Slideshow by Giorgio Massignani:
AURORA BOREALE from Andrea Battistella on Vimeo.
LAPPONIA SVEDESE 2013: Stregati dalle aurore!
di Massimiliano Di Giuseppe
” Non si può commentare il sublime…”
Alberto alza il calice, invitato dal sottoscritto ad una riflessione e ad un commento sull’esperienza appena vissuta ad Abisko e le sue parole vengono accompagnate dall’approvazione e dal plauso degli altri 16 commensali seduti al ristorante Steakhouse di Stoccolma. E’ il 13 Febbraio 2013 e siamo appena giunti alla conclusione di una straordinaria avventura in terra svedese accompagnata da cieli tersi e sopratutto da una grande attività aurorale.
Tutto inizia lo scorso anno durante una precedente spedizione di Coelum viaggi in Islanda a caccia di aurore boreali. Il bottino era stato piuttosto magro a causa dell’imperversare di perturbazioni e condizioni meteo veramente infauste quando, l’ultima sera a Reykjavik, girovagando delusi su internet tra vari siti meteo e astronomici, ci imbattiamo in un articolo di Alessandra Farina, che racconta la sua personale esperienza di cacciatrice di aurore nella Lapponia Svedese.
Il racconto parla di Abisko, un piccolo paesino 200 km a Nord del circolo polare artico, alla latitudine di 68,2°N, che gode di condizioni climatiche particolarissime, circondato da montagne che ostacolano le precipitazioni e che assicurano 200 giorni sereni all’anno, il cosiddetto “Blue Hole of Abisko”, uno dei luoghi migliori al mondo per l’osservazione delle aurore!
Nelle vicinanze si trova anche la famosa Aurora Sky Station, un rifugio con una stazione di rilevamento automatica, da cui ogni notte vengono scattate immagini delle aurore, situato a 1000 m di quota sulla vetta del monte Nuolja, che in lingua Sami significa: “il monte che tiene lontane le nuvole…”
Ci guardiamo e prendiamo il solenne impegno di organizzare una spedizione in questo luogo idilliaco l’anno successivo.
E così ,puntualmente, il 7 Febbraio 2013 siamo in partenza dall’aeroporto di Linate con un gruppo di 17 temerari con destinazione Kiruna nell’estremo lembo settentrionale della Svezia, pronti a sfidare il gelo delle notti polari per osservare uno dei più spettacolari ed impressionanti fenomeni della natura. Oltre al sottoscritto e al consueto Ferruccio Zanotti, ci seguono altri componenti della precedente spedizione in Islanda: Enrico Castiglia, Alberto Palazzi, Barbara Scura, Gianpaolo Lucci, Esther Dembitzer, Andrea Battistella, poi un altro vecchio compagno di viaggi astronomici, Deni Fier, l’uzbeko Giorgio Massignani ed i nuovi adepti Daniele Casini, Monica Manelli, Gaetano Labombarda, Laura Longhi, Paolo Tura, Ginetta Zappaterra ( la mia professoressa di lettere ai tempi delle medie!), assieme alla sorella Anna Maria.
Ancora una volta il viaggio è organizzato dalla rivista Coelum in collaborazione con CTM Robintur, Coop Camelot e Sait Puglia, un sodalizio ormai collaudato da tanti anni, che speriamo ci accompagni ad una fortunata visione delle aurore. Il meteo controllato da casa nei giorni precedenti sembra confortante e un’ importante espulsione di massa coronale dal Sole classificata C 9 , avvenuta il giorno prima della nostra partenza, potrebbe assicurarci la presenza di intense aurore. Speriamo. Il nuovo massimo solare infatti, previsto proprio in questi primi mesi del 2013 è partito un po’ in sordina e c’è chi dice che in realtà sia già avvenuto lo scorso anno…
Dopo uno scalo a Stoccolma, atterriamo a Kiruna alle 22.30 su una pista completamente bianca e ghiacciata, impressionante come la temperatura esterna che sperimentiamo scendendo la scaletta dell’aereo: -25°C! La sensazione è ibernante, anche perchè indossiamo ancora un abbigliamento normale e dopo una rapida foto per documentare la situazione climatica, ci rifugiamo all’interno dell’aeroporto in attesa dei bagagli. Siamo tutti euforici mentre saliamo sui minibus, che attraversano l’innevato e suggestivo paesaggio nordico fino all’arrivo in città e al nostro hotel Scandic Ferrum situato in centro.
Il cielo è limpido, la stella Polare occhieggia alta sopra la nostra testa e un’aurora di colore verde scuro ci da’ il benvenuto, immersa nelle luci della città, bassa sull’orizzonte nord ovest e anche se non particolarmente estesa ed evidente è paragonabile alle aurore più intense viste in Islanda lo scorso anno, tutto ciò fa ben sperare.
Ferruccio predispone subito la macchina fotografica fuori dalla finestra dell’hotel facendo una serie di scatti e congelando la stanza, ma d’altra parte non bisogna tralasciare nessuna possibilità di riprendere il fenomeno.
Il mattino dopo, 8 Febbraio ci ritroviamo nella sala colazioni prima del ritiro dell’abbigliamento artico, prenotato presso il vicino negozio Kiruna Guidetur, da cui partono i tour guidati per escursioni nelle vicinanze. Chiediamo se è possibile recarci all’Ice Hotel, il famoso hotel di ghiaccio di Jukkasjarvi, ma la visita purtroppo non è compatibile con l’orario del treno che ci deve condurre nel pomeriggio ad Abisko.
Pazienza, ne approfittiamo per un giretto a piedi in città, ammirando in un cielo purtroppo grigio il municipio o Stadshuset, la chiesa di Kirkan, un grande edificio in legno costruito nel 1912 a forma di tenda Sami e diverse sculture di ghiaccio. Kiruna è nata alla fine dell’800 come città mineraria e tutto attorno si notano infatti svariate colline che ospitano miniere di ferro, come la Kirunavaara, la collina a sud, ricca di magnetite.
Arriva il momento di recarci in stazione con i puntuali minibus e qui attendiamo fiduciosi il nostro treno, confidando nell’impeccabile organizzazione nordica. Purtroppo dopo qualche minuto ci appare sul tabellone il primo accenno di ritardo, 40 minuti…qualcuno sbuffa, va be’pazienteremo un po’. Passa un’ora e non c’è traccia del treno. Alcuni riescono a parlare con il capo stazione, pare ci sia stato un guasto ad un binario dovuto al gelo, si teme un’attesa di un’altra ora.
Il tempo passa e finalmente arriva dall’altoparlante l’annuncio tanto atteso: il nostro treno è in arrivo! Ci precipitiamo all’esterno al gelo con le valigie e i sacchi neri contenenti l’abbigliamento artico e attendiamo infreddoliti per 20 minuti. Nulla. Decido a quel punto di contattare Gabriele il nostro referente della Millibar Europe, il tour operator di riferimento, che si informa e mi dice di pazientare ancora un po’. Le ferrovie stanno predisponendo un treno che arriverà sicuramente fra un’ora.
Difatti, all’orario previsto si presenta un treno, tutti fuori di nuovo, attendiamo fiduciosi che scenda un po’ di gente ma con orrore notiamo che la motrice si stacca e prosegue verso nord senza vagoni. Incredibile, una situazione fantozziana! Alla quarta ora di attesa pretendiamo da Gabriele una soluzione alternativa per raggiungere Abisko, se tardiamo ancora ci salterà la prevista salita all’Aurora Sky Station, per non parlare del programma di domani. Egli acconsente e ci manda i minibus a raccoglierci in stazione e a condurci ad Abisko, che raggiungiamo alle 20.10 dopo un comodo viaggio, lasciandoci alle spalle il cielo nuvoloso di Kiruna e rivalutando decisamente le tanto bistrattate ferrovie italiane.
Il nostro hotel è l’Abisko Turiststation, una sorta di rifugio alpino, all’interno del Parco Nazionale di Abisko, in cui si danno appuntamento appassionati da tutto il mondo per osservare lo straordinario spettacolo delle aurore boreali in condizioni di buio pressochè totale, tutto attorno infatti si estendono infinite distese di boschi e Kiruna è troppo lontana per creare problemi di inquinamento luminoso. Ceniamo rapidamente con un po’ di salmone e ci prepariamo alla lunga vestizione, con svariati strati di abbigliamento termico per resistere al freddo intenso che ci aspetta all’Aurora Sky Station. Alle 21.30 siamo tutti fuori incamminandoci lungo il sentiero che sale alla Station, le ultime luci dell’hotel scompaiono e siamo nel buio pesto e nel silenzio assoluto, si odono solo i rumori dei nostri stivali che scricchiolano ovattati sulla neve e sul ghiaccio.
Il freddo è intenso e gli occhiali si appannano di continuo, respirando all’interno del passamontagna. Improvvisamente i profili neri degli alberi diventano più definiti, un chiarore diffuso sale rapidamente da nord e un ponte di luce azzurro-verde fosforescente ci passa sopra la testa, ci scavalca e scende all’orizzonte opposto. Un’aurora straordinaria! Passiamo sotto a questo arco aurorale, lanciando urla di gioia, increduli per lo spettacolo a cui stiamo assistendo, poi ci fermiamo come immobilizzati dallo stupore perchè l’aurora si sta facendo ancora più intensa: il bordo inferiore della banda luminosa diventa zigrinato e piccole onde cavalcano il campo magnetico terrestre spostandosi rapidamente da ovest verso est.
Già questo inizio sta meritando il viaggio, superando di gran lunga le aurore viste lo scorso anno in Islanda e quelle del 2003 in Norvegia. Riprendiamo a salire e ci appare la luce della partenza della seggiovia. Le aurore in continuo e imprevedibile movimento ci fanno dimenticare il freddo e il dislivello di 600m che dobbiamo superare seduti con le gambe nel vuoto fino alla meta finale.
Mi siedo sulla seggiovia accanto a Gaetano, davanti a noi sono appena partiti Ferruccio e Gianpaolo, che ben presto scompaiono nel buio. Senza parole ammiriamo le veloci evoluzioni delle luci del nord che sembrano letteralmente avvolgerci durante l’ascesa, addirittura allo zenit si sta aprendo una delle aurore più rare, la corona, che testimonia inequivocabilmente l’arrivo della tempesta solare partita 2 giorni fa dalla nostra stella.
Gaetano non si accorge nemmeno di aver perso il berretto, caduto nel baratro mentre le aurore continuano a danzare per noi, ovunque. Vediamo due sagome scure accanto ad uno dei piloni della seggiovia, sono Ferruccio e Gian Paolo, che presi dall’entusiasmo sono scesi per errore a metà percorso, cadendo nella neve fino alla cintola, ma non sembrano preoccuparsi più di tanto dell’accaduto. Arrivati in cima notiamo che Andrea si è già appostato a fare foto con cavalletto, mescolandosi ai tantissimi altri appassionati di varie nazionalità.
Con Ginetta ed Enrico saliamo sulla scala a chiocciola fino alla torretta di avvistamento, che compare spesso nelle immagini della webcam dell’Aurora Sky Station, per goderci al meglio lo spettacolo e dopo un’ora di evoluzioni serpentiformi e di bagliori verdi più o meno intensi, il freddo comincia a farsi sentire, è quasi mezzanotte e dobbiamo scendere di nuovo a valle, gli orari della Station sono tassativi.
Ricompattiamo il gruppo in albergo, compresi i due dispersi e mi addormento quando sono quasi le 2.00, soddisfatto e ancora incredulo.
9 Febbraio, la sveglia è alle 7.30 ed il cielo è eccezionalmente limpido, l’ombra della terra si staglia netta verso ovest dietro le montagne ed il paesaggio innevato di colore rosa e viola, è stupefacente, il sole sorgerà fra un’ora circa e andiamo a fare colazione nella grande sala adibita ai pasti.
Un po’ di caffè, latte e pane su cui spalmiamo l’onnipresente burro servito in ciotole di legno e la conserva di mirtilli rossi ( lingor), poi proseguiamo con uova fritte e bacon per iniziare nel modo giusto la giornata.
Gli altri sono già ai tavoli, Andrea è il più soddisfatto, ci mostra il suo time lapse dell’incredibile notte appena vissuta, ma anche Ferruccio che ha seguito le evoluzioni aurorali fino alle 4.00 ha ottenuto splendide immagini. Guardo l’orologio, stamani abbiamo l’appuntamento con i cani da slitta, per un’avventurosa escursione sui ghiacci e poco dopo nella hall ci attende Andreas, la nostra guida svedese.
Il freddo è sempre intenso,( -20°C) e ben presto Deni ha la barba ghiacciata, con evidenti stalattiti e stalagmiti, ma tutta la spedizione deve fare i conti con i problemi del gelo, il vapore del respiro si congela infatti quasi istantaneamente sul naso e sulla bocca, imbiancando sciarpe e giubbotti. Arriviamo alle gabbie dei cani, splendidi Husky dagli occhi azzurro ghiaccio che ci guardano perplessi, mentre Andreas ed il fratello Thomas ci danno le necessarie istruzioni per attaccarli alle slitte. Saremo noi a guidarle e ciascuno avrà 4 cani da imbragare e collegare ai mezzi. Iniziano le prime defezioni, alcuni non se la sentono, vuoi per il freddo e vuoi per l’intrinseca difficoltà nel recupero dei cani e nel loro aggancio alle slitte.
Giorgio coordina le operazioni dei più eroici, alcuni riescono ad imbragare i cani con estrema facilità, altri dovranno convincere le bestiole con più insistenza. Ma alla fine siamo in fila, uno dietro l’altro, con il piede saldamente sul freno della slitta e con i nostri cani che tirano con una forza incredibile e guaiscono, presi da un’indomabile istinto di correre a perdifiato sulle piste. Thomas da’ il via, e uno ad uno cercando di tenere un’adeguata distanza di sicurezza, partiamo. Come tirano questi husky, sono velocissimi! La pista è stretta e scoscesa, non è per niente facile seguire le curve e contemporaneamente frenare i cani che come indemoniati vogliono superare la slitta che li precede.
Il primo a cadere è Ferruccio, faccio in tempo a vederlo a gambe all’aria mentre la mia slitta gli sfreccia accanto velocissima, poi Gianpaolo che chiede aiuto alla motoslitta guidata da Andreas con annesso carretto per i caduti e meno esperti. Inizia una lunga discesa , le mani sono congelate nonostante i guanti e fatico a governare la slitta. In fondo alla discesa vedo un albero ed una curva, i cani sterzano rapidamente ma la slitta centra in pieno l’albero.
Mi ritrovo a mia volta a rotolare in mezzo alla neve, mentre i cani e la slitta vuota proseguono il loro cammino inesorabili e si perdono all’orizzonte. Mi passano accanto Gaetano, Andrea ed Enrico che in bello stile conducono la loro slitta e con fare snob mi chiedono di cedere il passo e di non intralciare il loro percorso.
Vengo raccolto dal carretto dei disperati e andiamo a ricuperare cani e slitta.
Si riparte, ora la strada è in salita, ma i cani sono instancabili e arriviamo in cima, su un vasto pianoro ghiacciato circondato da foreste dai rami bianchissimi e montagne congelate, che contrastano meravigliosamente con il cielo blu. Il sole è basso sull’orizzonte nonostante sia quasi mezzogiorno e il paesaggio è incantevole, degno del Grande Nord dei romanzi di Jack London.
Mi viene in mente anche l’incontro avvenuto l’anno scorso a Modena con l’alpinista e avventuriero Reinhold Messner, un personaggio che ha spinto il limite dell’uomo all’estremo, con imprese incredibili, dalle scalate delle montagne più alte del globo ai deserti e ai ghiacci dei poli. Qui si troverebbe sicuramente a suo agio.
Qualche altra volata poi torniamo alla base e questa bella esperienza termina, ne valeva sicuramente la pena!
Dopo un rapido pranzo ed un po’ di riposo pianifichiamo le osservazioni della serata cercando la strada che conduce al vicino lago ghiacciato di Tornetrask, un lago lungo 70Km largo una decina e profondo 340m, nei pressi dell’albergo, da lì Alessandera Farina ha compiuto le sue osservazioni.
Il sentiero parte vicino all’albergo e dopo una discesa nel bosco di circa mezz’ora il panorama si apre sul lago e su antiche montagne innevate tra cui ne spunta una curiosa a forma di sella. Sono le 15.30 ed il sole sta tramontando,il freddo si sente di più qui dove si concentra l’umidità, per cui valuteremo in serata se arrivare fin quaggiù o rimanere più a monte.
A cena ci viene servito un cubetto di lardo accompagnato da 2 patate lesse, non un gran chè per affrontare col giusto apporto calorico i -27°C che ci aspettano all’esterno, la temperatura più bassa da quando siamo in Lapponia e la più bassa in assoluto mai sperimentata dal sottoscritto.
Ci organizziamo con la consueta attrezzatura artica e troviamo un luogo perfetto per le osservazioni a pochi passi dall’albergo, strategicamente utile per andare a scaldarsi ogni tanto nel corso della nottata osservativa. Le aurore sono lì che ci aspettano, un nastro verde parallelo all’orizzonte che si contorce prima lentamente poi sempre più rapido e si accende in alcuni suoi punti che diventano luminosissimi, alla faccia del sito Spaceweather che segnalava un’attività aurorale di 0. Ferruccio assieme a Gianpaolo decidono di trovare una postazione più buia poco più avanti, mentre Gaetano decide addirittura di raggiungere il lago assieme ad altri turisti giapponesi, che hanno letteralmente preso d’assalto la Turiststation.
Lo spettacolo aurorale non è ai livelli della sera precedente ma il cielo è più limpido, si raggiunge comodamente la magnitudine 6,5 allo zenit e la Via Lattea invernale è evidentissima, un vero spettacolo. Arriva Alberto che si posiziona sul ciglio del promontorio che si affaccia sul lago ghiacciato con cavalletto e macchina fotografica, ma rapidamente arriva una sonora protesta dalla voce grave e baritonale di Giorgio: ” Sei dentro la mia inquadratura, ti devi spostare!” Alberto trova la sua giusta collocazione mentre Esther ed Enrico sono anche loro alle prese con lo spazio vitale dei cavalletti e delle inquadrature. L’aurora è sempre lì, anche se un po’ statica, decidiamo di fare una foto di gruppo con lo sfondo aurorale, prima di ritirarci un po’ al caldo nell’albergo, il freddo si è fatto insopportabile ormai sono quasi 2 ore che siamo all’esterno con temperature proibitive, meno male che non c’è vento.
Solo Andrea rimane a pattugliare la situazione con i suoi time-lapse.
Infatti, in quel quarto d’ora che manchiamo Andrea ci racconta che l’aurora ha ripreso improvvisamente vigore innalzandosi fin quasi allo zenit, no comment!
Rimaniamo un’altra ora giusto per vedere accendersi magicamente alcuni puntini brillanti nella parte inferiore della banda aurorale che si muovono ora in un senso ora nell’altro e due bolidi luminosi che la solcano, poi decidiamo che può bastare e ci ritiriamo nelle nostre stanze. In quel momento però dal sottobosco arriva Gaetano che ci racconta la sua personale esperienza al lago Tornetrask :ebbene egli si era posizionato con il cavalletto direttamente sul lago quando un sordo boato accompagnato da un tremore che proveniva da tutte le direzioni lo ha fatto scappare a gambe levate assieme ai giapponesi in luoghi più sicuri!
Il giorno dopo, 10 Febbraio, il mattino è di nuovo limpidissimo, controlliamo sul sito dell’Aurora Sky Station se in tarda notte le aurore fossero aumentate, ma fortunatamente l’attività si è mantenuta bassa.
Procediamo quindi dopo la colazione con un giro nelle vicinanze dell’albergo, a cominciare da una cascata di ghiaccio con vicina capanna Sami, per proseguire con una foto di gruppo al cartello dell’Aurora Sky Station e infine una puntata al lago Tornetrask per ammirarlo nella luce giusta del sole. Scendiamo sul lastrone ghiacciato del lago che produce inquietanti scricchiolii al nostro passaggio e procediamo immersi nel bianco.
Sembra di essere sulla banchisa polare, la desolazione artica regna sovrana e la luce del sole, sempre molto basso, trae luccichii multicolori dai cristalli di ghiaccio e ombre lunghissime sul terreno, un posto magico!
Alcuni raggiungono una vicina isola che emerge in lontananza, sfidando le vistose crepe che rompono la banchisa, forse una di esse ha prodotto il rumore udito da Gaetano la sera prima. Dopo pranzo, io Enrico, Gianpaolo e Alberto ci aggreghiamo ad un gruppo di turisti e decidiamo di provare l’escursione al villaggio Sami, ricostruito nelle vicinanze dell’hotel. I Sami sono un popolo nomade stabilitosi in questi territori 10.000 anni fa tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, che si dedicano ancora oggi all’allevamento delle renne e alla pesca. La guida ci mostra alcune antiche abitazioni ricostruite e poi ci fa accomodare in una capanna dove viene acceso un fuoco che produce una quantità inverosimile di fumo.
Successivamente, ci fa ascoltare una registrazione del canto tradizionale Sami , lo “yoik” e ci viene fatta assaggiare carne di renna essiccata, accompagnata da un beverone ustionante a base di orzo, di cui sinceramente in Italia non sentiremo la mancanza, poi, quando gli occhi cominciano a bruciare e a lacrimare per il fumo eccessivo, abbandoniamo la comitiva per tornare un po’ delusi in albergo.
Il cielo del tramonto è rosa, solcato da numerose nuvole, il tempo purtroppo sta peggiorando, in serata dopo una cena questa volta abbondante a base di arrosto di renna ( renstek) ci ritroviamo in uno dei numerosi ed accoglienti salottini a disposizione degli aurora hunters, per fare un po’ di lezione ai neofiti sull’affascinante fenomeno delle aurore.
Io e Ferruccio siamo coadiuvati da Enrico che ha prodotto alcune belle stampe a colori di grande formato in cui viene esemplificato l’intero processo di formazione del fenomeno, dall’espulsione di particelle cariche ( protoni ed elettroni ) dal Sole, all’arrivo del vento solare contro la nostra magnetosfera, che si deforma e si chiude oltre il lato buio del pianeta fino a formare una sorta di cometa, capace di deviare queste pericolose particelle, all’interazione di queste con la nostra atmosfera.
Una parte di queste infatti riesce ad infilarsi in corrispondenza dei poli magnetici seguendo le linee di forza e ad una quota dai 100 ai 300 km, esse eccitano gli atomi e le molecole della nostra atmosfera illuminandola. Questo tipo di aurore si forma sul lato diurno del pianeta e quindi non è osservabile. Nel momento in cui il campo magnetico terrestre si richiude in posizione antisolare, ecco che le particelle cariche ripercorrono all’indietro le linee di forza ricadendo in direzione dei poli magnetici, questa volta nel lato notturno, rivelando alle alte latitudini la magia e la maestosità delle “luci del nord”.
Daniele e Monica, che non avevano mai visto aurore prima di questa esperienza svedese e altri del gruppo non propriamente astrofili, seguono con attenzione.
Finora, proseguiamo, abbiamo visto le aurore di colore verde, le più comuni, quelle che si formano alla quota più bassa tra i 100 e i 200 km dovute all’emissione a 588 nm dell’ossigeno atomico, ma non disperiamo di poter vedere nelle prossime sere anche altri colori, il rosso per esempio dovuto all’ossigeno molecolare o il blu dell’azoto!
Proprio questa mattina c’è stata una nuova espulsione di massa coronale che dovrebbe arrivare domani sera, speriamo bene, sarebbe un altro bel colpo! Mentre il nostro cenacolo prosegue in ardite argomentazioni, ogni tanto guardiamo fuori dalla finestra. Si intravedono le aurore tra le nuvole, usciamo in terrazzo assieme ad una debole nevicata e osserviamo qualche bagliore verde spingersi in alto fin quasi allo zenit, poi l’attività cala di nuovo. Stiamo ancora un po’ nel salottino sperando che il cielo si apra poi cediamo alla stanchezza e andiamo a dormire preservandoci per le ultime serate.
11 Febbraio, un’alba radiosa ci accoglie ispirando fiducia per la notte osservativa, ci dividiamo in vari gruppi, alcuni rimangono a riposare in Hotel, altri tornano sul lago ghiacciato, altri ancora si dedicano alla sauna in albergo, mentre io Enrico, Gianpaolo e Gaetano proviamo a raggiungere un’altra cascata di ghiaccio lungo un percorso di circa 4 km. Il freddo questa mattina è meno intenso, siamo sui -10 e ci addentriamo in una foresta di abeti e pini. L’aria è pura ed il paesaggio spettacolare.
Purtroppo ad un certo punto il sentiero di neve battuta si interrompe e sprofondiamo nella neve fresca, davanti a noi si scorgono solo impronte di lepri e alci, dove sarà la cascata? Mah, Gaetano che ci aveva guidati sicuro, indugia sul da farsi, meglio tornare indietro. Nel pomeriggio Esther, Deni, Ginetta, Anna Maria e Barbara si recano invece in treno a Narvik, sulla costa norvegese riportando descrizioni entusiastiche dei paesaggi e della cittadina.
Dopo una cena a base di stufato di alce e di aringa cruda ( sill), attendiamo che l’aurora faccia la sua comparsa al tepore del consueto salottino, quando ci arriva la notizia delle dimissioni di Papa Benedetto XVI, un evento rarissimo nella storia della chiesa che coglie tutti di sorpresa, dagli atei ai cattolici più osservanti del nostro gruppo.
Mentre si commenta l’avvenimento cercando qualche spiegazione plausibile un intenso arco aurorale allo zenit, dà il segnale, tutti fuori, potrebbe arrivare la prevista tempesta.
In pochi minuti siamo vestiti con la nostra attrezzatura artica e posizionati nello spiazzo della sera precedente.
Le aurore stanno già dando spettacolo, archi, bagliori, drappeggi ci ipnotizzano come e ancora di più delle scorse sere, non è difficile pensare che i Vichinghi le ritenessero i bagliori delle armature luccicanti delle Valchirie sui loro cavalli alati. Un’esperienza veramente mistica!
Anche i cani stasera sentono qualcosa, sono particolarmente nervosi e ululano continuamente. Che sentano l’influsso della tempesta solare?
Ginetta improvvisamente lancia un grido: “Si vede il colore rosso!”. La tanto attesa aurora rossa dovuta all’emissione a 630 nm dell’ossigeno molecolare , che si sviluppa nella parte più alta dell’atmosfera, tra 200 e 300 km è davanti ai nostri occhi, se pur non evidentissima, in mezzo ad altre eleganti bande verdi molto luminose.
Il fenomeno è in rapida intensificazione, le aurore sono sempre più veloci e luminose, probabilmente è arrivata la tempesta, le grida di stupore del nostro gruppo aumentano di volume, tanto che un gruppo di francesi che aveva condiviso la nostra postazione osservativa si ritira stizzito.
Improvvisamente una luminosissima colonna verde si innalza dal monte Nuolja e poi piega verso est, di fianco la accompagnano due strisce lilla viola stupefacenti…Parte spontaneo un applauso da tutto il gruppo. Non riusciamo a credere alla fortuna di queste notti ad Abisko, veramente un luogo incredibile! Alberto ed Enrico sorridono compiaciuti, Andrea commenta a voce alta l’ennesima imprevedibile evoluzione aurorale.
Dopo un’ora di spettacolo le aurore si acquietano, diventano macchie più o meno luminose che si estendono in tutto il cielo, fino a coprire a sud il Toro, Giove, le Pleiadi e perfino Orione. Sembrano brandelli sospesi in aria dopo una gigantesca esplosione.
Rimaniamo a lungo gridando ad ogni nuovo tentativo di ripresa dell’aurora ma ormai il fenomeno è in dissolvimento, ci ritiriamo nelle nostre stanze euforici per tutto ciò che abbiamo visto e per gli straordinari risultati fotografici.
12 Febbraio, ci trasferiamo alla vicina stazione dove questa volta un treno in perfetto orario ci riporta a Kiruna e al suo cielo nuvoloso. I consueti minibus ci conducono allo stesso hotel dell’andata e alle 17.30 ci ritroviamo quasi tutti al Kiruna Guidetur per la prevista escursione serale in motoslitta, l’ultima emozione nordica di questo viaggio.
Mayland, la nostra bionda e giovane guida ci conduce a prendere le voluminose motoslitte e ci sistemiamo due a due sui comodi sedili. Abbiamo la possibilità di scegliere due percorsi uno breve ed uno più lungo e scegliamo quest’ultimo, così come avevamo fatto con i cani da slitta. Il funzionamento della motoslitta è semplice, tuttavia preferisco fare il passeggero per riuscire a fare qualche ripresa con la telecamera durante il percorso.
Il giro è molto suggestivo, ora in mezzo agli alberi abbondantemente innevati , illuminati dai potenti fari, ora su laghi ghiacciati in cui i mezzi vengono lanciati a grande velocità. Il cielo purtroppo è sempre coperto e rimarranno un ricordo le splendide aurore di Abisko. Raggiungiamo dopo una buona mezz’ora una capanna Sami in cui Mayland ed il suo collega ci preparano il Suovas, un piatto unico comprendente renna e panna acida, scaldato con un tegame sul fuoco e accompagnato da una bevanda calda al mirtillo.
Sicuramente un piatto calorico anche se un po’ pesante prima del lungo ritorno a Kiruna.
La mattina dopo la sveglia suona alle 4.00 e alle 5.00 ci raccolgono i taxi per l’aeroporto in cui ci attende il volo per Stoccolma, capitale della Svezia, costruita su un arcipelago di 14 isole collegate da strade e ponti, estese dal lago Malaren al Mar Baltico.
Arriviamo verso le 10.00, prendiamo il velocissimo treno che raggiunge i 205 km/h per il centro e appoggiamo i bagagli al nostro hotel Scandic Grand Central, prima di un giro in città. Il cielo è grigio e ogni tanto nevica, la temperatura di 0° ci sembra tiepida.
Cominciamo la nostra visita passando accanto alla chiesa gotica di Klara kirka, dal campanile appuntito e arriviamo all’isola di Gamla Stan, la città vecchia, con piccole stradine, pittoresche ed eleganti insieme e con il grande e imponente Palazzo Reale, il Kungliga slottet, residenza ufficiale del re Carlo Gustavo XVI. Poi la cattedrale luterana, la Storkyrkan, del 1745, con bellissime volte reticolate nella navata centrale, in cui campeggia una bella statua in legno policromo di S.Giorgio che uccide il drago ed un interessante dipinto del 1535, il Vadersolstavlan ( il cane del sole ) che raffigura sopra un’antica veduta di Stoccolma, un curioso fenomeno ottico con aloni e pareli ed altri cerchi ottici dovuti alla rifrazione.
Osservato il 20 Aprile 1535, e’ probabilmente la riproduzione più antica di un parelio ed è attribuita al pittore Urban Malare. I documenti dell’epoca riportano che “…il cielo sulla città fu attraversato per un’ora da cerchi bianchi ed archi e apparvero altri soli attorno al sole…” Il fenomeno provocò la rapida circolazione di voci secondo cui si trattava di un presagio dell’imminente vendetta di Dio sul re Gustavo I di Svezia , reo di aver introdotto il protestantesimo.
Ci fermiamo per un break con cioccolata in tazza e torta di mele, nella pittoresca piazza Stortorget, che ospita al centro una bella fontana e su uno dei lati il Museo del Nobel, con mostre dedicate ai vincitori del famoso premio voluto da Alfred Nobel ( inventore della dinamite), come importante onoreficenza a persone che abbiano compiuto ricerche e scoperte considerevoli nei diversi campi dello scibile.
Sulla strada del ritorno ammiriamo in lontananza la torre del Municipio, lo Stadshuset, il simbolo di Stoccolma, in stile romantico nazionale, edificato nel 1911.
Dopo un breve riposo in hotel ci concediamo anche un giro su un bus panoramico per vedere altri suggestivi angoli della città, poi alla sera ci si ritrova tutti al ristorante Steackhouse in cui facciamo un doveroso brindisi come suggello a questa avventura svedese e alle magnifiche aurore osservate, facendo già qualche ipotesi su futuri nuovi appuntamenti con la “dama sfuggente”. Le aurore ci hanno veramente stregato!
LE FOTO DI AMBIENTE SONO DI: Massimiliano Di Giuseppe, Esther Dembitzer, Enrico Cstiglia, Ferruccio Zanotti e Gaetano Labombarda
LE FOTO DELLE AURORE SONO DI: Ferruccio Zanotti, Enrico Castiglia, Gaetano Labombarda e Anna Maria Zappaterra.
Pingback: Viaggio in Lapponia ( Svezia ) per le Aurore Boreali – Febbraio 2013 « ESPLORIAMO L'UNIVERSO
Reblogged this on Ernesto Giuseppe Ammerata.
Reblogged this on Il Signore delle Stelle.
Bellissime le foto: complimenti a tutti i partecipanti al viaggio ed in modo particolare ad Enrico bravo e fortunato. Ciao Bruno
Pingback: Febbraio 2015: Viaggio in Finlandia per vedere e fotografare le Aurore polari | ESPLORIAMO L'UNIVERSO