GIORDANIA 2010: UNA COMETA AL WADI RUM di Massimiliano Di Giuseppe
Composizione video realizzata da Enrico Castiglia:
Coelum viaggi vola in Giordania dal 28 Settembre al 5 Ottobre 2010 con una spedizione di 37 partecipanti, per una viaggio alla scoperta di questa terra e dei suoi tesori e naturalmente per osservazioni astronomiche dal deserto.
Il viaggio è come di consueto organizzato assieme alla Coop Camelot, The Lunar Society Italia e l’agenzia Robintur.
Questo l’elenco dei partecipanti: da Ferrara si uniscono al sottoscritto e a Ferruccio Zanotti, Mauro Tralli e Ombretta Berti, ci raggiungono da Bari l’immancabile Paolo Minafra presidente della Lunar Society accompagnato da Rosaria Colaleo, ritroviamo i veterani Diego Pizzinat , Viviana Beltrandi, Giancarlo Mondini e Maria Rosa Marri da Imola, Bruno Giacomozzi da Bolzano, Enrico Castiglia in compagnia del figlio Umberto da Torino, Vittoria Savorelli da Bologna, i romani Carlo Muccini e Franca Baldecchi, Giorgio Motta e Maurizia Negri da Este (PD), Fausto Ballardini da Ravenna e i nuovi arrivati Bruna Orioli, Giuseppe Mantellini, Paolo Paita, Giulia Compiano, Giacomina Bergamaschi, Roberto Iorio, Giovanni Vitali, Loredana Giampietri, Anselmo Nervetti, Marco Ferrari, Maria Salvatora Cossu, Francesca Romana Grasso, Davide Bartolini, Adriana Cinti, Diego Marzo, Cristina Oliva, Lia Pallone e Antonietta Guida.
Il volo da Bologna è tranquillo ed arriviamo ad Aqaba in Giordania sulle coste del Mar Rosso alle 17.30 locali , ma una volta scesi dall’aereo veniamo accolti da un vento caldissimo e soffocante ( la temperatura è di 39°) e boccheggiamo stralunati fino al Terminal in cui raccogliamo i bagagli.
Il Dobson da 25 cm, fedele compagno di viaggi passa inosservato la dogana mentre hanno qualche problema Bruno ed Enrico con la loro strumentazione astronomica al seguito. Dopo qualche attimo di comprensibile tensione la cosa si risolve ed anche loro entrano ufficialmente in territorio giordano.
Sul pullman ci accoglie Ziad, la nostra guida, un personaggio estremamente caratteristico, che ci dice di chiamarlo per comodità Zio Aldo . Egli è stato la guida di 2 papi e del presidente Ciampi e spera di riuscire a trasmetterci nel corso del viaggio la passione per la sua terra.
Arriviamo quindi al nostro albergo, l’Aqaba Gulf Hotel e dopo cena ci incontriamo nella sala riunioni con le 2 ragazze del Turchese, nostro tour operator, che ci spiegano il programma dei prossimi giorni.
Fa il suo ingresso poco dopo Ziad, che si esibisce in una lunghissima celebrazione delle bellezze che avremo la fortuna di vedere e che lui ci spiegherà con dovizia di particolari, storici, biblici e architettonici.
Ci ritroviamo in pochi a fare un giretto serale per Aqaba e poi ci ritiriamo nelle nostre stanze.
La mattina del giorno 29 Settembre il pullman ci aspetta per il nostro trasferimento ad Amman, capitale della Giordania, ma lungo la strada è prevista una sosta sulle rive del Mar Morto, la più imponente depressione della crosta terrestre, che sprofonda addirittura per 400 m sotto il livello del mare. Nel corso del tragitto Ziad inizia a raccontarci passi del Vecchio Testamento ambientandoli via via nei territori che attraversiamo: “Qui” ci dice, “pascolava il suo gregge Abramo.” “ Qui sorgevano Sodoma e Gomorra!”” E quel pinnacolo di roccia lassu’ è Lilith, trasformata in una statua di sale!”. Ci fermiamo per una foto dall’alto all’azzurrissimo Mar Morto, in una isolata piazzola lungo la strada tortuosa che lentamente si sta abbassando verso il mare.
Arrivati ad uno stabilimento balneare ci dividiamo in 2 gruppi: alcuni decidono di rilassarsi subito nelle acque del Mar Morto, altri faranno prima una tappa alla vicina Betania, il luogo in cui secondo la tradizione Gesù fu battezzato da Giovanni sulle rive del fiume Giordano.
Io decido di aggregarmi a questi ultimi. Ci addentriamo così nella valle del Giordano e Ziad ci indica lontano sulle montagne le guglie e i minareti di Gerusalemme e più in basso Jerico e i Territori Autonomi Palestinesi. Betania, inaccessibile fino al 1998, ha dato luogo a ritrovamenti di ben 11 chiese, 5 fonti e piscine battesimali. Quasi tutte le religioni cristiane hanno riconosciuto l’autenticità del sito e qui sono state edificate e sono in progetto una serie di chiese di differenti confessioni cristiane.
Passiamo accanto ad una chiesa ortodossa con bellissima cupola dorata. Qui si trova anche la collina da cui il profeta Elia salì al cielo con un carro di fuoco ( argomento molto caro agli ufologi ). I ritrovamenti principali sono i resti di una basilica collegata al livello dell’acqua da una scala monumentale. Seguendo un sentiero tra le tamerici arriviamo al Giordano, oggi ridotto ad un modesto fiumiciattolo e alcuni di noi decidono di immergervi i piedi.
La riva israeliana, con tanto di bandiera è lì a pochi passi, ma non c’è traccia di militari e la pace è completa.
Raggiungiamo quindi il resto del gruppo sul Mar Morto e qui proviamo l’emozione come nel 2005 a Capo Verde, di rimanere a galla nelle acque ipersaline ( salinità superiore al 20%), che rendono impossibile ogni forma di vita animale e vegetale. Tutti sfoggiano il cappello da cow boy gentile omaggio di Paolo per difenderci dal caldo feroce e ci fotografiamo e riprendiamo a vicenda mentre galleggiamo improbabili in questo luogo ameno.
Dopo pranzo proseguiamo il viaggio ed arriviamo sul fare del tramonto al Wadi Es Sir, per la visita al sito archeologico di Iraq el Amir in cui osserviamo i resti del palazzo di Qasr al Abd, risalente al 175 a.C., della famiglia dei Tobiadi, su cui è possibile ammirare le figure scolpite di 2 grandi felini.
Il caratteristico fischio di Ziad ci raduna per l’ultima tappa, Amman, una tipica grande città araba, in cui il traffico è tuttavia meno intenso e rumoroso rispetto ad altre già sperimentate. Veniamo condotti al Grand Palace Hotel con camere veramente comode e spaziose e cucina ottima. In completo relax monto il Dobson e poi raggiungo gli altri per la cena e per il dopo cena, organizzato da Dora e Francesca, che si improvvisano guide per le vie di Amman portandoci a bere qualcosa in un locale all’aperto.
Il 30 Settembre siamo di buon’ora sul pullman diretti ad Ajlun e al famoso castello arabo di Qaalat al Rabad, noto come la fortezza di Saladino. In realtà fu edificato nel 1184 dal nipote di Saladino Izz al Din Usamah, per vigilare sull’avanzata dei crociati, grazie alla sua posizione strategica a 1250 m con vista che spazia dalla valle del Giordano alle montagne della Galilea. La spedizione si addentra nei suggestivi corridoi del castello semi diroccato fin sulla cima della torre per godersi il panorama.
Ci aspetta ora il pezzo forte della giornata: le rovine romane di Jerash. Si tratta dell’antica città di Gerasa, il cui nome significa ciliegia ( frutti che qui crescevano abbondanti ai tempi dei romani) che si è preservata in ottimo stato di conservazione, protetta per lunghi secoli da sabbia e terra e oggetto di un paziente e proficuo lavoro di restauro.
Sebbene l’area archeologica riportata alla luce sia solo una minima parte di quella complessiva, i colori delle pietre, l’eleganza dei templi e dei teatri ci stupiscono. Sotto un sole implacabile attraversiamo l’Arco di Adriano ( simile a quello di Leptis Magna visto in Libia) e poi visitiamo la piazza ovale, l’ippodromo, il tempio di Zeus e di Artemide, la via ciottolata con ancora i solchi dei carri, il Cardo Maximus ed il teatro Sud e Nord. Nel 500 d.C. qui furono edificate diverse chiese bizantine ( S:Giovanni, S:Giorgio, SS Cosma e Damiano, Vescovo Genesio) e Ziad ci indica per terra svariate tessere dei mosaici.
Accaldati e distrutti dal lungo peregrinare ci fermiamo a pranzo in un locale caratteristico in cui ci viene servita la “capovolta”, un tipico piatto giordano a base di riso carne e cous cous.
Nel tardo pomeriggio rientriamo ad Amman fermandoci a fare qualche foto alla moschea azzurra di Al Malik Abdullah, accanto alla quale sorge una chiesa cristiana Copta e Ziad ci fa notare la contemporanea presenza in prospettiva della mezzaluna e della croce cristiana.
La serata si conclude in albergo e tramonta da subito la possibilità di compiere osservazioni astronomiche visto che ci si dovrebbe allontanare di più di 100 km dalla città per trovare un luogo buio e nessuno se la sente dopo una giornata così impegnativa.
Il giorno 1 Ottobre, il mattino è dedicato alla visita di Amman a partire dalla Cittadella, la parte alta della città. Da lì si può capire il soprannome “città bianca” che possiede Amman dato dal colore dei tetti delle case e tra queste spicca l’asta di ben 126 m con la bandiera giordana.
Sulla cittadella si trovano i resti romani del Tempio di Ercole, costruito in onore dell’imperatore Marco Aurelio sul luogo di un tempio preesistente dedicato alla divinità ammonita Melkon. Nelle vicinanze si trovano i resti di una chiesa bizantina, della moschea di Abu Darwish e del palazzo di Al Qasr.
E poi l’importante museo archeologico in cui sono conservate le statue antropomorfe di Ayn Ghazal, bicefale con occhi inquietanti risalenti al 7000 a.C, enormi sarcofagi in terracotta e alcuni “rotoli del Mar Morto”, una parte dell’importante ritrovamento avvenuto a Qumran in Cisgiordania. Ritrovati in grotte nei pressi del Mar Morto, erano manoscritti su fogli di pergamena di rame e di pelle appartenuti alla setta degli Esseni. Parlano di controversi temi religiosi e di un favoloso tesoro nascosto tra Hebron e Nablus.
Ci spostiamo poi alla città bassa in cui visitiamo il teatro romano, dove Giovanni e Rosaria si esibiscono in un trionfale “Nessun dorma”.
Il pomeriggio è dedicato ai castelli del VII secolo degli Omayyadi : iniziamo con la fortezza di Al Azraq a 200 km dal confine con l’Iraq e facciamo tutti una foto sotto il cartello che segnala l’inquietante distanza dal martoriato territorio iracheno. Ziad ci rivela che è nato nelle vicinanze, egli è infatti di origine beduina, questo il nome dei nomadi di queste terre.
La fortezza di Al Azraq è di origine romana e deve il suo nome ai Drusi insediati qui nel 191 d.C. dalla Siria. Un tempo questa zona era ricca d’acqua, fatto testimoniato da numerose sculture raffiguranti pesci e scene di pesca, ma oggi questa risorsa si è ridotta drasticamente, limitata alla riserva naturale di Shawmari e Wetland Reserve. Entriamo dall’imponente portone di pietra e impariamo che qui nel 1917 fissò il suo quartier generale Lawrence d’Arabia prima della battaglia di Aqaba.
Dopo pranzo ci rechiamo sulla strada del ritorno alla fortezza di Amrah, un raro documento di epoca islamica con i suoi interni a volta ricoperti di affreschi con oltre 250 figure umane e animali, si rivela particolarmente interessante la cupola della sala dell’hammam dove è raffigurata una mappa celeste che riproduce l’emisfero nord con le costellazioni dello zodiaco e i personaggi della mitologia greco-romana.
A 15 km da Amrah arriviamo col sole al tramonto al fortino di Kaharanah, che sorge isolato in mezzo al deserto, una maestosa fortezza-caravanserraglio in ottimo stato di conservazione. La spedizione si disperde lungo le scale e i vari piani dell’edificio e anche stasera, pernottando per l’ultima volta ad Amman, rinunciamo alle osservazioni.
Il 2 Ottobre abbandoniamo la capitale per raggiungere il Monte Nebo sulla cui sommità secondo il racconto biblico si trova la tomba di Mosè. Dal 2008 sono in corso lavori di restauro della chiesa che ospita la tomba e non è possibile accedervi e tutti i mosaici sono stati rimossi per esservi ricollocati dopo i lavori.
Visitiamo alcuni di questi mosaici esposti sotto una struttura provvisoria. In questo luogo ci racconta Ziad, accompagnò Giovanni Paolo II e mentre parla e ci mostra il parapetto panoramico da cui si affacciò, emerge l’emozione e il rispetto della nostra guida per questo papa.
Purtroppo noi non riusciamo a godere del panorama sulla valle del Giordano a causa di una densa foschia e della polvere sollevata dal vento, peccato.
Proseguiamo per Madaba in cui visitiamo la bella chiesa ortodossa di S.Giorgio che conserva un mosaico raffigurante la Palestina, risalente al 560 d.C. Un eccezionale documento di geografia biblica. Senza pausa partiamo per la città fortificata di Kerak, dopo aver attraversato la splendida strada dei Re, che si snoda tra gli stupendi canyon del Wadi Mujib.
La cittadella, costruita dai crociati, fu espugnata nel 1189 da Saladino e qui ci addentriamo negli stretti e bui corridoi alla ricerca di un po’ di refrigerio dall’opprimente arsura.
Nel lungo viaggio pomeridiano verso il Wadi Rum, nostra prossima meta, Ziad ci rifocilla con un po’ di generi di conforto: prima di tutto ci lancia delle enormi piade ( una arriva in testa a Diego di Torino ), il loro pane chiamato Aysh , biscotti con pistacchio, sesamo e miele e dolcissimi datteri.
Alle 21.00 finalmente arriviamo al nostro campo tendato, il Captain’s desert camp e prendiamo possesso nel buio delle nostre tende, ai piedi di un massiccio montuoso molto scenografico, simile a quello algerino della località di Tamrit, in cui sostammo nel 2007. Ceniamo e poi raduniamo il nostro gruppo per una serata di riconoscimento delle costellazioni con il laser. Stasera non è il caso di scomodare il Dobson il cielo è piuttosto opaco, a causa della polvere in sospensione e dobbiamo capire le reali potenzialità del luogo.
L’inquinamento luminoso è piuttosto evidente lungo l’orizzonte ( la zona è più antropizzata del previsto ), ma la cosa che più sconcerta è il continuo andirivieni di auto e camion sulla pista accanto al nostro campo con conseguente abbagliamento e sollevamento di polvere.
Solo Carlo sfodera il suo rifrattore Borg ED da 101 mm, mostrando i principali oggetti del cielo autunnale ad un interessato pubblico. Il giorno dopo 3 Ottobre l’intera giornata è dedicata all’esplorazione del Wadi Rum in jeep cassonata con tettoia all’esterno. Tra buchi e sobbalzi ci addentriamo in uno splendido paesaggio fatto di dune e torri di arenaria, con guglie e pinnacoli che dominano i letti di antichi fiumi completamente prosciugati.
Il tutto è molto simile all’Acacus libico. Osserviamo incisioni e pitture rupestri risalenti al 4000 a. C. nel corso di svariate tappe, saliamo su una scenografica duna di sabbia rossa e sorseggiamo il te’ sotto una tenda beduina.
Dopo il pranzo, preparato dai nostri cuochi al seguito, le nostre jeep ci conducono ad ammirare archi di roccia ed altre a forma di fungo, poi infine ci godiamo il tramonto dalla cima di una rupe tentando con scarso esito il green flash, anche stavolta il cielo non lo consente.
Tornando al campo abbiamo la gradita sorpresa delle ragazze di DonnAvventura, che hanno fatto tappa al nostro campo nel corso del loro tour.
Ma le sorprese non sono finite, infatti, dopo una doverosa doccia, troviamo Ziad che ci avverte che ha contattato gli astrofili di Aqaba per farci incontrare e realizzare un insolito gemellaggio.
Per lui è un momento solenne e offre da bere a tutti e ci fa preparare una cena a base di agnello cotto sotto la sabbia in una tipica ricetta giordana. Ci presenta pure il direttore del campo che si dice onorato di fare la nostra conoscenza. La serata è estremamente allegra con balli che contagiano tutta la spedizione. All’arrivo degli astrofili giordani dell’Aqaba Astronomy Association, capitanati dal loro presidente Emad Qasaymeh, Francesca con il suo perfetto inglese si offre di farci da interprete e dopo i saluti di rito ci accomodiamo.
Sono tutti curiosi di vedere la nostra strumentazione al seguito ed in particolare il vecchio Dobson suscita l’ammirazione del capo delegazione che lo trova uno strumento semplice ma allo stesso tempo efficace e sopratutto comodo da portare in viaggio.
I Giordani ci spiegano che hanno intenzione di realizzare un osservatorio, probabilmente al Wadi Rum, con lo scopo di avvicinare il pubblico all’astronomia, un po’ come accade agli astrofili nostrani.
Il cielo è leggermente migliorato rispetto alla sera precedente e osserviamo assieme a loro svariati oggetti ( h e X Persei, M15 in Pegaso, M27 nella Volpetta, le Pleiadi, ecc ), sia al Dobson che al rifrattore William Optics di Enrico. Tutto il nostro gruppo prova quindi l’esperienza dell’osservazione del cielo dal deserto e ogni tanto qualcuno lancia un grido: “una meteora! “, “si vede la Via Lattea! Si uniscono a noi anche le ragazze di DonnAvventura, ma non possono rimanere molto visto l’impegnativa tabella di marcia del loro percorso. Ziad non si capacita di come siamo riusciti a fare entrare la nostra voluminosa strumentazione in Giordania e si mette pure lui entusiasta in coda all’oculare, tornerà poco dopo con bicchieri e liquore all’anice per un doveroso brindisi!
In queste sere è visibile una cometa la 10 3P Hartley 2, di magnitudine 5,5 che viene puntata prontamente dai vari strumenti, rivelandosi un oggetto sfumato e tondeggiante. Questa cometa verrà raggiunta il mese successivo dalla sonda americana Deep Impact, che la sorvolerà a breve distanza . Ferruccio le fa una foto e risulteranno particolarmente spettacolari quelle che contengono anche elementi del paesaggio.
Nel frattempo riesco ad intravvedere col Dobson la nebulosa Pac Man, ovvero NGC 281 in Cassipoea, una nebulosa diffusa di 25’x30′ di dimensioni, che circonda l’ammasso aperto IC 1590 e che vanno ad arricchire il mio personale bottino di oggetti deep sky.
Il mattino dopo 4 Ottobre partiamo per Petra abbandonando il Wadi Rum e passando accanto ai” 7 Pilastri della saggezza”, 7 pinnacoli rocciosi che danno il nome al libro scritto da Lawrence d’Arabia ed in seguito al film con Omar Sharif. Giovanni indossa la Kefiah, il tipico copricapo giordano e lungo la strada ci fermiamo a guardare da lontano su una montagna la tomba di Aronne, fratello di Mosè.
Arriviamo quindi al sito archeologico per eccellenza di tutta la Giordania: Petra, la “ città rosa”, già visitata dal sottoscritto nel corso del viaggio a Taba sul Mar Rosso nel Novembre 2008 . E’ ancora una volta emozionante percorrere la stretta gola ( as Siq), tra le due ripide pareti multicolori di arenaria e arrivare improvvisamente dinanzi alla facciata con colonne dell’Al Kheznah, il “tesoro del faraone” ( la tradizione vuole che questo monastero nasconda un tesoro ), il monumento più famoso di Petra. Qui nel I secolo a. C. viveva il popolo dei Nabatei, che si ispirò nella costruzione di questa incredibile città all’arte ellenistica, ma con la differenza di scavare i monumenti direttamente nelle pareti della roccia e di introdurre l’elemento architettonico della cupola. Sulla collina di Al Khubtah sono scolpiti dall’alto verso il basso altri monumenti e tombe come il “Tribunale”.
Durante l’annessione romana da parte di Traiano fu rifatta la via colonnata, il grande tempio e il palazzo della figlia del faraone. Per secoli poi, della città vennero perse le tracce e venne riscoperta soltanto nel 1812 dall’archeologo Johan Ludwig Burckhandt.
Lungo la strada, prima di pranzo, riposiamo un attimo all’ombra di un centenario albero dell’incenso, che ci ricorda che questo paese era toccato dall’antica Via dell’Incenso, che passava anche per gli odierni Oman e Yemen. Poi assieme a Bruno, Francesca, Dora, Paolo, Rosaria e Ombretta, decidiamo di salire i 7000 gradini che portano al “Monastero”, una copia più grande e imponente,( la facciata del triclinium misura infatti 50 m di altezza 40m di larghezza) del più famoso “tesoro”.
E’ grandioso, scolpito su una montagna di fronte ad un ampio spiazzo e qui il colore dominante è il giallo rispetto al rosa. Seguiamo poi il sentiero che salendo ci porta al Gebel ad Dayr, un punto panoramico da cui si gode di una spettacolare veduta sulla catena montuosa, sullo uadi al -Arabah e sul monastero sottostante; il luogo adatto per una foto di gruppo.
Ritorniamo al pullman che ci riporta ad Aqaba dove si conclude il nostro impegnativo ed interessante tour. Dopo cena rivediamo come ci avevano promesso, gli astrofili giordani e ci salutiamo promettendo di rimanere in contatto, magari con qualche collaborazione.
Il mattino del 5 Ottobre passa in completo relax in piscina, poi un ottimo pranzo a base di pesce in un vicino ristorante e infine Ziad ci accompagna in aeroporto salutandoci commosso, ha imparato un sacco di cose dal nostro gruppo ed è rimasto veramente affascinato dai nostri telescopi. Si congeda da noi con un ultimo lunghissimo e pluritonale fischio. Grazie Ziad.
Grazie Ferruccio! E’ bellissima
Grazie a te e a tutti quanti per aver partecipato a questa fantastica esperienza…
Ferruccio
MERAVIGLIA……..alla prossima in Namibia?
Certoooo… 😉
grazie grazie grazie..un bacio a tutti (o quasi :-))
rosaria
è stato bellissimo rivivere ogni singolo istante attraverso le parole del racconto… indimenticabile
vi abbraccio forte
fracesca
bello il viaggio e ottima la compagnia!!!
Siamo appena rientrati dal tour della Giordania. Ziad era la nostra guida e rileggendo il vostro diario è stato come ripercorrere il nostro tour appena concluso
io e mio marito siamo andati in Giordania la prima settimana di ottobre 2013 la nostra guida era Ziad, proprio oggi, a pranzo da amici, abbiamo rivisto le foto…. che nostalgia! poi con una guida come Zio Aldo è stato un viaggio ancora più ”completo”, credere o non credere! come siamo risaliti in pulman rientrando dalla bellissima Petra, Ziad ha recitato una poesia scritta da lui, non ho preso nota e su internet non l’ho trovata, mi dispiace. nella poesia l’autore esaltava la bellezza di Petra come fosse una bella signora e gli chiedeva scusa se non era riuscito a proteggerla come meriterebbe…. la poesia veniva recitata con un sottofondo di musica classica giordana, credetemi, commovente mi ha toccato le corde del cuore.
storia giusta al posto giusto. ANDATE IN GIORDANIA ciao a tutti quelli che mi leggono