MAROCCO 2006: LE ULTIME LEONIDI
di Massimiliano Di Giuseppe
Il nostro entusiasmante tour all’inseguimento delle leonidi iniziato nel ’99 all’isola di La Palma e proseguito successivamente in Alta Provenza, Cina e Arizona, arriva quest’anno alla sua ultima tappa in Marocco.
Secondo gli studi degli astronomi Asher e Mc Naught, infatti, un picco di un centinaio di meteore è previsto la mattina del 19 Novembre alle 4.45 TU, quando la Terra lambirà una nube di meteoroidi rilasciata dalla cometa Tempel Tuttle nel 1932 e le zone privilegiate per l’osservazione del fenomeno saranno l’ovest dell’Europa e dell’Africa.
Dopo una consultazione delle statistiche meteo e della logistica, il Gruppo Astrofili Columbia di Ferrara, in collaborazione con la rivista Coelum, l’agenzia viaggi CTM Robintur e la Coop Camelot, organizza un viaggio in Marocco per l’osservazione delle leonidi dai monti dell’Atlante.
Alla partenza, prevista per il 15 Novembre si raccolgono una ventina di partecipanti: oltre al sottoscritto, Ferruccio Zanotti e Arianna Ruzza del Columbia, i veterani Carlo Muccini, Franca Baldecchi, Giorgio Bernaschi, Maria Gabriella Mungai, Ellen Pokutova, Sergio Piredda, Giuseppe Michelini, Liliane Tiar, Carlo Pampaloni, Luciana Biagioli, Paolo Minafra, Maurilio Grassi, Esther Dembitzer e i nuovi arrivati Roberto Comi, Anna Brutini, Daniela Guerra, Alberto Bistarelli, Vanna Civolani ed Ermanno Antonio Uccelli.
La destinazione è Marrakech, che raggiungiamo in nottata dopo un breve scalo a Casablanca. L’indomani , con amara sorpresa veniamo salutati da un cielo plumbeo e piovigginoso e temiamo di dover compiere mirabolanti corse per inseguire il sereno come già accaduto in passato per poter assistere allo spettacolo delle leonidi.
La giornata trascorre sotto l’ombrello e gli impermeabili nella visita della famosa città, guidati dal nostro prezioso Samir, che ci accompagna alle tombe Saadiane, al palazzo della Bahia, con i suoi portali multipli che impediscono la visuale dall’esterno e alla Medersa Ben Youssef antica scuola coranica con le sue decorazioni in stucchi e legno di cedro.
Al pomeriggio, mentre ci spostiamo ai giardini della Menara, notiamo, oltre le possenti mura color ocra che circondano la città, lo sfondo della catena dell’Atlante, su cui si addensano nuvoloni grigi che imbiancano di neve le sue cime più alte.
Samir ci dice che i prossimi giorni se il cielo è sereno vedremo paesaggi bellissimi, Insciallah! Già, speriamo…
Dopo una visita al caotico souk ci tuffiamo nell’affollatissima piazza Djemaa el Fna, la più conosciuta del Maghreb, con i caratteristici cantastorie, circondati da una calca di spettatori e file e file di chioschi che preparano cibi all’aperto sullo sfondo del minareto della moschea Koutoubia.
Ci godiamo lo spettacolo da uno dei tanti caffè adibiti a terrazza, sorseggiando il tipico tè alla menta.
Concludono la serata la cena e lo spettacolo folkloristico equestre al ristorante Chez Alì sotto le tende berbere, mentre la pioggia continua a cadere…
L’indomani, venerdì 17, ci svegliamo nuovamente sotto un cielo nuvoloso, ma qualche timido squarcio si sta aprendo alimentando qualche speranza per il primo monitoraggio delle leonidi previsto in serata.
Fuori dall’hotel ci attendono le jeep che dovranno condurci attraverso il passo Tizi-n-Tichka a 2260m arrampicandosi sulle cime dell’alto Atlante.
Finalmente, man mano che si sale le nubi si diradano lasciando spazio ad un cielo blu limpidissimo, che ci fa godere al meglio i colori di un paesaggio al di sopra di ogni aspettativa.
Le montagne, ricoperte di foreste di pini e lecci a quote più basse, diventano ora brulle e aspre, con tutta una gamma di tonalità dal bruno al rosso acceso, mentre sulle cime campeggia il candore della neve caduta il giorno prima. Il paesaggio cambia rapidamente e ad ogni tornante ci aspetta un’emozione diversa fino alla splendida strada sterrata che conduce alla Kasbah di Telouet sul cui terrazzo diroccato posiamo per una doverosa foto di gruppo, immersi nel silenzio e nella magia della vallata.
Percorriamo poi una pista che scende verso l’Ouadi Maleh e sostiamo per il pranzo in un ristorante da cui si gode dello spettacolo impagabile offerto dalla Kasbah di Ait Ben Haddou, la più famosa e meglio conservata del Marocco, utilizzata come set cinematografico di svariati film, da Lawrence d’Arabia, a Gesù di Nazareth, fino al recente Gladiatore.
Per raggiungerla affrontiamo un guado a dorso di mulo e ci arrampichiamo poi fino alla sommità, percorrendo vicoli semi deserti e assistendo ad un tramonto, degna conclusione di questa giornata memorabile. Arriviamo quando ormai è buio alla cittadina di Boumalne, nella vallata di Dades e scarichiamo i bagagli e l’attrezzatura astronomica nel caratteristico Hotel Kasbah Tizzarouine, a cui facciamo spegnere le poche luci per poter effettuare le prime osservazioni sotto il meraviglioso cielo del Marocco.
Comodamente sdraiati sui lettini della piscina dell’hotel, ma equipaggiati con l’attrezzatura invernale, vista la prevedibile temperatura rigida ( siamo a 1600m di quota ), iniziamo il nostro monitoraggio dalle 22.00 all’1,00 circa, in un cielo con magnitudine limite 6.5 e un’evidente via lattea invernale, osservando tuttavia soltanto qualche Tauride e svariate sporadiche.
E arriviamo quindi alla giornata clou, il 18 Novembre, per la notte è infatti previsto il massimo di attività delle Leonidi e siamo tutti ansiosi di scoprire se questo incredibile sciame di meteore sarà in grado di regalarci ancora qualche emozione. In mattinata visitiamo le impressionanti gole di Dades e di Todra, muraglie di roccia alte più di 300m, scavate da un fiume burrascoso alimentato dalle recenti piogge, che hanno in parte fatto franare la strada rendendo impraticabile il tratto che doveva farci salire fino a 2800m.
Ripieghiamo con una visita ad una tipica casa marocchina, ad una berbera e al souk di Tineghir e infine nel corso della cena nell’hotel Kezni Boughafer, procediamo con Samir nella definizione degli ultimi dettagli per l’importante serata osservativa, visto che il cielo fortunatamente si è mantenuto limpidissimo.
Partiranno due gruppi, il primo osserverà tutta notte partendo in jeep alle 22.00, verso un luogo remoto lungo la valle di Dades, precedentemente individuato dagli autisti, il secondo partirà alle 3.00, per assistere unicamente al picco previsto sul fare dell’alba.
Naturalmente io faccio parte dell’avanguardia, assieme a Ferruccio, i due Carli, Franca, Giorgio, Esther, Ellen e Sergio e dopo aver percorso per una ventina di minuti una pista sterrata, scesi dalle jeep, ci accoglie un cielo fantastico e naturalmente un freddo pungente, visto che ci siamo mantenuti più o meno alla stessa quota della sera precedente. Venendo incontro alle nostre esigenze, Samir fa montare alcune tende come riparo , per chi non ce la facesse a reggere tutta notte e lui stesso rimane con noi assieme agli autisti. Monto il fedele Dobson da 25 cm e anche gli altri predispongono gli strumenti.
Mentre gli oggetti più famosi del cielo invernale sollevano esclamazioni di stupore fra i partecipanti, per la ricchezza di dettagli mostrati, e altri meno famosi come la nebulosa diffusa NGC 1579 in Perseo e la IC 405 nell’Auriga, si rendono visibili senza filtri, le Leonidi non si fanno attendere e già dalla mezzanotte iniziano a comparire, anche se in numero inferiore rispetto alle Tauridi, con una frequenza vicina a quella standard di 10-15 all’ora.
Appaiono velocissime, spesso a grappoli, ma non troppo luminose, più deboli della magnitudine 1 e senza scia persistente. La situazione non cambia sostanzialmente col trascorrere delle ore e qualcuno cede alla stanchezza sui materassini o dentro le tende. Orione, che fino ad allora aveva troneggiato sulle montagne dell’Atlante, comincia a declinare assieme alla Lepre alla Colomba, al Bulino, all’Orologio e a Canopo, mentre ad est si leva sempre più decisa la luce zodiacale.
Veniamo ridestati dall’ibernazione da alcuni fasci di luce in movimento all’orizzonte: sono i fari delle jeep con il resto del gruppo in avvicinamento. Il loro arrivo, verso le 4,00 TU, coincide con un primo aumento di attività dello sciame e dalle 4.40 alle 5.20 TU contiamo 80 leonidi, in 10 osservatori, ovvero un tasso orario di almeno 2 al minuto, che coincide piuttosto bene con le 120 all’ora delle previsioni.
Aumentano anche quelle più luminose e fra una leonide e l’altra si fa strada la stazione spaziale internazionale, che vediamo transitare sulle nostre teste luminosissima attorno alle 5.30.
Beppe e Liliane, che ricordano il pirotecnico spettacolo osservato in Cina nel 2001, e Paolo quello del 2002 in Arizona, sorridono di fronte all’entusiasmo mostrato da alcuni del gruppo, tuttavia non bisogna dimenticare che queste, salvo sorprese, saranno le nostre ultime leonidi di una certa consistenza, visto che le previsioni per i prossimi passaggi al perielio della cometa progenitrice, almeno fino al 2099, sono piuttosto pessimistici. Sorge un sottilissimo spicchio di Luna calante e l’alba tinge di rosa lo spiazzo delle nostre osservazioni, un Samir infreddolito ordina lo smontaggio del campo prima di riportarci qualche ora in albergo.
Il giorno dopo attraversiamo oasi lussureggianti e palmeti fino ad Erfoud, ed infine mentre il paesaggio cambia nuovamente, giungiamo alle spettacolari dune di Merzouga, nelle cui vicinanze è allestito il campo tendato “La belle etoile”, un nome, una garanzia. Non facciamo in tempo a scaricare i bagagli che ci ritroviamo su un dromedario, pronti per risalire le dune ed ammirare il tramonto tra le sabbie dorate del deserto.
La cena, naturalmente a base di Tajine e couscous, è seguita da canti e balli tribali sotto la tenda-mensa a cui si uniscono svariati componenti della spedizione e poi, per i più stoici, il cielo si offre direttamente da un terrazzo panoramico, superlativo come le sere precedenti.
Il giorno dopo abbandoniamo il campo tendato e ci dirigiamo prima ad Alnif, famosa per i suoi fossili, poi all’oasi di Tazzarine e infine,costeggiando la valle del Draa, giungiamo in serata a Zagora attraverso una pista che ci fa scoprire villaggi polverosi e pieni di bambini.
Dopo cena, ancora una volta ci si divide: alcuni provano l’hammam, il bagno tradizionale, altri le osservazioni astronomiche, accompagnati in jeep fuori dal paese, per un ultimo assaggio del cielo marocchino. Il giorno 21 ripercorriamo a ritroso la valle del Draa, fermandoci per il pranzo a Ouarzazate, al sontuoso hotel Le Meridien Berbère Palace, non distante dagli studi cinematografici Atlas Corporation Studios ed infine torniamo a Marrakech in attesa del volo per l’Italia previsto l’indomani, felici e soddisfatti per aver seguito con successo anche quest’ultimo colpo di coda delle leonidi..