LEONIDI 2002: The show must go on!
di Massimiliano Di Giuseppe
E’ la notte del 16 Novembre 1998, una notte carica di attesa per l’indomani. Manca infatti solo un giorno al previsto grande ritorno delle Leonidi dopo 33 anni dall’ultimo grande show meteorico.
Attorno alle 23.00, il cielo di Ferrara è nebbioso ( una novità! ), ma la cosa non mi preoccupa più del dovuto, dal momento che lo spettacolo è previsto la sera successiva…chi oserebbe mettere in dubbio la parola degli astronomi? Decido così di coricarmi, per essere fresco e riposato la sera del 17, anche se qualcosa mi turba, non riesco a prendere sonno…e se le previsioni fossero sbagliate?
Con questo atroce dubbio, la mattina dopo accendo il televideo e leggo con orrore di una spettacolare pioggia di bolidi su Roma: la prevista pioggia di Leonidi ha anticipato di un giorno, misteriosamente. La delusione è forte e altri duri colpi mi vengono dal giornalaio e dal salumiere che, ancora agitati per ciò che hanno visto all’alba, mi raccontano di luci infuocate rosse e verdi, luminosissime.
Con una tenue speranza di vedere un improbabile bis, la notte del 17, tutto il Gruppo Astrofili Columbia è radunato all’osservatorio di Ostellato, con l’unico risultato di battere i denti dal freddo fino alle 4.30, per poi desistere. Tutto è perduto quindi? Fortunatamente no, notizie confortanti vengono dai due astronomi D.Asher e R.McNaught, che calcolando i passaggi a ritroso della cometa progenitrice, la 55P Tempel Tuttle, prevedono spettacolari piogge anche negli anni successivi, addirittura fino al 2002. La decisione è presa, seguirò le Leonidi ovunque, se necessario, ma non posso perdermi uno spettacolo che potrebbe capitare una sola volta nella vita.
E’ così che in occasione di altrettanti viaggi organizzati in collaborazione con la rivista Coelum, nel ’99 osservo le 3700 meteore/ora dall’isola di La Palma alle Canarie, nel 2000 le 290 meteore/ora dall’Alta Provenza in Francia e nel 2001 lo spettacolo pirotecnico dei 3700 bolidi/ora dai cieli bui della Cina. Potrebbe bastare, ma rimane ancora un ultimo anno, la ciliegina sulla torta per seppellire definitivamente la delusione del ’98. Stando alle previsioni, le Leonidi del 2002, dovrebbero dare il meglio di sè negli Stati Uniti, con un picco di 10.000 meteore/ora alle 10.29 T.U, preceduto da un picco europeo di 3000 meteore/ora alle 3.53 T.U.
Ma il richiamo di poter osservare le Leonidi nell’ambito di un accattivante viaggio in Arizona, organizzato dal Gruppo Astrofili, in collaborazione con l’agenzia di viaggi CTM di Modena, la coop Camelot e Coelum, raccoglie oltre al sottoscritto, una spedizione di altri 9 temerari: Ferruccio Zanotti, Claudio Balella, Romano Serra, Valentino Luppi, Adriano Furlani, Marco Cocchi, Giulio Antonio Nobile, Giuliano Facchin e Paolo Minafra, che sfidando la recente crisi USA-Iraq, si imbarcano il giorno 15 Novembre alla volta degli States dopo uno scalo a Parigi.
Dopo un interminabile volo intercontinentale, che ci porta a sorvolare i ghiacci eterni della Groenlandia e le infinite distese di foreste e laghi del Canada, raggiungiamo Los Angeles e successivamente Phoenix, in Arizona. E’ ormai buio quando noleggiamo i 2 minivan per recarci a Scottsdale in cui pernottiamo e il giorno dopo, 16 Novembre, affrontiamo il lungo percorso che ci separa dalla prima importante tappa del viaggio: il Meteor Crater! La strada costeggia inizialmente una distesa desertica, interrotta da numerosi cactus “Saguari”, poi una breve parentesi verde nei pressi di Flagstaff e infine un deserto assoluto e piatto, in cui è facile avvistare in lontananza il bordo del famosissimo cratere.
Arrivati sulla sommità, davanti a noi si apre il gigantesco e maestoso abisso circolare, profondo 300 m e largo 1200, che ci racconta l’impatto di un meteorite di circa 50m, avvenuto ben 50.000 anni fa. Romano Serra, uno dei più grandi esperti italiani di meteoriti, con noi anche in Cina lo scorso anno, è assorto ad osservare questa impressionante cicatrice cosmica, poi inizia una febbrile ricerca di meteoriti nei dintorni del cratere, che presto contagia noi tutti.
Un tramonto infuocato ci coglie ancora chini a scrutare la pietraia desertica, che alla fine ci regala un discreto bottino di probabili sideriti. Prima di riposarci all’Hotel di Flagstaff, non ci lasciamo sfuggire l’occasione di una visita al vicino Lowell Observatory, in cui il celebre astronomo Percival Lowell, sul finire dell’800 andò alla ricerca dei “canali marziani”, utilizzando il grande rifrattore di 60 cm, ancora oggi in buone condizioni.
Il giorno 17 è la volta del Canyon de Chelly, nei pressi della cittadina di Chinle, tra profondi crepacci e suggestivi scorci, che diventano ancora più affascinanti di notte, quando torniamo sul luogo per le osservazioni, dopo un veloce festeggiamento del mio compleanno a Chinle. Inizia l’emozionante monitoraggio delle Leonidi, direttamente dal ciglio del Canyon illuminato dalla Luna, tra le ombre scure e nettissime delle rocce. Nel corso della notte, esclusa qualche luminosa Tauride, nessun segno di attività da parte del più blasonato sciame. Il morale è comunque alto: osservare il cielo, limpidissimo e nero nonostante il disturbo lunare, immersi in una natura così selvaggia e lontana dagli standard abituali, ci ripaga ampiamente delle fatiche e delle lunghe ore di auto.
Il 18 Novembre è il grande giorno e la Monument Valley ci attende con tutta la sua grande forza di suggestione. Già nei pressi di Kayenta, cominciano a notarsi le tipiche torri di roccia rossa, ma sinceramente nessuno di noi è preparato allo strepitoso scenario che la vicina Monument ci sta per offrire. Un vero miracolo della natura: monoliti di oltre 600m di altezza, rocce scolpite, ponti naturali, archi e gole intagliate sono lì di fronte a noi in questa riserva degli indiani Navajo, ai confini con lo Utah.
Proprio uno di loro, David, ci accompagna ad ammirare da vicino le zone più caratteristiche: dalle Three Sisters al John Ford’s Point, dalla Sentinel Mesa ai torrioni The Mittens e Merrick Butte, un susseguirsi di formazioni di arenaria rossa il cui deposito risale alla prima fase del Permiano, che non finiscono mai di stupirci. Entriamo anche all’interno di una caverna alla cui sommità si apre un gigantesco foro circolare e David, da vero e proprio sciamano, ci invita a stenderci sulla roccia e a rilassarci ascoltando le antiche melodie del suo flauto: quasi un momento di mistico raccoglimento in attesa della lunga notte osservativa.
Ormai tutta la Monument Valley si tinge dei colori del tramonto e una Luna quasi piena, sorge tra i pinnacoli del Totem Pole, immersa nell’azzurra e irreale ombra della Terra. E’ il momento di chiedere all’indiano il permesso di tornare in quel luogo magico più tardi, per assistere all’importante fenomeno celeste. Il volto imperturbabile si illumina per un attimo, non solo è al corrente del previsto “meteor shower”, ma anzi ci rivela che non avremo nessun problema a entrare nel parco di notte.
E così, puntualmente, alle 22.30, dopo una cena a base di montone condito con salse e miscugli dai sapori discutibili, siamo di nuovo di fronte ai monoliti Mittens e Merrick Butte, incantevolmente illuminati dalla Luna. Quale migliore luogo in cui osservare una pioggia di meteore? Ma l’imprevisto, che spesso accompagna le peregrinazioni degli astrofili, è in agguato. Già da una buona mezz’ora stiamo tenendo d’occhio una pericolosa velatura che sembra voler avanzare da Nord-Est. Quando abbiamo già predisposto la strumentazione e cominciato a fare le prime foto al cielo stellato e all’incomparabile paesaggio, i cirri hanno già riempito quasi la metà del cielo. Le più svariate imprecazioni si perdono nella valle. Sono le 23.30, che fare?
Si passeggia nervosamente guardando l’orizzonte Nord da cui non provengono segnali di schiarita. E’ il momento di prendere una decisione: ci divideremo in due gruppi, uno rimarrà sul posto sperando in un miglioramento, mentre io, Ferruccio, Claudio, Giuliano e Romano, partiremo immediatamente verso sud, dove il cielo è ancora sereno, cercando di anticipare la perturbazione. Abbiamo visto giusto e dopo un’ora di viaggio, ci lasciamo le nubi alle spalle e il meraviglioso cielo dell’Arizona torna a splendere delle fulgide costellazioni invernali. Ci concediamo anche il lusso di procedere ancora un po’, dal momento che un costante monitoraggio dai finestrini dell’auto, rivela attorno all’1.00, un’attività dello sciame ancora estremamente bassa. Ci alziamo di quota nei pressi di Window Rock e la temperatura precipita abbondantemente sotto lo 0, i finestrini si ricoprono di uno strato di ghiaccio e siamo costretti a fermarci per vedere qualcosa.
Il paesaggio è formidabile, siamo su un passo a 2500m, con un fitto bosco di abeti alle spalle e un laghetto ghiacciato contornato da montagne innevate in direzione del radiante. Cominciamo a notare attorno alle 2.00 un leggero incremento, molte le meteore puntiformi, ma il tasso orario è ancora inferiore alle onnipresenti Tauridi, spesso bolidi che lentamente si frammentano. Ripensiamo alla telefonata fatta qualche ora prima in Italia a Fabrizio Melandri, che osservando da Prato Nevoso raccontava di un cielo immobile fino alle 3.30, chissà com’è andata in seguito, ma sopratutto come andrà a noi? Dalle cime degli alberi rispunta come un incubo la perturbazione: ci sta inseguendo! Riprendiamo la marcia verso Sud-Ovest, contando di essere all’ora prevista per il massimo definitivamente al sicuro. Dopo un’ora buona Claudio sentenzia: ” Siamo in Nuovo Messico, che dite, ci fermiamo?” “Non ancora”, incoraggia Ferruccio, “Superiamo quest’ultimo paese, Gallup!”
Sono quasi le 3.15 e finalmente la perturbazione è definitivamente sconfitta, i cirri stazionano verso Nord sempre meno minacciosi e siamo pronti a goderci in tutta tranquillità il momento clou. Il Leone lancia una lunga Leonide verso la Luna, che immersa nei cirri, sta creando spettacolari fenomeni di aloni e pareli e poco dopo altre 2 la seguono.
Repentinamente i conteggi aumentano, io Ferruccio e Giuliano registriamo alle 10.49 T.U, ovvero le 3.49 locali un picco di 21 meteore al minuto, che equivale, estrapolando l’abbagliamento lunare e le meteore che non riusciamo a contare, un rispettabile ZHR di 2600 meteore /ora. Il picco, strettissimo, dura solo 15-20 minuti ed è purtroppo costituito da una stragrande maggioranza di meteore corte, poco luminose, se non addirittura puntiformi.
Ciò vanificherà le foto di Claudio e Romano, che registreranno poco o nulla e lo stesso discorso vale per le riprese con la telecamera. Anche se inferiore rispetto alle attese e sopratutto allo spettacolo pirotecnico dello scorso anno in Cina, la pioggia di Leonidi del 2002, ci regala comunque intense emozioni. Siamo stanchi ma soddisfatti, nonostante le bizze del tempo, che ci hanno costretto ai salti mortali, siamo riusciti ad osservare la pioggia di meteore praticamente tutta la notte. Ora ci aspettano i 300 km del lungo ritorno a Kayenta, in cui ritroviamo il resto della spedizione, intento a festeggiare l’avvenuta osservazione dalla Monument Valley. Che alle 3.30 si è sgombrata dalle nubi. No comment!
Senza riposarci, il giorno 19, puntiamo verso Ovest, in direzione di Page e dello splendido Lake Powell, nelle cui acque azzurre si specchiano le rocce del Glen Canyon. Dopo il tramonto, osserviamo l’eclisse di Luna di penombra e il nostro satellite ci pare meno vivido e abbagliante del solito in una strana luce verde-brunastra.
Romano trova anche la forza alle 3.30 per osservare il comportamento delle Leonidi, ma senza notare alcun segno di attività, come da previsioni. Il 20, saliamo di quota ed entriamo nel parco del leggendario Grand Canyon, in uno scenario stupefacente di rocce stratificate che sprofondano per 1,5 km e per 600 milioni di anni verso il fiume Colorado. Il cielo è limpidissimo e al tramonto ci fotografiamo in controluce con addosso i cappelli da Cow Boy.
La mattina dopo, il giorno 21, alcuni di noi si lasciano tentare dal sorvolo del canyon in elicottero, riportando commenti entusiastici e trionfali. A questo punto ci dividiamo nuovamente: Romano, Valentino, Ferruccio, Adriano e Marco, si recano nei pressi di Holbrook, a caccia di meteoriti, mentre il resto del gruppo compie una deviazione molto alternativa nel deserto del Nevada, alla ricerca della fantomatica Area 51!
Claudio, convinto assertore della vita extraterrestre, ci conduce in una località chiamata Rachel, ad un centinaio di km da Las Vegas in cui è possibile trovare una locanda, il”Little A’le’inn”, trasformata in un vero e proprio museo degli avvistamenti ufologici. La temperatura si alza decisamente e attraversiamo il lunghissimo rettilineo della strada 375, soprannominata “extraterrestrial highway”, in una landa desolata in cui spiccano qua e là i caratteristici “alberi di Giosuè”.
Arrivati a Rachel, un paesino di 4 case ad un km l’una dall’altra, Claudio chiede informazioni alla curiosa locanda, l’A”le”Inn e sul far della sera ci troviamo nelle vicinanze della gigantesca base di Nellis dell’Air Force, che secondo le leggende nasconde l’Area 51, una zona segretissima e dai contenuti inquietanti. Secondo le migliori tradizioni ufologiche qui verrebbero conservati i resti del disco volante del famoso incidente di Roswell, nonchè i corpi di alcuni alieni…! Imbocchiamo un lungo sterrato seguiti a debita distanza da un’auto della polizia… Dopo un’ora di marcia, un perentorio cartello e un reticolato di filo spinato ci impediscono di andare oltre e poco distante, su una collinetta osserviamo la sorte che spetta ai più curiosi, che penetrati nella zona militare vengono sottoposti a lunghe ed accurate perquisizioni, da parte di polizia e ranger.
A quel punto Paolo pensa bene di scattare una foto con flash a quest’area super segreta illuminando tutto l’abitacolo…!Qualche secondo di gelo in cui tratteniamo il fiato e poi, lentissimamente, senza d’are nell’occhio facciamo retromarcia. Per fortuna i militari non si sono accorti di nulla, meglio cambiare aria e abbandonare il misterioso luogo di avvistamenti…! Sulla strada del ritorno, sarà forse suggestione, dal vetro posteriore osservo un punto luminoso più o meno come Venere, scendere lentamente in direzione della base: il collaudo di un velivolo militare sperimentale?…Chissà..! Con questi pensieri ci tuffiamo nel delirante caos di Las Vegas, in cui passiamo l’ultima notte americana, tra lo sfavillio di luci e di colori, hotel faraonici come il Mirage, il Caesar Palace e il Luxor e l’onnipresente gioco d’azzardo.
Nel viaggio di ritorno, il 22 Novembre, splendide aurore boreali ci salutano per più di 2 ore con evidenti drappi verdi in continua evoluzione, mentre sorvoliamo il nord del Canada.
E così, già con un po’ di nostalgia, pensiamo al futuro:in base alle previsioni, nei prossimi anni lo ZHR delle Leonidi dovrebbe subire un brusco calo attestandosi a valori di 10-20 meteore/ora, fino al prossimo passaggio della cometa Tempel Tuttle del 2033, che non sarà comunque troppo favorevole. Unica eccezione riguarda gli anni 2006 e 2007 in cui si prevede un lieve incremento dello ZHR pari a circa 100 meteore/ora. Non resta quindi che augurarsi che le Leonidi, magari anche a dispetto delle previsioni, possano regalare un nuovo e inaspettato show, che ci faccia riprovare ancora una volta le indimenticabili emozioni di questi straordinari anni sotto le stelle.
LE OSSERVAZIONI
di Ferruccio Zanotti
Le Leonidi anche quest’anno hanno dato spettacolo, anche se purtroppo le condizioni osservative non erano l’ideale, la Luna quasi piena rischiarava notevolmente il fondo cielo rendendo difficoltosa la visione delle meteore più deboli. D’obbligo è stata la scelta di un luogo in quota dal clima secco in modo da evitare il più possibile la diffusione della luce lunare. Il cielo dal nostro sito garantiva una magnitudine limite di 5,5 ma purtroppo abbondavano le Leonidi poco brillanti, in certi momenti alcune meteore emergevano appena dal fondo cielo e fra l’altro ciò ha impedito di ottenere soddisfacenti fotografie del fenomeno. Anche se qualche bolide con scia residua persistente non è mancato, alcuni appartenevano allo sciame delle Tauridi, due dei quali apparsi ad un minuto di distanza l’uno dall’altro, hanno mostrato un’evidente frammentazione finale.
Guardando in direzione del radiante si notavano le meteore cortissime o addirittura puntiformi, altre passando dietro la famigerata perturbazione all’orizzonte si mostravano illuminando le nubi alte e sottili, mentre le più lunghe si vedevano verso l’orizzonte nord-est e nord-ovest verso l’accecante Luna. I picchi di attività previsti erano due uno visibile dall’Europa fra le 3:48 T.U e 4:04 T.U e l’altro sul continente americano fra le 10:23 T.U e le 10.47 T.U.
Secondo le nostre osservazioni il picco americano è stato molto stretto, sull’ordine di pochi minuti, anche più stretto di quello del 1999 sull’Europa, durato circa 15-20 minuti e si è verificato alle 10:49 T.U ( 3:49 ) locali, in accordo con i dati preliminari raccolti dall’IMO che indicano per le 10:50 T.U o qualche minuto prima il picco americano e per le 4:10 ( 5:10 locali) il picco europeo.
Per quanto riguarda la frequenza oraria le previsioni spaziavano da 2600 a 10.000 meteore/ora sul Nord America e di 2300 sull’Europa, anche se per il calcolo è stato utilizzato un indice di popolazione (r) pari a 2. Questo indice si riferisce al numero di meteore per le diverse classi di magnitudine e forse il valore utilizzato non è troppo in accordo con la grande quantità di deboli meteore osservate il che suggerisce un indice ( r) più alto con conseguente ZHR più elevato.
Per concludere per quanto riguarda il picco americano il modello di Vaubaillon ha previsto quasi esattamente l’orario di massima attività, suggerendola per le 10.46 T.U e la frequenza oraria di 2600 meteore/ora è stata azzeccata in pieno da Esko J.Lyytinen e Tom Van Flandern, per lo meno stando ai dati preliminari. Anche per quanto riguarda l’Europa la previsione di Vaubaillon e Lyytinen sono state le più vicine al vero, rispettivamente 4:03 e 4:04 T.U mentre lo ZHR stimato di 3500-3400 meteore/ora appare sovrastimato anche se è ancora presto per fornire un valore definitivo.
articolo in formato pdf: Arizona_2002