NORVEGIA 2017: la tempesta perfetta!
di Massimiliano Di Giuseppe
Il video realizzato in real time ( no time lapse ) da Ferruccio Zanotti con Sony A7s e Samyang 24mm f:1.4 ( impostare su you tube “HD” )
Oslo dall’alto ci appare senza neve mentre ci apprestiamo ad atterrare, un caldo fuori stagione ha portato temperature elevate anche in nord Europa, privandolo della consueta coltre bianca, sopravvive solo qualche chiazza nei fossi e nelle zone più ombreggiate.
Le ruote toccano la pista in un perfetto atterraggio alle 14.15 del 25 Marzo 2017, l’ennesima spedizione a caccia di aurore è arrivata alla sua prima meta, la capitale norvegese! Ci raduniamo al ritiro bagagli contando i partecipanti, non manca nessuno: oltre al collega Ferruccio Zanotti, ecco Diego Pizzinat e la moglie Viviana Beltrandi, con noi in innumerevoli viaggi a partire dall’eclisse in Zambia del 2001, così come Esther Dembitzer, la super veterana e poi Simona Musiani con la mamma Silvana Laffi, viste l’ultima volta in Namibia nel 2011 e Carlo Cardellino con la moglie Ida Ambrosetti, ancora emozionati dall’incredibile avventura alle Svalbard 2 anni fa.
Fra loro facce nuove come Giovanna Picchi, Erminia Parmelli, Marisa Varani, Lorenzo e Melissa Ziliotti, Paolo Bizzini, Andrea Scacchetti, Francesco Giovenco, Anna Grazia Garuti, Sauro Lodi, Doriana Favretti, Pietro Polazzi e Paola Manni, tutti entusiasti e speranzosi di vedere qualche bella aurora, nonostante le previsioni meteo non siano troppo favorevoli nei prossimi giorni…
All’uscita ci attende la nostra guida Amanda del tour operator Tumlare, una ragazza molto preparata, che inizia ad illustrarci dal pullman le principali attrattive della città e ci fa notare il fermento dovuto al caldo anomalo: per i norvegesi 18 gradi sono già estate e sono tutti in strada nel pomeriggio assolato, sfoggiando canottiere e magliette a maniche corte.
La prima tappa è il municipio o Radhus, caratterizzato da due torri gemelle di mattoni rossi, con all’interno un grande salone decorato da affreschi con scene che raccontano la storia e le leggende della città. Fra queste Amanda ci racconta quella del santo patrono ella città, San Halvard:
“Nel maggio del 1043 Halvard stava attraversando in barca il fiordo di Drammen, quando una donna si recò verso di lui correndo. La donna era inseguita da tre uomini che, accusandola di furto, volevano ucciderla annegandola. Halvard credette all’innocenza della donna e accettò di prenderla a bordo della barca; ma i tre uomini, furiosi, uccisero entrambi. Halvard venne pugnalato e colpito con una freccia. Per nascondere il loro crimine gli uomini legarono il corpo del giovane a una ruota da mulino che gettarono nel fiordo.
Tuttavia il suo corpo tornò a galla miracolosamente nonostante il grosso peso e questo causò l’arresto degli assassini e la beatificazione dell’uomo.”
Il grande salone del municipio, ci spiega Amanda, diventa il 10 dicembre di ogni anno il luogo della cerimonia per la consegna del premio Nobel per la pace. Ritornati al pullman, e attraversando il traffico ordinato della città, impariamo che in Norvegia il 10% delle auto sono elettriche, grazie alla politica ambientale dei Verdi, che pongono come obiettivo a breve termine quello di far circolare in paese solo auto elettriche.
Passiamo a fianco della fortezza o castello di Akershus del XIII secolo, poi Tom il nostro autista, si ferma al porto per permetterci di scattare qualche foto al moderno Teatro dell’Opera con la facciata in marmo bianco di Carrara, costruito nel 2007 dalla compagnia Snohetta.
Qualche foto dai finestrini anche al palazzo reale, visto nel breve giro serale di due anni fa, poi eccoci al Vigeland Park, un parco con oltre 200 statue dello scultore norvegese Gustav Vigeland. La sua opera indaga l’intera gamma delle emozioni umane nelle varie età, dai bambini che fanno i capricci, agli amanti abbracciati, fino alle tranquille coppie di anziani, tutte rigorosamente nude. Il suo lavoro più noto è il Sinataggen, un bambino con una smorfia particolarmente ostile. Al termine del parco, su una collina si erge un pilastro in granito con scolpite una massa di forme umane che si contorcono, ora spingendosi ora abbracciandosi nella loro lotta per raggiungere la cima.
Il city tour termina con il trampolino per il salto con gli sci di Holmenkollen, il più antico trampolino del mondo, inaugurato il 31 Gennaio 1892 e dotato di una prospettiva piuttosto vertiginosa, che sperimentiamo camminandoci accanto. Torniamo quindi verso il centro città ammirando il fiordo di Oslo nella luce del tramonto che accompagna il pullman fino al nostro hotel Scandic St Olavs Plass, moderno e confortevole.
A cena ci si sparpaglia in vari ristoranti, io Carlo, Ida Giovanna Ferruccio ed Esther su indicazione di Amanda, proviamo con soddisfazione il ristorante Elias poco distante, con piatti a base di salmone e baccalà ( bacalao), poi un giretto a piedi lungo la Karl Johans Gate, fino alla Cattedrale in cui tuttavia non riusciamo a entrare nonostante si sentano canti provenire dall’interno e infine ci ritiriamo in hotel per un meritato riposo.
Il giorno dopo, 26 Marzo siamo pronti, dopo un’abbondante colazione per una crociera sul fiordo di Oslo con un veliero tradizionale in legno. La giornata limpida con un bellissimo sole è l’ideale per una gita come questa, anche se una volta in movimento, la brezza nordica induce a coprirsi per bene. Troviamo un’ottima sistemazione a poppa seduti al tavolo con Simona, Silvana, Carlo. Ida , Ferruccio ed Esther. Passiamo a fianco al quartiere di Aker Brygge, con i suoi numerosi locali alla moda, circumnavighiamo il castello di Akershus e rivediamo il Teatro dell’Opera prima di puntare a sud nell’arcipelago di isolette con le loro case coloratissime.
Ci passano a fianco, prontamente fotografate uno scoglio che ospita unicamente un faro e la casa del custode e poi un altro con una chiesetta, veramente caratteristici, poi tra le belle insenature scoviamo diverse ville e residenze estive, ma anche capanni e piccoli moli dove i pescatori ci mostrano con orgoglio i merluzzi appena pescati! La breve crociera termina con la penisola di Bigdoy in cui si trovano il museo Fram delle esplorazioni artiche e delle navi vichinghe, il Kon Tiki, il museo del folklore norvegese e il museo marittimo.
Di ritorno, prima di salire sul pullman che ci deve condurre in aeroporto a prendere il volo per Alta, nostra prossima tappa, abbiamo qualche minuto per visitare in velocità la National Gallery che custodisce tra gli altri il famoso Urlo di Munch, sfuggitoci nella precedente visita di due anni fa nella capitale norvegese.
Questa volta la visita va a buon fine e sono Inevitabili i selfie con lo sfondo dell’inquietante opera. Eccoci quindi sull’aereo per Alta, definita da molti la capitale delle aurore, anche se a dir la verità, le speranze di vedere il meraviglioso fenomeno naturale si stanno trasformando in pessimismo soprattutto dopo il recente controllo delle previsioni meteo.
Una volta atterrati ci veniamo a trovare infatti nel bel mezzo di una bufera di neve! Proprio stasera però è fissato il primo appuntamento con le aurore, con l’agenzia Shale Peskatun, che organizza i “Northern lights safari”con esperti che portano i turisti lontano dalle città in modo da scorgere la luce artica nel modo più nitido e spettacolare possibile. Ma le speranze sono ridotte al minimo…
Con la nostra nuova guida Francesca, una bella ragazza molto simile alla cantante Laura Pausini, cerchiamo di capire le possibilità di allontanarsi di un centinaio di km da Alta in direzione sud, dove forse il meteo è migliore, ma la cosa almeno stasera non pare fattibile.
Appoggiamo i bagagli al nostro hotel Thon, mentre la neve continua a cadere copiosamente e poco dopo veniamo raccolti da due van più piccoli che ci conducono al ristorante prenotato per il nostro gruppo, un bellissimo cottage in legno poco distante con una cucina che ci offre un self service ricco e gustoso.
Mentre tutto il gruppo discorre serenamente d’improvviso Viviana si alza in piedi preoccupata: “Dov’è Erminia?” Ci contiamo e con stupore notiamo che manca proprio Erminia, dimenticata in albergo nella concitazione della partenza sotto la neve, la raggiungiamo telefonicamente offrendoci di ricuperarla, ma la nostra compagna di viaggio preferisce riposare, la rivedremo l’indomani…
Tornati all’hotel incontriamo invece Ellinor, la responsabile di Peskatun che ci conferma l’impossibilità di spostarsi quella notte senza aver pianificato l’itinerario con l’autista del pullman e controllato lo stato delle strade (pare che alcune siano chiuse per la bufera), stasera quindi andremo come previsto al loro campo attrezzato, lontano una ventina di km sperando in un miracolo, domani organizzeremo uno spostamento più lungo studiato appositamente in base al meteo.
Ci mettiamo quindi in marcia, il sito, attivo come osservatorio aurorale dal 2008, sorge su un’altura, un plateaux in cui si trovava un’antica cava di ardesia, sufficientemente lontano dalle luci di Alta e con una splendida vista sulla valle. Sicuramente un bel luogo in cui fotografare le aurore, peccato che la neve continui a cadere inesorabile… Ad accoglierci c’è una tenda Sami e alcuni cottage in legno che offrono riparo dal freddo, non eccessivo a dir la verità, siamo appena sotto allo 0, nulla in confronto alle rigide temperature sperimentate in passato. Veniamo condotti nel cottage più grande, dove Ellinor ha preparato una lezione con videoproiettore e computer per raccontarci tutto ciò che c’è da sapere sulle aurore, in attesa di una quanto mai improbabile apertura.
Mentre ci sediamo su sgabelli e gradini coperti da pelli di renna Ellinor cerca di rincuorare il nostro gruppo con l’ultimo bollettino meteo che parla di possibili aperture verso le 22.00/23.00…mah, staremo a vedere!
La proiezione Inizia illustrando miti, storie e leggende che hanno accompagnato le luci del nord, da parte delle popolazioni che vivono al di sopra ( o al di sotto ) di una certa latitudine, un fenomeno rimasto inspiegabile fino a tempi relativamente recenti.
Per i finlandesi ad esempio, l’aurora boreale era causata da una volpe magica. “Questa volpe, trovandosi in tremendo ritardo per l’annuale festival invernale, correva veloce fra le montagne imbiancate di neve quando, ad un tratto, si stancò di tenere in alto la coda. Successe così che ad ogni passo la coda della volpe, urtando la coltre di neve, provocava delle scintille che volando in alto verso il cielo diedero vita all’aurora boreale, o meglio, ai fuochi della volpe!”
In alcune culture, prosegue Ellinor, l’aurora boreale è anche collegata al mito della fertilità. Ancora oggi esistono infatti popolazioni che credono che un bambino concepito sotto l’aurora boreale sarà per sempre baciato dalla fortuna e dalla buona sorte.
Nelle storie dell’Europa centrale l’aurora boreale è invece associata agli spargimenti di sangue. Ciò è dovuto al fatto che nelle sporadiche occasioni in cui l’aurora boreale è visibile in questi luoghi essa assume solitamente i toni del rosso. Non a caso, alcune settimane prima dello scoppio della rivoluzione francese, diverse aurore boreali rosse furono avvistate sia in Scozia che in Inghilterra, e molte persone riferirono di aver visto e sentito massicci eserciti combattere nel cielo.
Sempre di battaglia in cielo parlavano gli Indiani Eyak e Tlingis dell’Alaska, e anche gli indiani Fox consideravano le aurore come un cattivo presagio di guerra.
Secondo i Vichinghi norvegesi i colori delle aurore non erano altro che il sole riflesso dagli scudi delle Walchirie. Esse erano le vergini mandate in battaglia da Odino perché scegliessero gli eroi che dovevano morire e li conducessero nel Walhalla. Quindi i bagliori in cielo segnalavano che le Walchirie erano “al lavoro”, indice di una battaglia in atto da qualche parte.
Gli Inuit ancora oggi pensano che le aurore boreali siano provocate dagli spiriti dei morti mentre danzano o quando giocano alla palla con il cranio di un tricheco…
Si passa quindi alle spiegazioni sulla realtà fisica delle aurore, innescate dall’interazione tra vento solare, campo magnetico e atmosfera terrestre e la conferenza termina con bellissime immagini di aurore prese proprio da qui, da questo campo…A quel punto alcuni del gruppo escono per controllare lo stato delle nubi, dopo aver indossato l’abbigliamento artico.
Poco dopo Ferruccio entra di corsa, se pur limitato nei movimenti dall’ingombrante tuta: “C’è sereno e si vedono le aurore!” rivela entusiasta. Immediatamente ci precipitiamo fuori e siamo accolti da alcuni drappi verdi e frastagliati che emergono dall’orizzonte nord, sospesi sopra alla capanna Sami. Non riusciamo a crederci, il cielo è quasi tutto sgombro e le evoluzioni aurorali sono accompagnate dalle grida dei partecipanti. Diego è estremamente soddisfatto, per lui è la prima volta, ma anche molti altri del nostro gruppo non hanno mai visto questo spettacolo della natura.
Si posa per qualche caratteristica foto di gruppo con lo sfondo aurorale, ma rapidamente alcune nuvole tornano a coprire il cielo e qualche fiocco di neve induce a rintanarci in uno dei cottage sorseggiando un po’ di te’ caldo accompagnato da svariati snack.
Si commenta la fortuna che abbiamo avuto, quasi insperata, ammirando le foto e le fantastiche riprese video in tempo reale fatte con la macchina Sony A7S di Ferruccio e ogni tanto qualcuno esce per controllare la situazione. Le aurore si ripresentano a singhiozzo ogni qualvolta la copertura nuvolosa si dirada anche se più tenui di prima, certo chi ha avuto la possibilità di assistere a spettacoli incredibili come quelli di Abisko in Svezia nel 2013 o alle Svalbard nel 2015 può sorridere dell’entusiasmo dei neofiti, ma in ogni caso stasera non torniamo a mani vuote!
Ora le aurore in un nuovo sussulto si spostano verso est con un lungo filamento che arriva fino all’orizzonte opposto, nuove foto e nuove esclamazioni entusiaste riecheggiano sul pianoro, poi una coltre definitiva accompagnata da una poderosa nevicata mette la parola fine all’uscita osservativa. Salutiamo i ragazzi di Peskatun dandoci appuntamento all’indomani, Francesca assieme all’autista Hegen soprannominato Popeye per l’indubbia somiglianza col famoso Braccio di Ferro ci riaccompagnano all’albergo mentre la nevicata si fa bufera con forti raffiche di vento che creano turbini in mezzo alla strada. La bufera continuerà così tutta notte sibilando e accumulando la neve sulle pareti delle case…
L’indomani mattina, 27 Marzo, il vento si acquieta ma la neve continua a cadere in un cielo livido che ha poca voglia di aprirsi. Dopo colazione ci incontriamo con una nuova guida, John, un norvegese robusto e allegro che ci invita ad una passeggiata in centro… in fondo è una bella giornata, dice! Probabilmente per un abitante di Alta è così, ma il nostro gruppo si incammina perplesso sotto pesanti fiocchi di neve bagnata…
Alta è una piccola cittadina e degni di nota sono la Cattedrale dell’Aurora Boreale che riflette sulle sue pareti d’acciaio spiraliformi la luce della neve e la piazza principale con sculture di ghiaccio e casette in legno. Mentre alcune ruspe ci passano a fianco spalando la strada con solerzia, John ci fa notare il busto di Kristian Birkeland, famoso ricercatore di aurore, che ha fatto diventare con il suo centro ricerche, Alta la vera e propria capitale delle aurore del Nord Europa.
I primi pionieri ci racconta John, sono venuti qui a studiare le aurore dalla Francia alla fine del ‘700 dopo la rivoluzione francese, nel 1882 venne realizzata la prima stazione di ricerca a Bossekop e la prima fotografia delle luci del Nord fu presa qui il 5 gennaio 1892 dal fotografo Brendel.
Non sorprende quindi che Kristian Birkeland abbia costruito nel 1899 il primo Osservatorio permanente ( Haldde) a Nord di Halddetoppen, a 906 metri sul livello del mare e la stazione ausiliaria di Talviktoppen.
Insieme ai suoi assistenti e alle famiglie passarono qui gli inverni dei primi anni del 900 raccogliendo migliaia di immagini e studiando l’altezza e i colori delle aurore. La stazione è stata definitivamente chiusa nel 1926 e tutte le attività si sono trasferite a Tromsø, ma è ancora oggi possibile visitare Haldde dove la storia stupefacente di questo luogo straordinario persiste.
Risaliamo sul pullman del nostro Popeye mentre esce un timido sole che accompagna la visita panoramica del fiordo di Alta. Qui, pur trovandoci a più di 400 km oltre il circolo polare, il mar glaciale artico non congela mai a causa dei benefici influssi della corrente del Golfo ed il paesaggio è molto caratteristico. Facciamo svariate soste per foto suggestive e ci fermiamo presso due chiesette in legno, fra le poche sopravvissute alla ritirata dei tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, la più antica delle quali, l’Alta Kirke è una chiesetta bianca del 1858 in stile neogotico, molto bella nella sua semplicità.
Nell’autunno del 1944 infatti, racconta con un velo di tristezza Popeye, sotto la tattica della terra bruciata, tutti gli edifici furono incendiati e distrutti dall’esercito tedesco occupante.
Ritorniamo sui nostri passi e pranziamo nei pressi dell’hotel, in un centro commerciale in cui troviamo un buon ristorante, quindi, sempre sotto la neve, ci spostiamo al villaggio Sami, in cui tuttavia non c’è traccia di renne… Sono partite per un altro allevamento, si scusa una delle signore Sami in abito tradizionale…ma ci invitano a entrare ugualmente nel villaggio.
Ci fanno accomodare nella tenda principale attorno al fuoco offrendoci un te’ e la signora inizia a raccontarci i loro usi e costumi, spesso intonando il canto tradizionale yoik. Ce n’è anche uno dedicato all’aurora, che ascoltiamo con curiosità sperando che sia di buon auspicio per la serata, le previsioni dell’indice kp infatti sono ottimali e per la notte sono previsti addirittura valori di 5/6, una tempesta in piena regola, speriamo veramente che il clima migliori o per lo meno di riuscire ad allontanarci dal maltempo.
La signora Sami di fronte al nostro entusiasmo si fa seria. Secondo un’antica credenza Sami è severamente vietato fischiare, applaudire o comunque deridere o richiamare l’attenzione dell’aurora boreale quando essa danza nel cielo. Si rischia infatti di attirare l’attenzione degli spiriti che potrebbero scendere dal cielo e rapire i trasgressori del divieto. Sebbene si tratti ovviamente di una leggenda, anche ai giorni nostri molto difficilmente i Sami battono le mani sotto l’aurora boreale e ai bambini viene ricordata la punizione riservata a chi si prende gioco di essa.
Uno sguardo di rimprovero a Diego e Francesco che commentavano sorridendo le sue parole e le antiche profezie e siamo congedati dal villaggio, il clima non dà alcun segno di miglioramento…
Dopo la cena allo stesso ristorante di ieri, Popeye ci passa a prendere col pullman in compagnia di Trond, Simon e Tom dello staff di Peskatun, le condizioni meteo ad Alta sono improponibili e si decide di andare verso sud, verso l’interno dove pare che la situazione migliori, c’è però da superare un passo di montagna, speriamo bene…sono le 21.30. L’avventura ha inizio!
Ci lasciamo alle spalle Alta e le ultime luci cittadine, mentre la nevicata pare affievolirsi, ma è solo un’illusione, appena iniziamo a salire in montagna la neve torna a cadere poderosamente e in breve non si vede più nulla, i fari illuminano un continuo turbine bianco, non sappiamo come l’autista riesca a guidare in queste condizioni, tra l’altro con un’andatura piuttosto sostenuta…
Aleggia un po’di tensione in tutto il gruppo, da diversi minuti sono terminate le battute scherzose e gli aggiornamenti sull’indice kp da parte dei più esperti, Giovanna e qualcun altro del gruppo ridono nervosamente, cerco quindi di rincuorarli rivelando che di fianco alla strada in questo momento dovrebbe esserci un precipizio: meglio essere immersi nella tormenta e non vederlo…
Ad un certo punto il pullman rallenta e accosta, Popeye fino a poco prima in camicia a maniche corte, indossa un leggero giubbotto smanicato e un cappellino con visiera poi scende nella tormenta senza dare spiegazioni, lo seguono Tom e Trond.
Cosa succede? Chiedono a più riprese i partecipanti sporgendosi dai sedili e allungando il collo per vedere meglio. La spiegazione appare subito evidente, si sono congelati i tergicristallo e per quanto il nostro autista sia abile, non può permettersi di procedere senza. E così una volta tolto il ghiaccio riprendiamo la marcia, ci sembra di intravvedere nel buio le pareti di un canyon (con ogni probabilità il Sautso-canyon ), ci stiamo alzando sempre di più e le condizioni climatiche sono peggiorate…ma la marcia continua…
Una volta svalicato tiriamo un sospiro di sollievo, il peggio sembra passato, la tormenta si placa e passiamo in mezzo ad infiniti boschi di abeti, quando Simon prende la parola al microfono: ci spiega che stiamo proseguendo sulla strada verso sud che conduce a Kautokeino, tuttavia devieremo prima verso est al primo incrocio in direzione Karasjok, lì un loro contatto dice che si vede qualche stella.
Con rinnovata fiducia ed entusiasmo continuiamo la nostra caccia all’aurora, Carlo e Ida che hanno sempre tenuto sotto controllo l’applicazione sul cellulare dell’aurora alert, comunicano a tutto il gruppo che stiamo superando il livello kp 6 e che sicuramente in questo momento sopra le nostre teste e sopra le nuvole l’aurora è in corso…sono le 23.30.
Qualche fiocco sporadico è tutto ciò che rimane della terribile tormenta, ma il cielo è ancora completamente coperto, procediamo ancora e troviamo il bivio che porta a Karasjok, imbocchiamo la strada della speranza e finalmente dopo quasi 150 km e due ore e mezza di tribolazioni qualcuno inizia a vedere le stelle!
E’ il momento di fermare il pullman, troviamo uno spiazzo adatto e usciamo all’aperto: il cielo è decisamente velato ma le aurore sono lì larghe e luminose sopra le nostre teste. E vai!!! Sembra impossibile avercela fatta in queste condizioni veramente estreme, ma il cielo spesso esige questi sacrifici per ripagarti poi con spettacoli che rimarranno per sempre impressi nella nostra memoria.
Ognuno si attrezza con cavalletti e macchine fotografiche, Melissa, una neofita si sta rivelando veramente preparata, così come Paolo e Pietro. Mi fermo accanto a Ferruccio che ha appena finito uno scatto ad una larga chiazza aurorale bassa sull’orizzonte. Già a occhio nudo non appare del classico colore verde ma in foto diventa completamente viola, incredibile, bellissima!
Le aurore sono in lento movimento, forse la tempesta non è ancora arrivata, ma dopo una mezz’ora di proficue osservazioni, arrivano le nuvole a rovinare la festa, metà cielo è di nuovo occupato dalla coltre nuvolosa e ben presto anche le ultime aurore si devono arrendere all’inclemenza del clima.
E va be’ si rimonta sul pullman, tutti siamo comunque soddisfatti per non aver fatto tutti questi km inutilmente. Portiamo a casa ottimi risultati fotografici e video e va bene così viste le premesse…Ma le sorprese di questa lunga notte sono appena iniziate… Siamo in viaggio da un quarto d’ora quando appoggiato al finestrino noto una chiazza allungata luminosissima di un verde brillante salire dal bosco in un cielo improvvisamente libero da nuvole. “Aurora!!!!” avviso ad alta voce guide e autista. Chi si era appisolato si ridesta immediatamente e partono esclamazioni e commenti concitati da tutto il pullman. “Stop please!!!” implora Esther al nostro conducente. “Sì dobbiamo fermarci!” Incalza Ferruccio, notando un’attività aurorale in tutti i finestrini del pullman. Trond si alza dal sedile, anche lui incredulo per ciò che sta vedendo fuori e ci promette che al primo spiazzo comodo ci fermeremo.
Ecco, finalmente parcheggiamo, si apre la porta e si crea una piccola calca alla scaletta di uscita del nostro mezzo, scendiamo quasi in trance con gli occhi fissi al cielo senza nemmeno guardare dove appoggiamo i piedi, alcuni dimenticano perfino di indossare giubbotti e cappelli. Sopra di noi un fiume in piena di colore verde-azzurro sta solcando un cielo nerissimo e pieno di stelle facendo rimanere tutti a bocca aperta, ovunque si stanno formando cortine e pennacchi in rapido movimento, uno spettacolo straordinario, mai visto nulla del genere!
Si avvicina Carlo pesantemente bardato, siamo a livello 7, sussurra incredulo…Ci troviamo nel bel mezzo di una tempesta geomagnetica, la tempesta perfetta!
E’ difficile descrivere quegli istanti concitati e bellissimi, le emozioni si sovrappongono e in certi casi non si trovano proprio le parole. Ovunque si guardi in cielo l’aurora sta creando una piccola opera d’arte, movimenti fluidi, ultraterreni, a metà tra il liquido e il vapore, prima lenti e poi con improvvise accelerate, disegnano serpenti tra le costellazioni, addirittura la testa di un’aquila!
Il nostro gruppo in parte è ammutolito dallo spettacolo fino a qualche ora prima insperato, in parte vociante e festoso. Chi si apposta con i cavalletti in mezzo alla neve, con alberi imbiancati che fanno da sfondo allo spettacolo celeste, chi si appoggia alla fiancata del pullman in contemplazione. Incrocio Tom e ci si abbraccia indicando il cielo. Ma non è finita, una vasta corona allo zenit diventa sempre più luminosa con una tonalità di verde sempre più chiaro che sfiora il bianco e attorno alcune aurore si stanno contorcendo assumendo la forma di galassie a spirale.
In quel momento però la doccia fredda, dopo una mezz’ora che rimarra’ nella storia della caccia alle aurore, Popeye decide che il tempo a disposizione è scaduto, ha già superato il limite delle ore di guida stabilite dalla legge e deve assolutamente tornare ad Alta. Proviamo ad insistere ma l’autista è irremovibile e incita il gruppo a salire a bordo, le guide di Peskatun vorrebbero restare ma devono ubbidire all’autista e a loro volta ci spronano per terminare le foto il più velocemente possibile. E’ un vero peccato non poter rimanere ancora ma, una volta seduti in pullman e ripartiti riusciamo a goderci ancora lo spettacolo dai finestrini del pullman.
Le aurore infatti non hanno proprio intenzione di fermarsi e continuano per un’ora a danzare accanto a noi accompagnandoci nel lungo viaggio di ritorno e illuminando di verde il buio paesaggio e la neve, nel silenzio della notte artica.
Alcuni di noi come Diego, Ferruccio, Francesco ed Esther, si attrezzano fotografando dai finestrini, che pur essendo oscurati, ci rimandano aurore straordinarie, con colori verdi intensissimi e picchi viola da urlo. Tom preso dall’entusiasmo intona lo yoik dedicato all’aurora! Si continua così fino al passo di montagna in cui ripiombiamo nella tormenta, forse un po’ meno intensa di prima, ma inesorabile fino al nostro albergo. L’idea di spostarsi è stata sicuramente vincente e ci ha consentito di assistere ad uno spettacolo unico, per alcuni alla vigilia di questo viaggio improbabile. Stiamo attraversando certamente una fase di minimo solare e con poche macchie, ma occorre ricordare che le aurore si formano anche in presenza di buchi coronali, zone più fredde della superficie del sole dove le linee del campo magnetico si aprono e consentono al vento solare di fuoriuscire e quindi creare aurore, come è stato il nostro caso. In più abbiamo la conferma che le aurore in prossimità degli equinozi sono ancora più spettacolari.
Il mattino dopo, 28 Marzo, con il nuovo autista “Terminator”, si parte in direzione Capo Nord, un luogo mitico che accende suggestioni ed entusiasmo in tutto il gruppo, tra l’altro esce il sole e va’ ad illuminare paesaggi mozzafiato, con strade ghiacciate in stile siberiano e fiordi bellissimi. Avvistiamo anche qualche lontra che si arrampica sul pendio innevato.
Il clima è molto variabile, le schiarite si alternano a nuvoloni scuri accompagnati da vento fortissimo e neve, tutto nel giro di pochi minuti. Dopo un tornante ci appare la visione sul fiordo della neve illuminata dal sole e spazzata dal vento sulla strada e in contrasto con una nuvola nerissima. Quando siamo fermi ad una sbarra prima di una galleria ci arriva una però triste notizia: Capo Nord è chiusa, le condizioni meteo là sono proibitive, il vento è troppo forte ed è impossibile fare la visita in programma…. un sogno aihmè che si infrange di fronte all’inclemenza del clima….cercheremo di rimediare con qualche altra visita…
Veniamo sbarcati quindi al nostro hotel a Honnigsvag lo Scandic Briggen, in cui mangiamo qualche panino in attesa della nuova guida Anje, una ragazza allegra che con un po’ di ritardo ci porta a fare un giro per Honnigsvag a parziale ricupero della mancata visita a Capo Nord.
Honnigsvag, situata sul 71°parallelo, è la città più a nord d’Europa anche se la legislazione norvegese attribuisce ad Hammerfest la palma di città a maggiore latitudine, in quanto si richiede una popolazione di almeno 5000 abitanti, mentre la cittadina in cui ci troviamo ne conta poco più di 2000.
E’ poco più di un borgo, che sorge però in una zona affascinante, lungo una baia nella parte meridionale dell’isola di Mageroya, la stessa isola di Capo Nord. Un sole basso illumina le montagne ghiacciate quando scendiamo dal pullman per una breve passeggiata al porticciolo che ci appare pieno di pescherecci e di casette in legno in cui spesso troviamo appesi baccalà essiccati, a testimoniare l’importanza della pesca per questa piccola comunità ai confini del mondo. Di ritorno passiamo di fianco all’albergo Scandic Destination NordKapp, situato in un ampio spiazzo tra le montagne e sufficientemente lontano da Honnigsvag, è lì che torneremo stanotte per le osservazioni, tra l’altro in questa stagione l’albergo è chiuso, per cui non dovremmo avere problemi di luci.
Dopo cena, che effettuiamo in hotel, un nuovo pullman e un nuovo autista ci vengono a ricuperare per l’escursione notturna, l’ultima di questo viaggio, il clima è sempre molto variabile e a qualche spruzzata di neve si alternano schiarite. Arriviamo allo Scandic e con Ferruccio scendiamo per un sopralluogo: purtroppo ci sono potenti lampioni che illuminano il parcheggio, siamo obbligati a cambiare postazione. Mentre comunichiamo la decisione all’autista e al resto del gruppo notiamo che ad ovest, sopra il tramonto ( a queste latitudini ancora in corso alle 22.00! ) è già visibile l’aurora, una sottile e bellissima striscia verde parallela all’orizzonte!
Ci posizioniamo poco distante lungo la strada per Honnigsvag in un punto riparato dalle luci e dal forte vento con splendida vista sul fiordo e prepariamo la strumentazione in attesa di un nuovo miracolo… Ma stasera il clima è molto più capriccioso e quando le aurore cominciano ad intensificarsi sia ad ovest che a sud sopra le montagne il vento porta nuove nuvole e nevischio dal mare a nasconderci lo spettacolo. Riusciamo comunque ad ottenere buoni risultati fotografici, quando a fasi alterne nel corso delle ore il cielo si apre. Molto bella ad esempio un aurora serpentiforme sopra il fiordo prontamente fotografata da Ferruccio!
Verso mezzanotte, con il celo ormai del tutto compromesso, tiriamo i remi in barca e anche se non abbiamo avuto i fuochi d’artificio della sera prima, le aurore ci hanno comunque deliziato, suscitando l’ammirazione del gruppo che ha potuto osservare questo fenomeno 3 sere di seguito nonostante il meteo avverso.
Il giorno dopo salutiamo il grande Nord ripercorrendo a ritroso la pericolosa strada ghiacciata sul fiordo, salutati da un’aquila solitaria, finchè ad Alta prendiamo l’aereo per Copenaghen che raggiungeremo nel tardo pomeriggio. Siamo accolti in aeroporto dalla bella Domitilla, che ci accompagna al nostro hotel Comfort Vesterbro in cui ceniamo con piatti tipici piuttosto strani e con un servizio interminabile.
Una passeggiata per digerire ci porta vicino al Planetario della capitale danese, il Tycho Brahe Planetarium, purtroppo chiuso e decidiamo quindi di terminare la serata con una birra in un piccolo locale caratteristico.
L’indomani, assieme alla nuova guida Angela un po’ in ritardo ma comunque preparatissima, visitiamo la capitale danese che ci appare da subito molto bella nonostante la giornata grigia e piovosa.
Le tortuose stradine acciottolate del centro storico e i grandiosi palazzi reali si alternano a guglie di rame e case a timpano dai dolci colori pastello che si integrano alla perfezione con le opere della nuova architettura moderna caratterizzate da spazio, sostenibilità e luce.
La nostra visita inizia per la precisione con Il Palazzo Reale di Amalienborg la residenza estiva della regina e la sede del famoso balcone, dal quale la famiglia reale saluta la gente in strada. Non è difficile dice Angela, incrociare i regnanti, anzi forse su quell’auto e ci indica una lussuosa macchina d’epoca che ci passa accanto, potrebbe esserci qualcuno della famiglia reale! Assisto, invitando Erminia sotto il mio ombrello, al cambio della guardia prima di dirigermi col, resto del gruppo al Nyhavn, l’antico porto di Copenaghen, situato nel centro della città, lungo il quale sono presenti caffè e locali di ogni genere nelle tipiche casette colorate. Qui partono anche le imbarcazioni turistiche che permettono la visita della città attraversandone i numerosi canali.
Passiamo accanto alla fontana di Gefion, che raffigura la leggendaria nascita della “Zelanda” (ovvero l’isola su cui si trova Copenaghen). Secondo la tradizione Gefion aveva chiesto al re di Svezia della terra da coltivare ed egli le aveva promesso addirittura un regno grande quanto quello che sarebbe riuscita ad arare in una notte, allora la donna non esitò a trasformare i suoi figli in buoi e ciò che ottenne alla fine fu appunto la Zelanda. La statua della fontana rappresenta proprio Gefion che sprona i figli trasformati in buoi a lavorare…
A poca distanza, sul lungomare della città, ecco finalmente la “Sirenetta”,la più celebre attrazione turistica di tutta la Danimarca. Protagonista dell’omonima fiaba del celebre autore danese Hans Christian Andersen, nel 1909, Carl Jacobs (mecenate e proprietario della birra Carlsberg), profondamente colpito dalla tragica storia d’amore della favola, commissionò allo scultore Eriksen una statua della Sirenetta per abbellire il porto della città.
Sempre con l’ombrello in mano non manchiamo di fotografare la famosa statua, che appare un po’ annoiata per l’andirivieni di turisti.
Percorriamo poi la Stroget, la strada pedonale più lunga d’Europa, situata tra le due maggiori piazze della città, la piazza del Municipio, con la Torre dell’orologio e la Kongens Nytorv.
Ed entriamo quindi nella grande e barocca Chiesa del Nostro Redentore, prima di terminare il city tour con la Torre Circolare di Copenaghen, o Round Tower, il più antico e funzionante osservatorio astronomico d’Europa: da qui stelle e i pianeti sono stati osservati e studiati sin dal 1642! Quando Cristiano IV costruì questa torre, la Danimarca infatti era molto famosa per le scoperte astronomiche del più grande osservatore dell’era pre-telescopica, Tycho Brahe, il cui busto si erge ai piedi della torre.
Brahe, personaggio che ho sempre ammirato, capì che il progresso nella scienza astronomica poteva essere ottenuto, non con l’occasionale osservazione fortuita, ma solo con un’osservazione sistematica e rigorosa, notte dopo notte, e tramite l’uso di strumenti che fossero i più accurati possibili. Le misurazioni da lui effettuate delle parallassi planetarie, in particolare quella di Marte, erano calcolate al “primo d’arco”, una precisione impareggiabile ai suoi tempi. Queste misurazioni, dopo la morte di Brahe consentirono a Keplero, suo assistente, di formulare le famose “leggi”.
Brahe tra l’altro osservò anche la supernova del 1572 in Cassiopea. A questo punto terminano le visite e termina anche il viaggio, uno dei più emozionanti ed il più prodigo di bellezze aurorali di tutte le spedizioni a caccia di luci del nord. Ma non l’ultimo!
LE FOTO SONO DI: Paolo Bizzini, Carlo Cardellino, Esther Dembitzer, Massimiliano Di Giuseppe, Ferruccio Zanotti