GRAN SASSO 2012: dai neutrini al bosone di Higgs!
di Massimiliano Di Giuseppe

L’incontro col premio Nobel Carlo Rubbia
Il 4 Luglio 2012 viene data solennemente dal CERN di Ginevra la notizia della scoperta del Bosone di Higgs! La particella elementare che sfuggiva da 50 anni agli scienziati per completare il cosiddetto Modello Standard, la particella responsabile della massa di tutte le particelle che costituiscono l’universo visibile è stata trovata, un risultato straordinario anche se gli scienziati sono cauti e ammettono che ci vorranno ancora mesi per fugare ogni dubbio.
Ipotizzata nel 1964 dal fisico britannico Peter Higgs, presente a Ginevra alla conferenza stampa, la particella è stata individuata dagli esperimenti ATLAS e CMS del CERN in un intervallo di energia tra i 125 e i 126 Gev ( compatibile con questo bosone che avrebbe una massa pari a 130 volte quella di un protone) con una probabilità del 99,9996%. E’ stata chiamata in passato anche “particella di Dio”, appellativo che deriva dal titolo edulcorato di un libro di fisica divulgativa di Leon Lederman, che in origine si doveva chiamare “The Goddam particle”, la particella maledetta, in riferimento alla difficoltà della sua individuazione.
Ma già all’inizio del 2012 , trapelavano le prime indiscrezioni a cominciare da Guido Tonelli responsabile insieme a Fabiola Giannotti degli esperimenti ATLAS e CMS che ai Venerdì dell’Universo, il ciclo di conferenze organizzato dalla nostra Cooperativa assieme alla facoltà di Fisica di Ferrara, aveva dimostrato un certo ottimismo, così come il premio nobel Carlo Rubbia, incontrato dal sottoscritto all’Accademia dei Lincei a Roma in Aprile.
Il caso vuole che pochi giorni dopo l’annuncio del CERN, sia in programma una gita ai laboratori nazionali del Gran Sasso, sempre con il supporto logistico e organizzativo di CTM Robintur, Coop Camelot, Coelum e Sait Puglia, un’occasione unica per approfondire l’argomento e parlare con gli addetti ai lavori , ma anche un’opportunità per visitare l’Abruzzo, una terra splendida e ospitale, ricca di borghi medievali e bellezze paesaggistiche di grande rilievo.
La partenza è fissata il 20 Luglio alle 5 di mattino da Ferrara, all’ipercoop Il Castello e qui ci diamo appuntamento con il primo gruppetto costituito dal sottoscritto accompagnato dalla moglie Arianna, dal figlio Leonardo e dalla cugina Martina Locci a cui si aggiungono Deni Fier, Mauro Cipriani ( ce lo stavamo dimenticando per strada), Ermanno Zerbini, vecchie conoscenze presenti anche in Svizzera al Cern , il collega Ferruccio Zanotti e la new entry Elena Pannone. Anna l’autista del pullman procede spedita al secondo appuntamento al Centro Commerciale Borgo di Bologna in cui carichiamo altri vecchi compagni del Cern come Sandra Gamberini e Paris Dondi e i nuovi adepti Vittorio Di Marcello, Maria Grazia Poli, Ivo Franchi, Susanna Manzini e Vanna Incerti, infine l’ultima fermata per caricare a Imola Giuseppe Mantellini e Bruna Orioli con noi in Giordania nel 2010.
La giornata è serena e fa piacere allontanarsi dal caldo soffocante di questa torrida estate salendo di quota ed entrando quando sono le 11.00 nel Parco Nazionale d’Abruzzo. Arrivati al nostro Hotel Cristallo a Fonte Cerreto (AQ ), a 1200 m il cielo è limpido e respiriamo a pieni polmoni l’aria fresca e i profumi del bosco. Depositati i bagagli altri profumi ci attirano provenienti da una vicina bancarella che espone svariati prodotti tipici, pane salumi e formaggi e ci facciamo tentare da qualche assaggio, un delizioso antipasto prima del pranzo che viene effettuato nell’adiacente hotel Fiordigigli, in cui troviamo anche gli ultimi componenti del viaggio, Antonella De Leonardis, Vincenzo Mocciola e Francesco Moro, anche loro con noi nello scorso viaggio al CERN, giunti autonomamente con la loro auto, provenendo dal meridione.
Tutti assieme gustiamo abbondanti piatti tipici abruzzesi mentre si discorre serenamente. Un po’ di riposo prima di andare alla scoperta del territorio aquilano con Donatella la nostra guida del gruppo di “NaTourArte” ,che ci da’ istruzioni per raggiungere le grotte di Stiffe, situate all’apice della forra di Stiffe ( Comune di S.Demetrio ne’ Vestini AQ) nel parco del Sirente-Velino, lei ci raggiungerà all’uscita.
Dopo una mezz’ora veniamo depositati col pullman all’ingresso delle grotte in cui ci attende un’altra guida, Sara. Questa grotta può essere definita una risorgenza, ossia una cavità dal cui interno fuoriesce un corso d’acqua, un torrente sotterraneo tumultuoso che ci accompagna per i 700m del percorso turistico e che forma rapide, laghetti e cascate spettacolari alte decine di metri.
La temperatura all’interno delle grotte si abbassa notevolmente e nella penombra torna utile il K-Way consigliato da Sara, che ci spiega indicandoci via via stalattiti e stalagmiti, che la grotta formatasi 600.000 anni fa è viva e ancora in formazione.
Al termine della visita recuperiamo Donatella e attraversiamo con il pullman l’abitato di Paganica, che porta le vistose cicatrici del disastroso terremoto del 2009 e quindi arriviamo, nell’immediata periferia del paese al Santuario romanico della Madonna d’Appari, situato in una gola tra una parete rocciosa ed il fiume Raiale. L’interno a navata unica è interamente affrescato con opere del XVI -XVII secolo raffiguranti episodi della vita di Gesù, che valgono al santuario l’appellativo di “Piccola Sistina degli Abruzzi”.
Il Santuario è sorto dopo l’apparizione della Madonna Addolorata ad una pastorella del luogo e all’interno la nostra visita è accompagnata da un concerto d’organo e corno. Quindi concludiamo il tour con la chiesa parrocchiale trecentesca di Santa Maria Assunta ad Assergi, il cui centro storico dopo il terremoto è praticamente disabitato e qui nella cripta della chiesa troviamo una particolare statua in legno della Madonna Sdraiata, una inusuale rappresentazione della Madonna quasi dormiente nell’atto di contemplare il Bambino.
Questa visita prende il posto di quella prevista in origine al Monastero Fortezza di Santo Spirito d’Ocre a causa dei lavori di manutenzione della strada che conduce al monastero. Dopo la cena sempre al Fiordigigli, raccogliamo quanti sono desiderosi di concludere la giornata con un primo assaggio di astronomia allontanandoci dalle luci dell’albergo e salendo verso Campo Imperatore col nostro pullman. Il cielo è limpidissimo e il contrasto con gli ultimi bagliori azzurrini del tramonto e il nero delle montagne in controluce è spettacolare.
Scesi dal pullman il cielo via via si accende di miriadi di stelle e la Via Lattea sorprende chi non l’ha mai vista o chi l’ha vista l’ultima volta da bambino, molto lontane e senza dare troppo disturbo si notano le luci di L’Aquila. Fra una meteora e l’altra, perseidi e sporadiche, io e Ferruccio ci prodighiamo a illustrare al pubblico le costellazioni estive con il laser raccontandone miti e leggende, fino alle 23.30 circa, poi la stanchezza di alcuni induce al ritorno all’albergo, proseguiremo domani sera utilizzando anche i telescopi che abbiamo portato al seguito.
21 Luglio, dopo un’abbondante colazione, visitiamo con la nuova guida Gabriella il borgo mediceo di S.Stefano di Sessanio, tra i borghi medievali più belli d’Abruzzo, con le sue caratteristiche viuzze voltate e le vecchie case in pietra. Assieme a Gabriella percorriamo le tortuose stradine e gli stretti passaggi, ammirando splendidi edifici come la Casa del Capitano, la Torre trecentesca, la chiesa di S.Stefano protomartire, arrivando fino in cima al paese, dove lo sguardo si apre sulle valli del Tirino e dell’Aterno e si spinge sino ai fondali della catena del Sirente e della Maiella.
Interessante è anche la chiesa della Madonna del Lago che sorge subito fuori le mura sulle verdi rive di un laghetto. Il nostro scarpinare sulle stradine in salita viene ricompensato da un abbondante spuntino presso una bottega di prodotti tipici, che ci offre un assaggio di salumi e formaggi di tutti i tipi ( notevole quello allo zafferano), proponendoci poi l’acquisto delle tipiche lenticchie di S.Stefano e altri prodotti.
Risaliamo sul pullman e ci alziamo decisamente di quota entrando nella spettacolare piana di Campo Imperatore, già vista dal sottoscritto in passato in altre due occasioni, ma sempre magnifica. Le montagne sono aspre e imponenti, con un aspetto “pelato” che ha contribuito a renderle così particolari tanto da meritarsi il nome di “piccolo Tibet”. Lungo le pendici vediamo greggi di pecore e mandrie di bovini e cavalli, qui ci dice Gabriella sono stati girati tantissimi film western tra cui “Continuavano a chiamarlo Trinità” con Bud Spencer e Terence Hill, ma anche film storici e fantastici come “Il nome della rosa” e “LadyHawk”.
L’altopiano si estende per 18 km di lunghezza e 8 di larghezza nel cuore del massiccio del Gran Sasso, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso Monti della Laga ad una quota media di 1800 m. Il luogo è quasi del tutto spoglio di vegetazione sia per la quota altimetrica abbastanza elevata sia per l’opera di disboscamento dei secoli passati che ha favorito la pastorizia e la transumanza.
La strada continua a salire ed ecco che emerge il Corno Grande ( 2912 m ), la cima più alta del Gran Sasso, che ci costringe ad una fermata per una foto di gruppo.
Arriviamo quindi a quota 2130 m in cui ci appare la stazione della funivia e lo storico albergo in cui nel 1943 fu tenuto prigioniero Benito Mussolini fino alla sua liberazione avvenuta il 12 Settembre da parte dei soldati tedeschi nell’ambito dell’Operazione Quercia. Nei pressi c’è la piccola chiesa della Madonna della Neve e poco più in alto si stagliano le cupole dell’Osservatorio Astronomico di Campo Imperatore, che purtroppo vediamo solo dall’esterno, dal momento che la prevista visita viene annullata a causa dei tagli del personale dell’osservatorio.
Non vediamo così i due telescopi da 90cm e 1,1m , il primo in manutenzione ed il secondo dedicato alla ricerca di supernove. Gabriella ci dice che l’aria tersa di Campo Imperatore ha favorito le osservazioni astronomiche già in passato, addirittura dai tempi dell’imperatore Federico II di Svevia, sovrano estremamente colto ed erudito nelle scienze e nell’astronomia così come appassionato di esoterismo, il quale spesso veniva quassù a contemplare il cosmo, spingendo quindi la popolazione locale a intitolargli l’altopiano.
La visita dell’osservatorio viene sostituita con quella al Giardino Botanico ” Vincenzo Rivera”, proprio sotto le cupole: qui sono coltivate 350 specie di piante autoctone tra cui Primula, Artemisia, Ranuncolo, Viola di Eugenia e Radicchiella dei ghiaioni. Scendiamo quindi di nuovo al nostro albergo per il pranzo e nel pomeriggio sempre con Gabriella visitiamo altri due borghi medievali: Fontecchio e Bominaco.
Il primo, è uno dei borghi più suggestivi della Valle dell’Aterno in cui spicca la bella fontana monumentale trecentesca, monumento simbolo di Fontecchio, con una vasca poligonale al cui centro si erge una colonna ornata da 4 mascheroni dalle cui bocche fuoriesce l’acqua, mentre sulla sommità essa termina con un’edicola a cuspide.
Addentrandoci nel centro storico anche qui notiamo i segni del terremoto con svariati edifici legati ed ingabbiati, tenuti insieme miracolosamente nonostante le grandi crepe che li solcano. Entriamo salendo su stradine ciottolate nel borgo fortificato e visitiamo la Torre dell’Orologio salendo fino in cima per vedere il meccanismo dell’orologio, costituito da ingranaggi mossi da contrappesi. Alla base della torre è invece allestita una toccante mostra fotografica dedicata alla tragedia del terremoto del 2009.
Successivamente a Bominaco visitiamo la chiesa abbaziale benedettina di S.Maria Assunta immersa nel silenzio e in una natura incontaminata in cui si sta per celebrare un matrimonio e l’attiguo oratorio di S.Pellegrino. Edificato nel 1263, quest’ultimo presenta un interno riccamente decorato da dipinti murali, testimonianza più importante e cospicua del medioevo abruzzese. I dipinti più importanti sono il cosiddetto “calendario bominacense”, di uso liturgico, in cui si possono osservare le rappresentazioni dei mesi, i segni zodiacali e gli influssi lunari utili per il lavoro dei campi.
E arriviamo quindi al momento clou della giornata ovvero la grigliata all’aperto a Fonte Vetica, la zona sud-est di Campo Imperatore situata a 1500m di quota, che raggiungiamo dopo essere passati accanto al paesino di Castel del monte, omonimo del più famoso castello di Andria ( BA) sempre legato alla figura di Federico II, in cui nel 2008 sostammo col nostro planetario itinerante.
Nella zona di Fonte Vetica chiamata “i macelli”, si trova un rifugio con tavoli di legno all’esterno e apposite graticole in cui è possibile cuocere la carne che ci viene preparata da Gabriella e Donatella ( eccezionali gli arrosticini!) in un’atmosfera un po’ western accompagnati da mandrie di cavalli e nugoli di camperisti e motociclisti. Il gruppo è entusiasta siamo veramente fortunati il cielo è sereno e la temperatura gradevole pur trovandoci al tramonto in quota.
Una fetta di anguria conclude la cena campestre, mentre una sottilissima falce di Luna crescente di 2 giorni si avvicina all’orizzonte. Ci spostiamo col pullman un po’ più a nord ovest, allontanandoci dalle luci del rifugio, dai camper e dai motociclisti e cominciamo a piazzare gli strumenti, il newton da 20 cm e il rifrattore Borg da 102 mm. Ci troviamo in un luogo veramente spettacolare siamo in un pianoro circondato dalle montagne tra cui spicca la nera sagoma del Corno Grande, un luogo eccezionale in cui fare osservazioni.
Il primo oggetto ad essere puntato è Saturno che entusiasma come al solito la platea , poi è la volta di Marte ormai in allontanamento dalla Terra e via via le stelle più luminose, Vega, Arturo Antares, le doppie Mizar e Alcor, Albireo gli ammassi aperti M11 la nebulosa Laguna, la galassia di Andromeda, l’ammasso globulare M13. Verso mezzanotte alcuni lampi all’orizzonte preannunciano qualche temporale in avvicinamento per cui è meglio smontare l’attrezzatura e tornare in albergo, ma tutti sono estremamente soddisfatti dell’esperienza.
22 Luglio, la mattinata è dedicata alla visita della città di L’Aquila, guidati da Fabio che ci porta col pullman alla stazione dei treni dove rivedo l’Hotel Posta Rivera Hostel in cui pernottai nel 2008 in occasione di un’iniziativa col planetario itinerante al centro commerciale l’Aquilone, ma anche nel 2009 dovevamo tornare in questa città, questa volta con una mostra sui dinosauri programmata pochi giorni dopo il disastroso sisma e naturalmente annullata.
Fabio ci mostra la vicina Fontana delle 99 cannelle, che secondo la tradizione rappresenterebbero i 99 castelli che nel XIII secolo per volere di Federico II parteciparono alla fondazione dell’Aquila. Tra l’altro ci dice, pare che la pianta della città ricalchi la forma della costellazione dell’Aquila, ribadendo ancora una volta l’interesse del sovrano per l’astronomia. Nel 2009 la fontana ha riportato pochi danni cosa che non si può dire per l’adiacente chiesa di S.Vito e sopratutto per il centro storico ancora inagibile e presidiato dai militari con la cosiddetta zona rossa in cui è vietato l’accesso.
Guardiamo i palazzi e le chiese in rovina camminando lungo Viale Crispi fino a piazza Duomo ed io e la mia famiglia assieme agli altri emiliani del gruppo e al friulano Deni, ci sentiamo accomunati con gli abruzzesi dalla sorte che ci ha visti colpiti chi più chi meno dallo stesso disastro naturale. Fabio si incupisce mentre ci mostra la cosiddetta protesta delle chiavi, in cui gli aquilani provocatoriamente hanno appeso le loro chiavi di casa ad una cancellata in segno di protesta, il governo dice, ci ha dato degli alloggi provvisori ma non esiste nessun piano per ricostruire il centro storico della città…
Con queste amare considerazioni ci spostiamo alla basilica di Santa Maria di Collemaggio, splendida basilica romanica voluta da Pietro da Morrone, divenuto poi papa Celestino V e morto misteriosamente, con una facciata che presenta una bicromia di marmi bianchi e rosa che riprendono il motivo della fontana delle 99 cannelle. Entriamo e notiamo che se la navata principale con il vecchio tetto in legno ha ben resistito al terremoto, la cupola, ricoperta di cemento con un restauro del XIX secolo è invece rovinosamente crollata e si sta celebrando una messa in pratica a cielo aperto.
Fabio ci mostra anche la Porta Santa sul lato nord della chiesa, la prima costruita al mondo al di fuori del Vaticano, mentre Leo e Martina sono attirati da una famigliola di piccoli ricci che si muovono tra i vicini cespugli.
Salutiamo Fabio e la sua professionalità alla pari delle altre guide di NaTourArte e ci apprestiamo per l’ultimo pranzo al nostro hotel.
E’ arrivato il momento dei laboratori nazionali del Gran Sasso dell’INFN ( Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ), il pullman si ferma al check point in cui severissimi guardiani vietano la visita ai laboratori sotterranei a Leo e Martina poichè non hanno raggiunto i 14 anni di età e le disposizioni in materia di sicurezza non ammettono deroghe. Mah! Attendiamo una mezz’oretta l’arrivo di 3 pulmini e della nostra guida Nicola Rossi, un giovane ricercatore che ci conduce ai laboratori esterni, che contengono il centro direzionale, uffici, biblioteca, mensa e sala conferenza, per una presentazione dei laboratori.
Ci accomodiamo nella grande sala purtroppo non climatizzata e in un caldo soffocante ascoltiamo il bravo Nicola che ci spiega attraverso la proiezione di una serie di lucidi ( il videoproiettore non si può usare perchè mancano i computer che nei week end vengono tolti altrimenti qualcuno li potrebbe rubare!…) la storia e le ricerche che si compiono nei laboratori.
Qui ci dice, si fa ricerca di base, ossia si studiano i componenti ultimi della materia, come funzionano le particelle elementari, gli ultimi mattoncini che formano la natura e come si relazionano con le interazioni fondamentali. I laboratori del Gran Sasso, prosegue, nascono da un’idea di Antonino Zichichi che nel 1979 propone al Parlamento italiano il progetto di un grande laboratorio sotterraneo all’interno del tunnel autostradale del Gran Sasso all’epoca in costruzione.
Nel 1982 il progetto viene approvato e nel 1987 la costruzione è completata con 3 grandi sale lunghe 100m, larghe 20m e alte 18m per un volume di 180.000 metri cubi, che ne fanno il laboratorio sotterraneo più grande del mondo. Perchè costruire un laboratorio sotterraneo? Ebbene, incalza Nicola mentre sistema il lucido successivo, la Terra è costantemente bombardata dai raggi cosmici, nuclei di H, He o più pesanti che colpiscono l’atmosfera causando una pioggia di particelle secondarie ( circa 100 particelle per metro quadro al secondo ). In superficie queste costituiscono un rumore di fondo che oscura i rivelatori, mentre la roccia può assorbirne molte realizzando una condizione di “silenzio cosmico”che permette di studiare particelle elementari difficilissime da catturare ed eventi molto rari.
In particolare i 1400m di roccia del Gran Sasso che sovrastano i laboratori, situati a loro volta a 700m s.l.m, costituiscono un ambiente a bassa radioattività naturale, essendo costituiti da roccia sedimentaria molto antica con un basso contenuto di elementi radioattivi come Thorio e Uranio, facilitando le ricerche. Gli studi principali riguardano i neutrini ( ne esistono tre tipi, muonici elettronici e tau ), che hanno carica elettrica nulla e massa vicina allo 0 ( un miliardesimo di quella del protone ) e possono passare attraverso la materia senza interagire , rendendo la loro rilevazione estremamente difficile, ma possibile mediante questo ambiente particolarissimo e appositi rivelatori costituiti da migliaia di tonnellate di materiali speciali suddivisi in 15 appositi esperimenti, in alcuni dei quali si possono vedere anche 100-200 interazioni al giorno.
Si stanno compiendo, ci dice, anche esperimenti sulla materia oscura tentando di rilevare le particelle esotiche che la costituiscono, particelle che interagiscono pochissimo con la materia ordinaria.
A quel punto qualcuno rompe gli indugi:” Ci può dire qualcosa sulla scoperta del Bosone di Higgs?”
Nicola sorride, se la scoperta verrà definitivamente confermata, risponde, si aprirà una nuova era della fisica delle particelle! Grazie ad esperimenti compiuti all’acceleratore LHC di Ginevra pare sia stato scoperto il cosiddetto Campo di Higgs, costituito da bosoni, che trasferiscono massa alle particelle che incontrano, alla pari dei fotoni che invece trasferiscono energia, dando quindi consistenza al Modello Standard, la teoria quantistica dei campi, che descrive 3 delle 4 forze fondamentali ( rimane fuori la gravita’), coerente sia con la meccanica quantistica che con la relatività ristretta.
La teoria spiega il comportamento delle 12 particelle elementari finora scoperte, ovvero 6 tipi di Quark e 6 Leptoni ( tra cui l’elettrone ed il neutrino ), più le particelle mediatrici di queste forze ( il fotone, mediatore dell’interazione elettromagnetica , i bosoni W e Z che mediano la forza debole e i gluoni che mediano quella forte ). Il bosone di Higgs colmerebbe una grossa lacuna spiegando l’origine della massa.
Il caldo della sala e gli argomenti trattati, pur interessantissimi e spiegati in maniera esemplare, hanno purtroppo un effetto soporifero su una parte della platea e Nicola corre ai ripari affrettando le ultime slide e accompagnandoci all’aperto dove i pulmini ci stanno attendendo per la parte più emozionante di questo tour, si entra nei laboratori!
Percorriamo l’autostrada in direzione Teramo attraversando tutti i 10 km di tunnel per uscire dalla parte opposta sotto un acquazzone e rientrando verso L’Aquila di nuovo nel tunnel ma questa volta in direzione contraria. A circa metà del tunnel imbocchiamo una deviazione con il cartello “INFN solo personale autorizzato” e arriviamo davanti a un gigantesco portone di acciaio che si apre lentamente come nei film di James Bond, rivelando l’avveniristico avamposto sotterraneo pieno di tubi, condutture e apparecchiature metalliche con luci intermittenti. Ci vengono fatti indossare caschetti gialli di sicurezza e a piedi seguiamo Nicola che apre via via altre pesanti porte metalliche, a breve distanza un addetto alla sicurezza dei laboratori segue discretamente le nostre mosse.
Anche qui come nelle grotte di Stiffe l’umidita’ è altissima 100% e la temperatura si aggira sui 7-8 gradi.
Siamo immersi nel ronzio e ticchettio dei vari strumenti della prima gigantesca sala e qui Nicola ci mostra l’esperimento Opera a cui non si possono avvicinare persone che hanno pacemaker cardiaci, in quanto è costituito da potenti magneti segnalati da una scritta rossa lampeggiante “magnet on”.
Opera cerca di rilevare le oscillazioni dei neutrini che si trasformano da un tipo ad un altro, in particolare si tenta di trovare neutrini tau da un fascio di neutrini muonici artificiali inviati dal CERN, che vengono raccolti da 2 “supermoduli” da 1300 t costituiti ognuno da 58 piani di rivelatori a scintillatore plastico e da uno spettrometro per muoni, il bersaglio in cui avvengono le interazioni.
Ci sono buoni candidati come neutrini Tau, ci rivela, ma si attendono conferme anche da altri laboratori nel mondo.
La domanda a quel punto sorge spontanea: ” Ma Opera non è il famoso esperimento che aveva dichiarato i neutrini più veloci della luce?”. Già, risponde Nicola, un banale errore di misura dovuto ad un cavo mal messo, scoperto purtroppo qualche mese dopo l’annuncio, che ha comportato una figura non troppo bella del team di Opera e le dimissioni di Antonio Ereditato responsabile del progetto.
No, i neutrini non viaggiano più veloci della luce, come ha confermato la ripetizione dell’esperimento dopo la riparazione del cavo, ammette un po’ deluso Nicola mentre si incammina al secondo esperimento. Si tratta di Borexino che rileva i neutrini di tipo solare ( per lo più elettronici), ovvero quelli emessi dalla nostra stella durante le reazioni di fusione nucleare, grazie ad una gigantesca sfera di nylon di 8,5 m di diametro con 300 t di pseudocumene, un idrocarburo molto trasparente che quando viene colpito da un neutrino emette luce. La sfera è immersa a sua volta in 900 t dello stesso liquido all’interno di una sfera di acciaio di 13,7 m a sua volta immersa in un contenitore d’acciaio con 2400 t di acqua ultrapura.
Vengono rilevati circa 30 neutrini solari al giorno alcuni anche di bassa energia ed il loro studio permetterà di comprendere meglio i processi che avvengono all’interno del sole.
Arriviamo quindi alla sala che contiene l’esperimento ICARUS, proposto da Carlo Rubbia, che attraverso un elevato campo elettrico applicato ad un rilevatore con 600 t di Argon liquido , mantenuto a -186 °C permette di studiare eventi rari ed interazioni tra neutrini emessi da diverse fonti (solari, artificiali, atmosferici, ecc). In futuro la tecnologia di ICARUS contribuirà a chiarire una delle questioni più importanti e fondamentali della fisica,: il decadimento del protone.
Di fianco notiamo anche l’esperimeto LVD, voluto da Zichichi per captare un’altra famiglia di neutrini, quelli emessi dall’esplosione di supernove vicine, l’esperimento è in funzione ininterrottamente da 25 anni, in attesa del lieto evento. E poi gli esperimenti DAMA per investigare la materia oscura attraverso l’uso di rivelatori a scintillazione di elevata radiopurezza e GERDA, con un cuore di Germanio, un semiconduttore i cui neutroni presenti nel nucleo tendono a trasformarsi, se una di queste trasformazioni desse vita ad un decadimento doppio beta senza neutrini, sarebbe confermata la teoria del noto fisico Ettore Majorana, secondo cui il neutrino e l’antineutrino, non avendo carica elettrica, coincidono.
La visita giunge al termine e veniamo riaccompagnati fuori dal tunnel, c’è però il tempo per un’ultima domanda a Nicola, tornando inevitabilmente al Bosone di Higgs, in particolare gli chiediamo quali saranno le ricadute tecnologiche pratiche di questa scoperta sulla vita di tutti i giorni. Nicola sorride e la prende alla lontana. Quando nel 700 venivano studiati i fenomeni elettrici non si sarebbe mai immaginato tutti i benefici e le apparecchiature che oggi sono di uso quotidiano nella nostra società. Stesso dicasi per Guglielmo Marconi e la radio, ma gli esempi potrebbero essere moltissimi.
Ciò significa che è difficile trovare oggi applicazioni pratiche a questa scoperta, che diverranno magari di uso comune fra 100-200 anni, il problema è un altro, quando si operano continui tagli alla ricerca scientifica, come capitato anche di recente all’INFN da parte del governo, non si va’ da nessuna parte e si arresta il progresso, spingendo i neolaureati e le migliori menti a cercare lavoro all’estero. Altri paesi europei ma sopratutto i paesi emergenti danno infatti grande impulso alla ricerca, in particolare a quella scientifica e tecnologica…
Salutiamo Nicola e con questi pensieri torniamo sul nostro pullman in cui Leo e Martina un po’ delusi per le severe restrizioni ci chiedono com’è andata. Raccontando loro ciò che abbiamo visto e mostrando qualche foto, sulla strada del lungo ritorno si pone inevitabile una domanda: ma la curiosità scientifica non sarebbe meglio farla nascere fin da bambini incentivando e agevolando visite come queste anche ai più piccoli? Un tramonto infuocato fa filtrare una luce cremisi all’interno del pullman, molti dormono altri ragionano su questo intenso e splendido week end che ha avuto tante sfaccettature e alimentato altrettante riflessioni.
Le foto astronomiche sono di MAURO CIPRIANI