di Massimiliano Di Giuseppe
Come è diventata ormai una tradizione, Esploriamo l’Universo anche quest’anno si appresta a compiere un viaggio in terre nordiche a caccia di aurore boreali con la collaborazione di Gattinoni-Robintur. La meta ancora una volta è la Norvegia, in particolare Capo Nord, che nel 2017 in occasione di un viaggio analogo non siamo riusciti a visitare a causa del meteo avverso. E’ arrivato il momento di riprovarci! E così attorno alle 5 di mattina dell’8 Marzo mi preparo a caricare in auto a Ferrara Liliana Romani una nuova e simpatica partecipante e successivamente a Modena Maria Civetta, con noi nell’ultimo viaggio in USA per l’eclisse anulare di sole, la nostra destinazione è l’aeroporto di Malpensa, che raggiungiamo attorno alle 8.00 con un buon margine di tempo che ci consente una comoda colazione.
Poco dopo ci incontriamo con la storica Esther Dembitzer e le altre consolidate conoscenze Rosanna Montecchi e Liana Minelli, poi Antonia Gallus e Massimo Levati conosciuti a Ottobre a Fidenza ad un mio concerto dei Queenvision e di seguito i nuovi Giovanni Barbieri, Monica Mati, Vittorio Moretti, Mariella Romeo, Ettore Corradini, Carla Teggi, Emy Passerini, Miriam Andreani, Monica Francieri, Maria Rita Zennaro, Manuela Sirocchi, Luciana e Alessandra Tompetrini.
Il volo della Scandinavian è preciso e puntuale e alle 15.30 siamo ad Oslo, accolti dalla nostra guida Enrica che ci porta all’hotel Radisson Blu Plaza, una moderna ed elegante struttura in cui alloggiammo nel 2015 nel corso del viaggio alle mitiche isole Svalbard in occasione di un’eclisse totale di sole. Enrica, dell’agenzia Tumlare ci aiuta con la laboriosa procedura della registrazione delle camere e poi si accommiata, abbiamo il pomeriggio e la serata libera. La giornata è limpida e soleggiata, poca neve e caldo anomalo come ormai è diventata una consuetudine negli ultimi anni, purtroppo… E’ un piacere tuttavia notare in questa città lo scarso inquinamento dei gas di scarico delle auto e altri mezzi di trasporto, che qui infatti per la stragrande maggioranza sono di tipo elettrico ed è sorprendente respirare un’aria leggera non proprio comune nelle metropoli.
Ci dividiamo per musei e ristoranti, io Esther, Ettore, Carla, Maria, Liliana, Rosanna e Liana decidiamo di visitare il nuovo museo di Munch che raggiungiamo con una passeggiata che ci porta tra le architetture moderne del quartiere Bjorvika al tramonto. Da un ponte avveniristico scendiamo verso il porto dove ci appare l’alta sagoma del museo che sembra inchinarsi alla città, un’alta torre sostenibile da un punto di vista ambientale realizzata con pannelli traslucidi di alluminio riciclato, su progetto dello Estudio Herreros. Il museo è stato inaugurato nel 2021.
Entrare qui significa vivere un’esperienza totale nel mondo del pittore espressionista, sono quasi 27 mila, infatti, le opere custodite all’interno dei 13 piani del museo. Noi per questioni di tempo ci limitiamo al piano principale in cui sono riuniti i più noti quadri dell’artista.
Primo fra tutti l’ormai iconico “Skrik”, l’Urlo, del quale vengono esposte a turno 3 versioni all’interno di uno spazio circolare e oscuro. Non manchiamo di fotografarci accanto all’inquietante opera dopo aver chiesto il permesso ai guardiani che lo sorvegliano da vicino, anche se pare che la versione più famosa e antica sia quella esposta al Museo Nazionale, vista dal sottoscritto qualche anno fa.
Meritano di essere viste anche altre opere come “il Vampiro,”” la Madonna” e alcune di dimensioni veramente monumentali come “The Sun” del 1909 e “The Researchers” del 1911, tutte più o meno angoscianti. Ceniamo nel dirimpettaio ristorante italiano “Spaghetteria”vincendo un’iniziale titubanza, con spaghetti, rigatoni alla carbonara, penne al pesto e altre specialità italiane devo dire niente male.
9 Marzo
Dopo un’abbondante colazione facciamo conoscenza con la nuova guida Ulisse, che ci accompagna ad un city tour in pullman. Ulisse, romano doc, è simpatico e prodigo di spiegazioni mentre passiamo accanto al neoclassico Palazzo reale, all’elegante quartiere Majorstua con edifici storici ben ristrutturati, alla Porta di Karl Johans e al parco Vigeland in cui scendiamo per una passeggiata. Il cielo è nuvoloso e ogni tanto cade qualche sottile fiocco di neve. Il parco Vigeland si trova all’interno del più grande parco Frogner ed è una delle attrazioni più visitate della Norvegia con più di 1 milione di visitatori all’anno e raccoglie più di 200 sculture in bronzo, granito e ferro battuto realizzate dallo scultore Gustav Vigeland.



Qui, ci racconta Ulisse, sono rappresentate le varie fasi della vita, con statue e decorazioni raggruppate in 5 aree: il cancello, il ponte, la fontana, la terrazza del monolito e la ruota della vita. Percorrendo il ponte ci sfilano accanto un gran numero di statue che rappresentano uomini, donne, anziani, bambini ( famoso il bambino arrabbiato detto Sinnataggen, imbronciato perché continuamente toccato dai turisti), ragazzi, famiglie in momenti della vita più o meno piacevoli. Subito dopo ecco la fontana, che in primavera ed estate è circondata da fiori, saliamo poi una scalinata che porta alla parte più alta del parco ove si apre un’ampia terrazza dominata da una colonna alta ben 17 metri sulla quale sono raffigurate 121 figure umane intrecciate tra loro e scolpite tutto su un unico pezzo di granito.



E’ il momento di una foto di gruppo. Scendiamo infine dalla terrazza raggiungendo la Ruota della Vita, quinta ed ultima area tematica del parco, formata da 7 figure che si rincorrono fra loro formando un cerchio che racchiude il tema del ciclo vitale, dalla nascita alla morte passando attraverso cambiamenti corporali e corpontamentali.
Su richiesta di alcuni del gruppo, risaliamo sul pullman per passare vicino al trampolino olimpionico che si trova su un’altura che domina il fiordo di Oslo e lì notiamo un grande fermento con un folto pubblico in attesa delle gare previste proprio per oggi. Qualche foto veloce e scendiamo di nuovo in città per l’ultima visita della mattinata, il Municipio o “Radhus”. Le due torri rettangolari di mattoni marroni possono essere viste da diversi punti della città, il che fa dell’edificio un vero e proprio punto di riferimento.




Ulisse ci fa entrare all’interno dell’enorme sala principale con le pareti decorate da meravigliosi murales che rappresentano la storia e la cultura norvegese in particolare le diverse tappe della storia di Oslo. Da non dimenticare che qui avviene anche la cerimonia di consegna del Premio Nobel per la pace.
Pranziamo con un panino in stazione assieme a Ulisse prima di salutarlo e ringraziarlo per le esaurienti spiegazioni.


Ci attende a quel punto la gita in battello pomeridiana nel fiordo di Oslo a cui aderisce il gruppo quasi al completo. A testimonianza della grande attenzione dei norvegesi per l’ambiente, anche in questo caso si tratta di un moderno battello a emissione zero costruito con materiali eco-sostenibili. Aiuto Liliana e altri bisognosi con il biglietto elettronico necessario per salire a bordo e ci accomodiamo al piano superiore dotato di ampie vetrate panoramiche. Purtroppo il cielo grigio e il vento freddo e teso non sono proprio l’ideale per farci apprezzare al meglio il fiordo, ma ciò non scoraggia alcuni del gruppo come la nostra Esther ad uscire sul ponte per fotografare il suggestivo paesaggio nordico.
Ci stacchiamo dalla banchina e lasciamo il porto in cui campeggiano la sagoma bianca e moderna dell’Opera e poco più lontano il Municipio. Passiamo davanti alla Fortezza di Akershus e a deliziose casette dai colori vivaci, cottages estivi, capanni di pescatori e pontili in legno. A bordo è anche possibile bere bevande calde e mi accomodo con un cappuccino ad un tavolo accanto al finestrone mentre al telefono con Matteo di Robintur cerco di organizzare qualche tour supplementare non previsto da programma per accontentare una parte del gruppo che vorrebbe fare l’escursione con i cani da slitta, motoslitta, gita con le renne e villaggio Sami, vediamo cosa sarà possibile…




Facciamo rotta verso la penisola di Nesodden che ospita vari musei: il Kon-Tiki Museum, il Norsk Folkemuseum, il Museo Fram dedicato alle spedizioni polari norvegesi e quello delle navi vichinghe. A questo punto siamo giunti alla fine del tour, superato Tjuvholmen e costeggiata la marina di Aker Brygge ci ritroviamo di nuovo davanti all’Opera dove la crociera termina. Camminando lungo la banchina del molo notiamo diverse piccole saune in legno, con una scaletta da cui qualcuno si tuffa nel mare gelido, una pratica molto diffusa ad Oslo.



Un po’ di riposo in hotel e alle 19.00 mi ritrovo nella hall con lo stesso gruppetto della sera precedente, l’idea è quella di fare un giro in centro e cenare al ristorante Mona Lisa, provato con soddisfazione nel 2015. Rivedo per la terza volta dall’esterno la Cattedrale di Oslo ( prima o poi riuscirò anche ad entrare…), molto bella come sottolineano Liliana e Carla e ci incamminiamo verso il ristorante. Ci mettiamo un po’ a capirci qualcosa col navigatore poiché in realtà si tratta di un edificio con ben 4 ristoranti su altrettanti piani, che offrono esperienze culinarie diverse, norvegesi, francesi, italiane e libanesi. Scegliamo il Da Vinci che offre anche piatti norvegesi come il salmone alla brace e ci accomodiamo ad un tavolo che sembrava aspettasse proprio noi, siamo fortunati ad aver trovato posto così facilmente al sabato e senza prenotazione. Come ricordavo si mangia molto bene, abbiamo solo qualche difficoltà con l’ascensore che porta alcuni di noi alla ricerca dei bagni ora in un club privè/night all’ultimo piano ora alle cucine nel sotterraneo, tra le risate generali.


Tornati in hotel alcuni allegri giovani nella hall in maglietta a maniche corte accolgono con entusiasmo Esther e Liliana vestite da polo nord con guanti, sciarpe e colbacchi di pelo, mentre entrano dalla porta girevole, stringono loro la mano dicendo: “You are legends!”, probabilmente incuriositi dall’abbigliamento. Chissà a quale spedizione artica hanno appena partecipato, avranno pensato…
10 Marzo
Al mattino ci incontriamo con la nuova guida Amanda, una giovane valdostana conosciuta nel tour del 2017 e prendiamo l’aereo per Alta, anche in questo caso preciso e puntuale. Mangiamo qualcosa in aeroporto e arriviamo a destinazione compiaciuti e incoraggiati da diversi squarci azzurri tra le nubi, torna l’ottimismo nel gruppo per l’osservazione delle aurore le prossime sere dopo un iniziale sconforto dato dalle previsioni meteo. Lancio un pronostico: vedremo le aurore! In pullman Amanda ci spiega che Alta si trova a più di 400 km oltre il circolo polare e nonostante questo ha un clima mite a causa della corrente del golfo, una piccola città in cui vive però una grande comunità Sami.



La ragazza autista del pullman ci porta a prendere l’abbigliamento artico in un piccolo edificio in legno, poco distante un campo attrezzato con slitte e cani che hanno appena finito le escursioni. Ci informiamo sulla possibilità di una gita estemporanea o di una prenotazione per i prossimi giorni ma niente da fare, i cani sono prenotati da tempo per un’importante gara che ha luogo proprio in questi giorni, peccato… Ci apprestiamo quindi alle solite operazioni brigose per provare la misura delle tute, ancora più ingombranti e pesanti del solito e quindi le portiamo al nostro Hotel Scandic proprio accanto alla moderna Cattedrale dell’aurora boreale. Un bel tramonto con nubi rosse dalla stanza confortevole dell’hotel prelude ad una sauna nella Spa in cui si aggiungono Maria e Liana. La cena ci viene presentata dalle giovani cameriere in un inglese un po’ imbarazzato, il menù consiste in una zuppa di patate, carne di maiale e torta di carote.




L’appuntamento a questo punto è alle 20.30 quando arriverà un nuovo pullman con un nuovo autista per la caccia alle aurore. Dopo un’accurata consultazione dei siti meteo, Amanda decide di portarci a Leirbotnvatn, che pare dia qualche garanzia in più di schiarite. Il tragitto dura una quarantina di minuti e lungo la strada notiamo molti militari accampati, stanno facendo esercitazioni nell’ambito dell’operazione Nordic Response 2024 in cui più di 20.000 soldati provenienti da 13 Paesi alleati e partner Nato sono dislocati dal 3 al 14 marzo nel nord Europa, il confine con la Russia qui è molto vicino ed il conflitto con l’Ucraina non accenna purtroppo a finire…
Dobbiamo scartare infatti il primo spiazzo già occupato dai militari, il secondo invece è libero sulla sinistra della strada. Appena scesi noto un chiarore in mezzo alle nubi a nord est, non c’è dubbio è l’aurora! Amanda annuisce e prova a fare una foto col cellulare che rivela il colore verdastro che ad occhio nudo è un po’ difficile da percepire. L’intensità al momento è infatti un po’ bassa ( indice kp 2/3) un po’ poco per vedere colori vivaci e le nubi ostacolano ulteriormente la visione. Si sta alzando però un po’ di vento ed ecco che il fenomeno diventa via via più intenso man mano che il cielo si sgombra. Scendono anche gli altri del gruppo, Esther si posiziona con la sua strumentazione dietro al pullman al riparo dai fari delle auto che ogni tanto ci incrociano sulla strada innevata e comincia a scattare ottime foto. Ma anche quelle di Manuela e Maria Rita fatte col cellulare non sono niente male.

Ora il verde è decisamente più evidente ed un occhio esperto può notare anche una banda debolmente rossa nella parte superiore, anche il movimento dell’aurora fino a quel momento piuttosto statica sta aumentando. Cerco guardandomi attorno altre aurore e noto qualche sbuffo dietro la sagoma scura della collina alla nostra sinistra e qualche debole chiarore che va e viene coperto dalle nubi accanto all’aurora più brillante. Il gruppo, inizialmente un po’ deluso dal fenomeno non proprio eclatante si sta via via entusiasmando, riesco a mostrare anche qualche costellazione col laser verde. Ma lo spettacolo purtroppo dura poco, nuove nubi e un indebolimento dell’aurora fanno sì che all’ora prevista per il ritorno non ci sia più tanto da vedere, speriamo domani sera di ripetere lo show, magari con un indice kp più alto.
Foto di Esther Dembitzer
Foto di Esther Dembitzer
Foto di Esther Dembitzer
11 Marzo
Dopo la colazione in hotel, abbandoniamo temporaneamente Alta per dirigerci in pullman verso una destinazione decisamente mitica: Capo Nord! Questa volta sembra tutto ok, la strada è aperta e il meteo consente di essere ottimisti. Ci attende un tragitto di 3 ore circa in cui ci addentreremo in un paesaggio nordico veramente spettacolare. La strada che percorriamo è ghiacciata e si notano in lontananza cime innevate illuminate dal sole, le nuvole vanno e vengono, con ampi squarci di azzurro, non è facile avere questa buona visibilità, dice Amanda, siamo fortunati! Il panorama è ancora meglio di quanto ricordassi, km dopo km passiamo dall’entroterra congelato alla strada costiera con il mare sulla nostra destra, ora scuro, ora illuminato da taglienti riflessi del sole.


Amanda intanto ci racconta qualcosa su Capo Nord. “Si tratta di una falesia che si trova sulla punta nord dell’isola di Magerøya, nella parte più settentrionale della Norvegia, alta 307 metri, con uno strapiombo che si affaccia sul Mare glaciale artico. Viene comunemente indicato come il punto più settentrionale d’Europa, ma in realtà il record spetta al promontorio di Knivskjellodden non troppo distante”.
“Capo Nord, prosegue, prese questo nome nel 1553 quando tre navi inglesi esplorarono un passaggio a nord-est verso la Cina. Il capitano inglese Richard Chancellor credeva che le ripide scogliere di ardesia facessero parte dell’Europa continentale e le diede il nome di Capo Settentrionale. Il luogo fu occasionalmente visitato fin dal XVII secolo e a partire dal 1800 è diventata anche una meta turistica, si ricordano ad esempio l’approdo del sovrano di Svezia Oscar II nel 1873 o del re di Thailandia Chulalongkorn. Si stima che ogni anno Capo Nord venga visitata da 200.000 turisti, concentrati soprattutto nel periodo estivo per ammirare il sole di mezzanotte”.

Ma non è assolutamente facile vedere questo fenomeno, ci ricorda la nostra guida, occorrono condizioni meteo perfette. La strada intanto è sempre più bella, ci fermiamo presso un punto di ristoro/souvenir per qualche foto poi entriamo nel tunnel sottomarino che collega la terraferma all’isola di Magerøya , costruito nel ’93 è lungo circa 7 km e raggiunge una profondità di 212 metri. Una volta fuori dopo pochi km ci troviamo di fronte ad una sbarra sollevata, la strada per Capo Nord si conferma aperta, bene così! Saliamo qualche tornante ed ora il paesaggio è semplicemente magnifico: attorno a noi dune di neve, pozze ghiacciate azzurro chiaro, montagne nere chiazzate di bianco simili a stracciatella, nuvoloni bianchi e grigi che salgono dal mare ed il vento che sposta la neve in turbini sulla strada!





Ecco in lontananza apparire una sfera bianca, è l’edificio principale del centro visite, ormai ci siamo, l’emozione è grande. Parcheggiato il pullman entriamo nell’ampia sala dotata di grandi vetrate affacciate sul promontorio, che è stata realizzata nel 1958 e ampliata più volte. Ci organizziamo. Quasi tutti seguono Amanda che scende in un corridoio scavato nella roccia e qui ci mostra un’esposizione di plastici e modellini che raccontano la storia del Capo a partire dal 1533. C’è poi una cappella, detta di S.Johannes, inaugurata nel 1990 e adibita a tutte le confessioni cristiane, una sala cinematografica con 3 schermi a 125° e una “grotta di luci”, per immergersi nei suoni e nelle luci tipiche delle quattro stagioni di Capo Nord.




Arriva quindi il momento di uscire all’aperto, di affrontare il vento selvaggio del promontorio e di raggiungere quasi sul ciglio dello strapiombo il famoso “Globo”, la struttura in ferro che rappresenta un mappamondo, realizzata nel 1977 e che è diventata il simbolo di Capo Nord. L’atmosfera è cupa, davanti a noi il mare impetuoso sbatte contro l’alta falesia e nubi nebbiose vi si appoggiano nascondendo la vista dell’orizzonte. Raggiungo a fatica il Globo con Amanda e Maria per una doverosa foto, tempestato da neve a pallini e frenato da un vento fortissimo che quasi ti porta via. L’obiettivo è raggiunto, un altro luogo mitico si aggiunge alla mia personale lista di posti visitati. Leggo alla base le coordinate: 71° 10’ 21” N e “25° 42’ 41” E. Alla spicciolata arrivano anche gli altri che posano per una memorabile foto di gruppo.
Soddisfatti decidiamo di pranzare nel ristorante di Capo Nord, il Kafe’ Kompasset, con vista sul promontorio e sul Globo, fuori stanno arrivando turisti a frotte che cercano a fatica di raggiungere il monumento, il tempo sta decisamente peggiorando, meglio stare al caldo con una zuppa di pomodoro, salmone affumicato e ottimi waffle, la specialità della casa. Qualche acquisto di souvenir, una foto con i 2 Troll sulla scalinata della sala e qualche videochiamata, poi è il momento di tornare sui nostri passi e dirigerci verso Honnigsvag in cui pernotteremo.




Honnigsvag, contende ad Hammerfest il primato di centro abitato più a nord della Norvegia, si tratta di un paesino di poche migliaia di abitanti, già visto nel 2017, un villaggio di pescatori con casette colorate che oggi vive anche di turismo. Prendiamo qualcosa di caldo in un pub in attesa che Amanda recuperi all’ufficio postale la valigia persa all’aeroporto da Miriam, ma la ricerca non da l’esito sperato, dobbiamo attendere che arrivi un volo successivo…Prendiamo possesso quindi delle nostre stanze all’ hotel The View e al telefono con Matteo e Laura definisco finalmente l’escursione supplementare, domani mattina visiteremo un villaggio Sami e per chi lo desidera ci sarà la possibilità di un giro con la slitta trainata dalle renne.



Dopo la cena a buffet e dopo il sospirato arrivo della valigia di Miriam, ci attende la nuova caccia alle aurore in pullman, il cielo è piuttosto coperto, ma Amanda sa ancora una volta dove andare grazie alle sue App meteo.
Percorriamo a ritroso il tunnel sottomarino e ci fermiamo proprio all’uscita in uno spiazzo nei pressi della località di Sarnes. Il cielo fino ad allora molto nuvoloso si apre in un attimo come per magia e l’aurora è lì che ci attende, sta salendo e si sta intensificando a Nord Ovest dietro una montagna sopra il tunnel. L’indice kp di 3-4 consente di sperare in uno spettacolo migliore della sera precedente. Ed infatti i tenui veli verdi e azzurrini si muovono più veloci e iniziano a danzare fino alla parte opposta sul mare, tutto il gruppo è in contemplazione. Liana abbraccia Rosanna: “questa volta ce l’abbiamo fatta!”, Ettore indica a Carla il movimento delle aurore. Antonia mi si avvicina: “Che bello, manderemo le foto alla nostra comune amica Lucia, appassionata di scienza, astronomia e viaggi!” Alcuni ancora un po’ increduli gridano: “Adesso sì che si vede il colore verde!” Riprendo allora la spiegazione sul fenomeno delle aurore già affrontato in pullman assieme ad Amanda ed Esther.
Foto di Esther Dembitzer
Foto di Esther Dembitzer
Foto di Manuela Sirocchi

Foto di Vittorio Moretti
In questo momento la pioggia di particelle emesse dal sole, che in questi anni si trova nella fase di massima attività, sta sbattendo contro il campo magnetico terrestre e sta interagendo con la parte più alta della nostra atmosfera, creando un effetto simile al neon. Gli atomi dell’atmosfera cioè ricevono una scarica di energia e la riemettono sotto forma di luce. Il colore verde è dovuto all’Ossigeno, il rosso invece all’Azoto. Innumerevoli poi le leggende nordiche legate alle aurore, Secondo un’antica credenza Sami ad esempio è severamente vietato fischiare, applaudire o comunque richiamare l’attenzione dell’aurora boreale quando essa danza nel cielo. Facendo troppo rumore si rischia infatti di attirare l’attenzione degli spiriti che potrebbero scendere dal cielo e rapire i trasgressori del divieto.
Il cielo è completamente sgombro e diverse chiazze luminose si accendono come fuochi attorno a noi, allo zenit si sta quasi formando una corona, una tipologia di aurora indice di elevata attività. Tutti sono felici di questo spettacolo e i fotografi sono in azione, l’inossidabile Esther un po’ in difficoltà con la sua potente macchina fotografica riesce comunque a scattare foto significative e oltre a Manuela e Maria Rita, anche Vittorio ed Emy stanno ottenendo buoni risultati col loro smartphone. Nelle foto si vede chiaramente anche il colore rosso. Ci godiamo per un’oretta lo spettacolo quando un’incursione di nubi diventa ben presto un manto che mette il sipario sulla notte osservativa, è tempo di far ritorno all’hotel e di sperare nel tris per domani sera, l’ultima notte osservativa di questo viaggio.
Foto di Manuela Sirocchi
Foto di Manuela Sirocchi
Foto di Maria Rita Zennaro
Foto di Esther Dembitzer
Foto di Esther Dembitzer
12 Marzo
Al mattino si torna da Honnigsvag verso Alta sotto una fitta nevicata, Liana, Rosanna Maria e Alessandra decidono di fermarsi in hotel per riposare, tutti gli altri proseguiranno per il villaggio Sami di Mazè, sulla strada per Kautokeino, con noi anche Luciana, nonostante un forte raffreddamento. Attorno alle 11.00 risaliamo le strette pareti del Sautso Canyon, da cui pendono le stalattiti di cascate ghiacciate. Anche qui ci sono tanti militari mimetizzati, appostati in accampamenti e supportati da colonne di mezzi in transito. Ricordo di aver percorso proprio questa strada con grande apprensione la notte del 27 Marzo 2017, sotto una tempesta di neve alla ricerca del sereno. Il pullman riuscì poi a portarci vicino a Kautokeino per ammirare fantastiche aurore in un cielo limpidissimo, che avventura!





Ci stiamo avvicinando e Amanda ci racconta qualcosa sul popolo Sami: si stima che ad oggi i Sami siano circa 75.000, distribuiti tra Finlandia, Norvegia, Svezia e Russia, in quella che viene chiamata Lapponia. A Mazè dove stiamo andando si sono mantenute le antiche tradizioni e il villaggio ha anche giocato un ruolo importante nelle proteste contro la costruzione della centrale idroelettrica di Alta negli anni’70, una testimonianza della cultura e della tenacia dei suoi abitanti.
Al nostro arrivo Il capo villaggio sale sul pullman per darci un cortese benvenuto. E’ vestito con gli abiti tradizionali e indossa un voluminoso colbacco, è molto cordiale e felice di passare un po’ di tempo col nostro gruppo raccontandoci usi e costumi dei Sami. Lo seguiamo fuori indossando pure noi l’attrezzatura artica e facendo attenzione a non scivolare sul ghiaccio, arriviamo così ad un pianoro in cui ci attendono un gruppo di renne legate alle slitte.





“Vi volevo proprio vedere!” dice Liliana parlando ad una renna che la ascolta con attenzione. Si formano le varie coppie che salgono sulla slitta su cui sono adagiate pelli di renna e una coperta per il freddo, io sono con Amanda.
Arrivano alcuni giovani militari tedeschi che chiedono degli sci al capo villaggio che risponde scuotendo la testa.
Si parte, Il cielo si apre un po, smette di nevicare ed esce un timido sole che illumina il suggestivo paesaggio, la nostra renna con un corno solo avanza a strattoni a volte avvicinandosi troppo alle altre slitte o alle corna appuntite delle altre renne, ma fortunatamente senza scontri. Mi rilasso guardando attorno il panorama delle dolci colline innevate teatro dell’indimenticabile tempesta aurorale di qualche anno fa, chissà che stasera lo spettacolo non si ripeta…




Dopo un’ora il giro termina e ci attende il pranzo tipico nella Kota in legno, a base di stufato di renna e dolce con more norvegesi. La Kota è piuttosto grande con un fuoco per scaldarsi con camino al centro e tavoli e sedie attorno in cui ci accomodiamo. Il capo villaggio ci serve il pasto e ci racconta l’importanza delle renne nell’economia Sami, descrivendo poi alcuni oggetti di uso comune. Arriva quindi il momento del classico canto Yoik di commiato che il nostro ospite modula in varie intonazioni che possono cambiare, ci dice, a seconda dell’umore e ci invita infine a cantare insieme a lui. Un ultima visita alla tenda più piccola detta Lavvu, utilizzata come rifugio temporaneo e anch’essa dotata di fuoco al centro e pelli di renna tutto attorno e ci salutiamo ringraziandolo per questa opportunità. Sulla strada del ritorno nevica di nuovo pesantemente e all’arrivo in hotel non può mancare una nuova sauna per ritemprarsi dall’impegnativa giornata.







Dopo cena ci attendono le ultime osservazioni, questa volta è veramente arduo trovare un luogo sereno, forse a Paeskatun dice Amanda. E’ la collina dove sorgeva un centro osservativo delle aurore gestito da astrofili locali, visitato anch’esso nello scorso viaggio ad Alta e oggi chiuso. Sono presenti però come di consueto molti militari, ancor più che in altre zone, proviamo a fermarci in uno spiazzo a poca distanza da loro e poco dopo veniamo invitati ad andarcene… Ci rimettiamo in marcia e rimediamo con un altro punto osservativo a Fornesvika, questa volta niente militari, ma solo un camper parcheggiato in uno spiazzo.
Amanda mi rivela che attorno alle 18.00 poco prima di cena e con la nevicata in corso l’indice Kp era salito a 6, ma quasi subito è ridisceso e ora oscilla tra 1 e 2… Scendendo dal pullman infatti tutto ciò che vediamo è una chiazza luminosa azzurrina verso nord dietro alle onnipresenti nuvole, l’attività aurorale c’è, bisogna solo sperare nella clemenza del meteo. Esther si apposta con la sua attrezzatura e Vittorio scatta alcune foto. Nulla, il cielo non ne vuole sapere di aprirsi, anzi ogni tanto nevica. Il proprietario del camper, incuriosito dalle nostre attività si avvicina caracollando al nostro gruppo e scruta anche lui l’orizzonte. Il suo cappellino viene scambiato per un ciuffo alla “Rockabilli” e partono le risate in pullman, Liliana lo chiama scambiandolo per qualcuno del gruppo, nuove risate.
Il nostro “Rockabilli” risale deluso sul camper e poco dopo ce ne andiamo anche noi, l’atmosfera è allegra nonostante si debbano archiviare le osservazioni senza un ultimo exploit.

Foto di Vittorio Moretti
Siamo comunque soddisfatti, abbiamo avuto 2 sere buone e non era per nulla scontato, vincente ancora una volta è stata la scelta di muoversi col pullman per cercare il sereno. Per alcuni è stato proprio affascinante tutto quello che sta dietro la caccia alle aurore, la preparazione delle attrezzature, la consultazione dei siti meteo, l’indice kp, gli spostamenti e quanto in generale può essere mutevole questo incredibile fenomeno della natura. Abbandoniamo l’attrezzatura invernale in hotel e dopo un brevissimo riposo, alle 5.30 siamo pronti per il ritorno a casa volando a Oslo, Copenaghen e infine Malpensa.
A Oslo salutiamo Amanda ringraziandola di tutto e sperando di rivederci presto, è stata veramente bravissima.
E mentre Liliana nell’ultimo volo coinvolge hostess e buona parte dei passeggeri alla ricerca del tappo della sua bottiglia d’acqua, pensiamo già al prossimo obiettivo del 2025 che con tutta probabilità saranno le isole Lofoten, la caccia continua!
LE FOTO SONO DI: Miriam Andreani, Ettore Corradini, Esther Dembitzer, Massimiliano Di Giuseppe, Monica Francieri, Antonia Gallus, Vittorio Moretti, Amanda Perri, Manuela Sirocchi e Maria Rita Zennaro.

























































