glorioso ritorno del marito dalla guerra.
Un po’ di riposo nel cortile esterno del tempio e poi ripigliamo nel marasma l’imbarcazione indossando i salvagenti.
Prima di pranzo e’ la volta della cava di granito, in cui si trova l’obelisco incompiuto ( sarebbe stato il più grande e più pesante mai realizzato ), sotto un sole implacabile. Dopo pranzo, questa impegnativa giornata prosegue con una gita in barca sull’isola di Kitchener, con il suo magnifico giardino botanico che ospita svariate specie di palme, la pianta del caffè, il sicomoro e molti rari esemplari. Sul prato un’ Upupa ci guarda curiosa e più in la’ scorre l’azzurro Nilo, fiancheggiato dalla sponda Ovest totalmente desertica su cui spunta il mausoleo dell’Aga Khan. Riprendiamo la barca e ci districhiamo tra una miriade di feluche dalla vela bianchissima , addentrandoci nei meandri del Nilo, alla ricerca di uccelli acquatici.
La pace e la serenità vengono ben presto interrotte da svariati bambini che a bordo di improvvisate zattere si agganciano alla nostra barca pericolosamente cantando a squarciagola “Bella Ciao”, “Sono un Italiano” di Cutugno, ecc. sperando nell’elemosina. Che tristezza! Ma ecco gli uccelli: Aironi, Martin Pescatori, il bellissimo Pollo Sultano e un Ibis Sacro. Approdiamo poco dopo sulla sponda del fiume visto che ci attende un nuovo appuntamento: la salita sulla duna al tramonto. E’ piuttosto impegnativa, ma tutto il nostro gruppo raggiunge a fatica la sommità e ammira il sole che tramonta in un paesaggio di dune all’orizzonte.
Scendiamo e ci vengono offerte bibite e tè per ristorarci, comodamente sdraiati su cuscini sotto una tenda che si affaccia sul Nilo mentre rapidamente cala la sera. Uno spettacolo di balli tradizionali conclude l’escursione e ritorniamo alla nostra nave quando è già buio in un difficile attracco, spesso soverchiati da altre imbarcazioni. Non è finita, poichè questa è la serata egiziana ed è obbligatorio presentarsi in costume egiziano alla nostra ultima cena di questa crociera. Arianna Sandra e Liliana sono completamente a loro agio negli ammiccanti e luccicanti vestitini e io stesso con la mia tunica nera e turbante bianco, assomiglio decisamente ad un ricco sultano col suo harem. Alì se la ride.
Ma c’è poco da ridere, poichè la sveglia l’indomani è prevista nientemeno che all’1.45 di notte. Micidiale! Ci attende infatti il lungo trasferimento in pullman ad Abu Simbel, che si trova a 280 Km a Sud di Assuan, praticamente in Sudan e occorre arrivare all’alba per evitare il sole terribile ( si raggiungono 60° in estate ) e riuscire a prendere in tempo la coincidenza dell’aereo che ci deve portare al Cairo alle 10. Mettiamo le valigie nel pullman ed andiamo ad incontrarci con la scorta militare che accompagnerà noi e un’altra ventina di pullman di turisti. Appena fuori da Assuan il cielo diventa nerissimo e pieno di stelle e riconosco subito Canopo al di sotto di Sirio e la mostro ad un curioso Alberto. Ma la stanchezza è tanta e ci assopiamo tutti chi più chi meno.
Verso le 6 Alì da la sveglia: “Il sole sorge!” e ci prepara alla magnificenza del tempio che andremo ad ammirare di lì a poco. Ma la realtà, come capitato nel corso di tutto questo magnifico viaggio, supera di gran lunga le immagini viste in TV e le fotografie. Percorriamo un sentiero che gira attorno ad una collina e una volta di fronte allo stupendo lago Nasser ecco i colossi seduti di Ramesse II ( o Ramsete ). Che dire, siamo tutti senza fiato, manca solo la musica solenne di Ummagumma dei Pink Floyd e il faraone che arriva su un’enorme portantina e poi il quadretto sarebbe perfetto.
Il tempio principale, appunto dedicato a Ramesse II, fu realizzato tra il 1274 a.C. e il 1244 a.C. mentre il tempio minore venne dedicato alla moglie Nefertari, incarnazione terrena della dea Hathos. Due delle 4 grandi statue rappresentano il faraone, sono alte più di 20 m e fanno da maestoso ingresso al tempio. Il tempio minore ha 6 statue nella facciata alte 11m che rappresentano la regina e il faraone. La cosa impressionante è che questo tempio, come quello di Philae e altri della zona, sono stati smontati negli anni ’60 e ricostruiti più in alto rispetto alla loro posizione originale per non essere sommersi dalle acque del lago Nasser, in seguito alla costruzione della diga. Un’impresa degna degli antichi egizi.
Abu Simbel fu disseppellito nel 1813 dall’archeologo Burkhardt ( quello che scoprì anche Petra ) e all’interno del tempio principale, gremito di gente, ci sono 8 colonne alte 10 m con statue del solito Ramesse e rilievi che rappresentano il faraone vittorioso sugli Ittiti. Il tempio è allineato in modo tale che ogni anno il 22 Febbraio e il 22 Ottobre i primi raggi del sole nascente attraversano il tempio fino al santuario. Prima che il tempio venisse spostato, questo fenomeno si verificava con un giorno di anticipo. Dopo una bevanda in un vicino bar per ristorarci dall’incalzante calura, incredibilmente efficace e puntuale avviene il nostro trasferimento all’aeroporto e il successivo volo per il Cairo, che raggiungiamo prima di un pranzo che si svolge in un barcone sul Nilo.
Ci trasferiamo quindi al nostro bellissimo Pyramisa Hotel ove ci riposiamo a dovere e ove Alberto, Francesca e Corrado si tuffano in piscina trasgredendo ai miei consigli, dopo aver evitato a malincuore la piscina sulla nave da crociera. In serata Arianna e Sandra vanno a fare l’Hammam e poi i bambini insieme a Liliana vanno a vedere lo spettacolo di luci e suoni alle piramidi, cosa già vista dal sottoscritto e dalla moglie nel 2006. Leo si addormenterà per la stanchezza durante lo spettacolo.
Il giorno dopo, 6 Novembre ci rechiamo alla moschea di Mohammed Alì, situata nella Cittadella del Saladino, in una mattinata grigia e carica di smog ( veramente allucinante non ce la ricordavamo così Il Cairo ). La moschea, già vista nel 2006, fu costruita dai turchi fra il 1830 e il 1848 e all’interno si può notare l’orologio, donato dal re di Francia Luigi Filippo, come ringraziamento per l’obelisco che adorna Place de la Concorde e che non ha mai funzionato. Poi è la volta degli acquisti delle essenze al bazar di Khan el Khalili e infine dopo pranzo l’importante visita al museo egizio.
Per inciso al Cairo rivedo anche Amedeo, paffuto e basso omino del Turchese, anche lui conosciuto in occasione dell’eclisse. L’atrio del museo egizio sembra un magazzino stipato, con una confusa raccolta di reperti di varie dimensioni a causa dell’imminente trasloco alla piana di Giza. Tra le varie opere rivediamo le imponenti statue di Amenofi III e della regina Tiye, la statua di Chefren di diorite nera, lo Scriba seduto, le oche di Maedun ( una pittura murale ) e la testa di Nefertiti, consorte di Akhenathon, il faraone eretico ( 1352-1336 a. C.), rappresentato con testa a pera e labbra sporgenti, seguace dell’unico dio Athon. E poi naturalmente l’incredibile tesoro di Tutankhamon ( 1336-1327 a.C.) scoperto da Howard Carter nel 1822: il trono, i vasi canopi di alabastro, la portantina, i letti funebri, la stupefacente maschera funeraria e i sarcofagi dorati.
Vado poi a rivedere le tombe reali di Tanis, una luccicante collezione di oggetti d’oro e d’argento ( sempre bellissimi i sarcofagi d’argento di Pausenne I 1039 a.C.). e infine le mummie degli animali. In serata è la volta della gita facoltativa Cairo by night, in cui un allegro ed esilarante Alì ci conduce alla scoperta di una città brulicante di gente ( decine di migliaia di persone stipate nelle vie principali, incredibile!) Diamo uno sguardo al ponte degli innamorati, poi scendiamo dal pullman per avventurarci in stradine alla ricerca di scorci caratteristici visitando alcune belle moschee, illuminate da suggestive luci. Poi sempre in pullman, passiamo accanto alla “città dei morti”, in periferia, in cui migliaia di persone vivono incredibilmente accanto alle tombe dei defunti.
A poca distanza scendiamo per prendere qualcosa da bere nella sontuosa residenza dell’Aga Khan da cui si gode di un’ottima vista della città illuminata.
Il 7 Novembre, di buon mattino siamo nella piana di Giza e lungo la strada Alì tenta invano di dissuadere un gruppo di temerari, tra cui il sottoscritto dal visitare la piramide di Cheope, fatto che lo costringe ad un giro diverso da quello a cui è abituato. Troviamo subito i biglietti ed io provo ad entrare con telecamera e macchina fotografica, salutando Leo e gli altri ancora a bocca aperta mentre osservano l’imponenza delle piramidi. Quando sono all’imbocco del tunnel di quella che è l’unica delle 7 meraviglie del mondo rimasta ancora in piedi,( ultimata nel 2750 a.C, misura 157 m di altezza e per la sua costruzione furono impiegati 2 milioni e mezzo di blocchi di calcare di 2,5 t ciascuno ), uno zelante guardiano mi fa tornare indietro a depositare la strumentazione.
Dopo una bella corsa, ho appuntamento con gli altri tra un’ora, percorro lentissimamente i 100m del corridoio a causa della quantità di gente e di una americana obesa incastrata nel cunicolo. Dopo essere sceso di 30m, percorro un altro corridoio in salita per circa 40m prima di riuscire a rialzare la testa dalla posizione rannicchiata e scomodissima ed entrare nella Grande Galleria, un ambiente buio alto 8,5m e lungo 47m. Devo dire la verità mi aveva colpito di più quella di Chefren, ma in ogni caso posso dire di averle visitate entrambe. Raggiungo quindi gli altri che sono appostati per le foto in un piazzale da cui si vedono le 3 piramidi, il deserto da una parte e la città dall’altra.
Poi tutti assieme arriviamo all’enigmatica Sfinge, scolpita nella roccia al tempo di Chefren e al vicino Tempio del Sole, sempre dedicato a Chefren, in cui i macigni che lo costituiscono poggiano perfettamente gli uni sugli altri senza lasciare la minima fessura e senza cemento che li unisca, in un sofisticato sistema antisismico. Qui ci dice Alì, è stato girato il film Stargate. Poi ci tocca la sosta al negozio dei papiri e nel pomeriggio ci spostiamo a Saccara, in cui si trova la famosa piramide a gradoni che non avevamo visto nel precedente viaggio del 2006. Qui c’è la necropoli in cui furono sepolti i faraoni dell’antico regno e qui Imhotep, l’architetto capo dei faraoni, costruì la piramide a gradoni di Zoser ( 2650 a.C.).
Si tratta del primo monumento in pietra in Egitto ed è alta 60m, alla piramide si accede attraverso un vestibolo e un corridoio colonnato, che immettono nell’ampio salone ipostilo con 40 colonne. Saliamo su una scalinata da cui si gode di una vista migliore sulla piramide e su quella vicina di Unas ( 2375 a.C.), quest’ultima fu costruita 300 anni dopo quella a gradoni e rappresenta l’unico caso di piramide il cui interno era decorato con geroglifici, il cosiddetto “libro dei morti”, ma dal ’98 è chiusa al pubblico per pericolo di crolli. In lontananza nella foschia si intravedono le piramidi di Dashur ( quella romboidale e quella rossa ).
Queste le avevamo già viste e lasciamo che solo Leo vada a vederle insieme a buona parte del nostro gruppo. Prima però un’altra visita: Menfi, l’antica capitale egizia. Risale al 3100 a.C. quando il faraone Menas unì l’alto e il basso Egitto, poi in seguito Tebe diventò capitale. Entriamo nel piccolo museo di Menfi dove è conservata una gigantesca statua coricata di Ramesse II in calcare bianco. A questo punto salutiamo Alì, che porta Leo e il resto del gruppo a visitare le piramidi di Dashur mentre io, Arianna e pochi altri, in teoria dovremmo tornare subito in albergo.
Ma il pulmino che ci doveva venire a prendere ha un incidente ( cosa normale nel traffico caotico della città) e ne attendiamo un altro sotto le frasche in un vicino bar. Del 2° pulmino, dopo più di un’ora non c’è traccia, per cui sarà il nostro vecchio pullman a passarci a prendere dopo le visite delle piramidi, con un Leo entusiasta che ci spiega la diversa inclinazione della piramide romboidale, che da 54° è stata poi corretta negli anni a 43°e l’interno di quella rossa. Alì, a bordo col resto del gruppo, scende dal pullman quando siamo al Cairo e ci saluta commosso: “Spero di rivedervi ancora, vi manca il tour delle oasi in jeep, in mezzo al deserto, lì il cielo stellato è meraviglioso!”. E si congeda. Veniamo svegliati la mattina dopo molto presto per il trasferimento in aeroporto e quando siamo in Italia abbiamo ancora negli occhi le magnificenze di questo viaggio, un travolgente e inebriante tuffo nell’antica e misteriosa civiltà egizia!
Una terra magnifica che vale la pena di essere visitata ricca di cultura 😁