LOFOTEN 2018: Aurore sui fiordi!
di Massimiliano Di Giuseppe
Esploriamo l’Universo viaggi scientifici è di nuovo in Norvegia a caccia di aurore a distanza di un anno, precisamente alle isole Lofoten, una splendida meta che si annuncia estremamente suggestiva d’inverno, in un viaggio organizzato come di consueto con l’agenzia viaggi Robintur.
Ci ritroviamo il 4 Dicembre all’aeroporto di Bologna con i partecipanti: oltre agli storici Esther Dembitzer, Giorgio Massignani, Lauro Giovanetti con il figlio Luca e Gabriella Borghetto, facciamo conoscenza con i nuovi Giovanni Tamburini, Maria Fiorenza Terziotti, Claudio Tamburini, Fausta Foracchi, Giorgio Vecchi, Laura Galli, Rosmarie Widmann, Vladimiro Rossi, Maria Pia Mazzilli, Nadia Monari, Luisa Zuffi, Patrizia Del Vivo, Erica Falaschi e Anna Ristori. Mentre attendiamo al Gate il nostro volo ci passa davanti l’ex premier Matteo Renzi, senza scorta ed in tono molto informale…
Facciamo scalo come lo scorso anno prima a Copenaghen e poi a Oslo, dove fortunatamente non si ripete l’odissea del temibile tabellone con i nominativi di chi poteva accedere al volo successivo e che ha provocato all’epoca incredibili lungaggini e la conseguente perdita del volo e dei bagagli. Ma il tabellone stavolta è spento, io e Lauro, presente anche lo scorso anno, gli passiamo accanto mandando a lui e a chi l’ha ideato i doverosi e più sentiti accidenti e con un sospiro di sollievo procediamo all’imbarco successivo per Evenes.
Dopo un rapido volo in cui tentiamo inutilmente di avvistare aurore dal finestrino, causa nuvole, l’aereo della SAS atterra a Evenes verso le 22.00 e al recupero bagagli troviamo Francesca, la nostra energica ed esperta guida del tour operator Delta of Scandinavia, che ci accompagnerà in questo viaggio. Sul pullman ci attende invece il cupo e silenzioso autista Marcus di origini lituane che ci fa un cenno di saluto. Le strade ed il paesaggio sono spruzzate di neve, ma ce n’è molta meno di quella che pensavamo. Anche le temperature sono anomale per il periodo, ci rivela Francesca, mentre entriamo dopo un settantina di km a Narvik: si arriva a malapena a -1… Il riscaldamento globale ormai è una realtà e le le popolazioni nordiche ne sentono maggiormente gli effetti.
Prendiamo posto al nostro bell’hotel Quality Grand Narvik e controlliamo la situazione dal terrazzo, non si sa mai che il cielo si sia liberato e sia comparsa qualche aurora, ma niente da fare, ne approfittiamo così per riposarci sperando nelle prossime sere.
Il 5 Dicembre,dopo colazione, con il cielo ancora buio visitiamo il vicino museo della guerra dopo una breve passeggiata. Il museo è organizzato in un’ampia sezione ricca di modellini, diorami, reperti originali, tra cui divise, armi di vario genere, soprattutto siluri (anche pilotati) impiegati nelle battaglie navali e dispositivi per codici cifrati simili alla famosa macchina di Turing. Ma non mancano anche postazioni multimediali che illustrano le vicende di Narvik e della Norvegia negli anni Quaranta, dall’occupazione tedesca alla progressiva liberazione del paese.
Francesca ci racconta che la Norvegia entrò fin da subito nelle mire espansionistiche tedesche durante la seconda guerra mondiale per l’abbondanza di miniere di minerali ferrosi, trasportabili via nave proprio dal porto di Narvik, un vero e proprio varco al blocco navale imposto alla Germania, che poteva permettere l’accesso a quest’ultima verso l’Oceano Atlantico.
La regione viene quindi occupata per 5 anni dai nazisti, che alla fine della guerra, si ritirano sconfitti attuando la tattica della “terra bruciata” con la Norvegia ridotta ad un cumulo di macerie.
Terminiamo la visita passando di fianco ad una nuovissima area dedicata alla didattica che persegue l’obiettivo di sviluppare una sempre più ampia coscienza sulla necessità della pace tra i popoli.
Ritornati di fronte all’hotel in attesa di caricare le valigie sul pullman, Francesca ci spiega che oggi e domani saranno gli ultimi giorni in cui sarà possibile vedere sorgere il sole, per una decina di minuti sopra l’orizzonte prima di tramontare definitivamente nel lungo inverno artico. Ma il clima è ancora incerto e notiamo solo qualche nuvola arrossarsi in direzione est. Partiamo quindi alla volta delle mitiche Lofoten attraverso una strada panoramica che ci porta sul fiordo di Rombaken di fronte all’Hålogaland bridge, il secondo ponte più grande della Norvegia, che sarà inaugurato fra qualche giorno e permetterà di risparmiare un’ora di tempo per raggiungere le Lofoten.
Il ponte è stato promesso e realizzato dal governo norvegese nei tempi previsti, una cosa impensabile in Italia! La nostra guida inizia quindi a raccontarci come si vive in Norvegia, una società quasi idilliaca dove tutto funziona e dove la gente è contenta di pagare le tasse perché in cambio ha tutta una serie di servizi e di aiuti per le famiglie.
Questo benessere, civiltà e rispetto dell’ambiente ( fra pochi anni in Norvegia circoleranno solo auto elettriche) deriva in realtà dalla scoperta nel 1968 del petrolio, che con la sua esportazione ha reso la Norvegia uno dei paesi pi ricchi del mondo e con il reddito pro-capite fra i più alti in assoluto. Storicamente infatti la Norvegia era un paese povero, di pescatori che guadagnavano poco o niente in balia del monopolio sul commercio da parte dei paesi della Lega Anseatica.
Ancora oggi la pesca dei merluzzi e l’allevamento del salmone rappresentano una delle risorse principali della Norvegia, dai primi si ricava il famoso stoccafisso, che viene essiccato all’aria, da non confondere con il baccalà che si conserva invece sotto sale. Francesca ci indica proprio le rastrelliere, sulla riva del fiordo, in cui a Marzo saranno appesi i merluzzi: in quel periodo l’odore del pesce si diffonderà ovunque, per i turisti nauseabondo, ma per la popolazione locale sinonimo di soldi e assolutamente gradevole.
Percorrendo la strada E10 affrontiamo qualche tunnel sottomarino che insieme ai ponti stradali, ha permesso di congiungere direttamente tutte le principali isole dell’arcipelago, rendendole maggiormente accessibili anche ad auto e pullman. Ci fermiamo a pranzo a Tjelsundbru in un bel locale sul fiordo. Qui da un pontile in legno abbiamo il primo impatto con la fantastica natura di queste latitudini: montagne innevate e specchi d’acqua si alternano all’imbrunire ( le 2 del pomeriggio!) a nuvoloni bassi che incombono sul fiordo. Mentre mangiamo, continuiamo ad ammirare il panorama dai grandi finestroni del locale e iniziamo a rilassarci allontanando i pensieri e la frenesia quotidiana.
Su suggerimento di Francesca, a fine pasto ringraziamo l’oste e le cameriere dicendo “Takk for maten” grazie per il cibo, un’espressione che qui si usa e che accende il sorriso dei nostri ospiti.
Riprendiamo la marcia accompagnati dalla voce al microfono della nostra guida, sempre prodiga di spiegazioni: stiamo entrando sull’isola di Austvågøy una delle principali isole delle Lofoten, le altre sono Gimsøy, Vest-vågøy, Flakstadøy, Værøy e Røst . Le Lofoten, isole vichinghe, si trovano a circa 200 Km dal circolo polare artico. Nonostante ciò, il clima è caratterizzato da temperature non troppo rigide principalmente grazie alla corrente del Golfo e Il territorio è caratterizzato da montagne (il monte più alto è il Higravstinden, di 1.161 metri), che finiscono a strapiombo sul mare. Seguiamo dai finestrini i profili scuri delle creste dei monti contro la luce metallica del tramonto avanzato, in un cielo diventato improvvisamente sereno e terso. La regione è conosciuta anche per i suoi numerosi piccoli villaggi di pescatori, il primo che visitiamo è Svolvaer,facendo 4 passi nel’aria frizzante.
È il principale punto di arrivo per chi decide di visitare le isole e la sua attività principale è naturalmente la pesca, come possiamo notare dai numerosi pescherecci ormeggiati sui moli, anche se negli ultimi anni il turismo sta prendendo sempre più piede.
Passiamo di fianco al ristorante Bacalao, stringendoci nei giubbotti: è buio, sono le 17.00 e soffia un vento gelido. Superato un pontile arriviamo a destinazione, il locale è una tipica locanda in legno calda e confortevole con caminetto acceso e decorazioni natalizie. Sorseggiamo il tè pensando già alle aurore, il cielo sereno e le previsioni di una certa attività geomagnetica infondono ottimismo nel gruppo. Per molti è la prima volta e non vediamo l’ora di osservarle!
Pochi km in pullman e purtroppo il meteo cambia di nuovo, le nuvole coprono il cielo e inizia a nevischiare, una neve bagnata che congela appena tocca terra creando una pericolosa lastra. In queste condizioni raggiungiamo Leknes, nella parte centrale delle Lofoten, dove si trovano i nostri alloggi dello Statles Rorbucenter, deliziose casette dei pescatori ( le cosiddette Rorbu), su palafitta, dipinte di rosso e disposte a gruppi le une accanto alle altre. Scendiamo dal pullman e ora viene il difficile, il terreno ghiacciato è pericolosissimo e diventa un’impresa trasbordare le valigie alle casette senza scivolare. Ma ce la facciamo.
Ci ritroviamo a cena, in una casa isolata che funge da ristorante gustando zuppa al pomodoro, salmone al forno con patate e mousse alla frutta. Si parla con Luca di queste isole affascinanti e del Maelstrom il gorgo che si trova proprio qui alle Lofoten nello stretto tra Lofotodden e Værøy , purtroppo fuori dal nostro percorso. Noto fin dall’antichità, e protagonista di romanzi di Jules Verne ed Edgar Allan Poe, questo vortice si forma a causa della conformazione dello stretto, angusto e poco profondo in cui si genera una corrente molto forte, con onde e vortici che rendono pericolosa la navigazione specie con navi di piccole dimensioni. Sarà sicuramente la meta di una prossima visita.
Uscendo all’aperto il cielo è quasi tutto sgombro, solcato qua e là da nuvole basse che si muovono veloci sospinte dal vento, la temperatura è di -2°. Cerco un punto con la visuale più ampia possibile e allo stesso tempo al riparo di qualche fastidioso lampione e lo trovo poco distante dal ristorante lungo una strada che si arrampica su un crinale buio.
Il resto del gruppo alla spicciolata mi raggiunge ed inizio una descrizione delle principali costellazioni visibili con il fedele laser verde, partendo come di consueto dal Grande Carro, per arrivare alla Polare e via via a Cassiopea, Perseo, Andromeda, qualche segno zodiacale come il Toro e i Gemelli fino ad un Orione brillantissimo e adagiato sul fiordo. Si passa poi alla descrizione del fenomeno delle aurore, affascinante quanto difficilmente prevedibile, anche se i principali siti internet confermano per stasera una certa attività.
L’aurora è generata dall’interazione tra le particelle cariche provenienti dal Sole e le molecole del gas che costituiscono la nostra atmosfera terrestre, un incontro che produce energia sotto forma di luce. Ogni singola interazione genera un piccolo flash di luce e miliardi di questi piccoli flash in sequenza generano l’effetto di una tenda di luce che sembra danzare in cielo. La platea ascolta attenta in attesa di qualche aurora, che tuttavia non compare. C’è ancora un po’ di nuvolaglia in basso verso nord, è probabile che l’aurora sia già presente sotto forma di arco nascosto dalle nubi. Per esperienza vale la pena aspettare un po’, ma sono le 23.00 e la maggior parte del gruppo cede alla stanchezza ritirandosi nelle Rorbu. Rimaniamo io Francesca Luisa e Nadia in paziente controllo del cielo e per nulla scoraggiati da qualche sporadica spruzzata di neve.
A dimostrazione dell’estrema variabilità del meteo di queste zone e anche a dispetto delle previsioni, il cielo verso nord si sgombra improvvisamente e compare l’arco aurorale puntuale e verde come in altre occasioni. Mi precipito a chiamare il resto del gruppo mentre Luisa e Nadia tentano qualche foto. Dopo una decina di minuti si fanno vivi Lauro in compagnia della sua Sony A7S, Gabriella e pochi altri.
Le aurore prendono vigore ed iniziano a muoversi abbastanza velocemente alzandosi sopra l’orizzonte. Lauro scatta a raffica, ormai abituato a questi spettacoli della natura anche se a dire il vero, ogni volta l’evoluzione del fenomeno è sempre diversa e sorprendente. L’attività è buona anche se lontana dagli spettacoli visti nel 2017, aspettiamo più di un’ora ma le fiammelle verdi che hanno ballato per un po’ attorno a noi si stanno già spegnendo. Rimaniamo ancora e provo a puntare col binocolo la cometa Wirtanen 46P che si trova in questi giorni bassa a sud nell’Eridano, ma senza successo. Nuove nuvole questa volta più compatte e convinte mettono la parola fine alla notte astronomica, suggerendo di ritirarci definitivamente al caldo nelle nostre Rorbu.
6 Dicembre, la mattina è buia e livida, pesantemente annuvolata. Dopo una colazione nel solito locale della sera prima, andiamo con Francesca e Markus alla scoperta della parte sud dell’arcipelago, le nostre mete sono i villaggi di Å e Reine. Lungo la strada notiamo nuovamente le rastrelliere per i merluzzi e allevamenti di salmoni e Francesca ci racconta che durante il periodo della pesca i gabbiani si affollano attorno ai pescatori mangiando talmente tanto pesce da non riuscire più a volare! Facciamo tappa al mare verdastro e alle spiagge bianche di Ramberg Unstad, ma il clima è veramente proibitivo, con vento forte e neve a pallini decisamente fastidiosa. Rimaniamo un po’ di minuti a passeggiare sulla spiaggia, contemplando il paesaggio circostante immerso nelle nubi da cui fuoriescono ogni tanto montagne scure e sinistre.
Raggiungiamo Reine, considerato tra i paesi più belli della Norvegia, nelle foto sullo sfondo di bellissime montagne alte e scoscese che si tuffano nell’acqua, ma oggi vediamo ben poco di tutto ciò a causa del meteo. Va un po’ meglio con Å (si pronuncia ‘o’), il paese con il nome più corto ed il villaggio di pescatori più a sud delle Lofoten.
Passeggiamo tra le stradine innevate e le palafitte fermandoci per un buon caffè in una Rorbu, fuori c’è un timido tentativo di sereno ma dura poco, il tempo di qualche foto sui pontili, poi riprende a nevicare copiosamente. Ci fermiamo allora a pranzo a Reine in un bel locale accogliente con un grande albero di Natale nel parcheggio, che complice la nevicata crea una perfetta atmosfera natalizia. Il tempo di aspettare le portate e il cielo si rasserena questa volta completamente, inondando la sala con la luce irreale dell’inverno artico, di un intenso blu elettrico.
Un’ultima tappa a Sakrisøy al negozio di stoccafissi, accanto al set della famosa serie televisiva Masterchef che nel 2017 registrò proprio qui una puntata e di nuovo sotto la neve ce ne torniamo a Leknes e alle nostre Rorbu.
Ci aspetta l’ultima cena alle Lofoten a base di zuppa di asparagi, stufato di renna con verdure e pudding al cioccolato, che tutto il gruppo pare apprezzare. Al termine, attendiamo la fine della nevicata nel ristorante ascoltando Esther che intrattiene la platea parlando di “onde gravitazionali”, argomento affascinante ma un po’ ostico. Giorgio ci abbandona decidendo di provare a fotografare le aurore con il cavalletto fuori dalla stanza, si stanno aprendo un po’ di squarci, meglio approfittarne, non si sa quanto dureranno. Ci posizioniamo allora in un luogo più scenografico della sera prima direttamente sul fiordo con alcune Rorbu che specchiandosi nell’acqua completano il quadretto. Non dobbiamo attendere molto per vedere comparire la prima aurora, anche in questo caso un debole arco verdognolo a nord che prende vigore col passare dei minuti dando il meglio di sé proprio sopra alle casette rosse.
Riprendo a spiegare: quando il vento solare investe la Terra, le particelle cariche vengono intrappolate dalle linee del campo magnetico terrestre e sono guidate verso la superficie in prossimità dei poli magnetici. Quando poi le particelle discendono attraverso l’atmosfera, collidono con le molecole di ossigeno, azoto e degli altri gas presenti emettendo luce. Il colore di un’aurora può quindi dipendere da diversi fattori come la composizione del gas atmosferico, l’altitudine alla quale avviene l’interazione, la densità dell’atmosfera ed infine il livello di energia coinvolto. Il verde è il colore più comune visibile dalla superficie terrestre ed è prodotto le particelle interagiscono con gli atomi di ossigeno ad un’altezza compresa tra i 100 e i 300 km di quota.
A volte la parte più bassa dell’aurora può assumere una colorazione dal rosa al rosso intenso che è prodotta dalle molecole di azoto ad altezze attorno ai 100 km.
Se le collisioni con le molecole di ossigeno avvengono invece a quote più elevate, diciamo dai 300 ai 400 km, il colore che ne emerge è il rosso. Altri colori possono essere il blu o il viola causati dall’interazione con le molecole di idrogeno o elio, sebbene queste colorazioni siano più difficili da distinguere ad occhio nudo sullo sfondo di un cielo buio. Io ad esempio l’aurora blu non l’ho mai vista…
Il clima come al solito alterna schiarite a nevicate, con l’aurora che lotta con le nuvole per mostrare a tutti il suo splendore e ogni tanto ce la fa suscitando qualche “ooooh” di stupore nel gruppo. Claudio alle prese con qualche problema tecnico con la macchina fotografica chiede consigli all’esperto Lauro, Anna Erica e Patrizia, le toscane, riconoscono Orione in quel momento scoperto dalle nubi, Vladimiro osserva perplesso l’evoluzione dell’aurora che pare abdicare anche stavolta di fronte all’inclemenza del clima. La neve infatti torna accompagnata da un forte vento e uno alla volta i componenti della spedizione gettano la spugna. L’ultima a rientrare è Francesca che riesce ad ottenere qualche splendida foto.
7 Dicembre, sono le 8.00 e il cielo questa volta è limpidissimo, non una nuvola, all’orizzonte splende Venere in una luce irreale e bellissima. Mi accorgo solo ora di quanto il luogo sia incantevole con le montagne innevate sul fiordo, nascoste i giorni scorsi dalla perturbazione e che ora sembrano vicinissime. Fa piuttosto freddo non ho preso i guanti e mi si stanno congelando le dita, ma prima di fare colazione devo assolutamente scattare qualche foto a questi panorami unici prima che la luce cambi. Un gatto bianco e rosso mi fa compagnia nelle mie peregrinazioni poi si nasconde sotto una palafitta. Ad ovest l’ombra della Terra è molto vivida, mentre ad est albeggia al rallentatore in una strana ed unica luce crepuscolare.
Caricati i bagagli salutiamo questo luogo e partiamo per visitare la parte nord delle Lofoten. Il panorama è di rara bellezza, percorriamo una strada magnifica tra cespugli ghiacciati, laghetti, paesini e montagne che si specchiano nei fiordi. Strette insenature che si allargano in paesaggi vasti e di drammatico impatto. I vetri del pullman sono incrostati di ghiaccio e auspichiamo una fermata per goderci al meglio e fotografare questi panorami. Ma non è possibile perché il pullman è troppo ingombrante e non esistono o meglio sono molto rare alle Lofoten le piazzole di sosta con le giuste dimensioni. Finalmente ne troviamo una che fa al caso nostro: di fronte a noi l’ombra della terra è violetta e sfuma nel grigio e nel rosa della cinta di Venere.
E’ difficile dalle nostre parti vederla così bene soprattutto perché dura pochi minuti, mentre qui il crepuscolo e questa luce stranissima durano qualche ora e c’è tutto il tempo per apprezzarne ogni minima sfumatura. Riprendiamo la marcia e passiamo con la strada in mezzo ai fiordi, un paesaggio troppo bello per non esigere una fermata. Marcus è costretto ad una sosta al lato della strada di fronte al cartello di Henningsvaer e ne approfitta per pulire i vetri ghiacciati del pullman ed il cartello stesso del paese sepolto dalla neve. Noi ci sparpagliamo entusiasti a fare foto.
Chiamata “la Venezia delle Lofoten”, Henningsvaer fu una delle stazioni di pesca più importanti dell’arcipelago e non a caso il suo porto è uno dei più fotografati. Non possiamo allora esimerci da una foto di gruppo proprio lì, con le montagne coperte di neve e le casette colorate che si riflettono sull’acqua ferma come uno specchio. In realtà ogni scorcio meriterebbe una foto, il paesino è veramente magnifico: negozietti accoglienti, bar-ristoranti, barche e pescherecci attraccati ai moli e questa luce incredibile che infonde un senso di pace. Facciamo uno spuntino in uno di questi locali prima di ripartire e abbandonare a malincuore Henningsvaer.
Sul pullman Francesca collega il suo smartphone al microfono per farci ascoltare alcuni brani musicali dei più famosi autori norvegesi: dal “Mattino” di Edvard Grieg fino ad arrivare ai più moderni A-ha con la famosa hit anni ’80 “Take on me”! Aquile di mare accompagnano il nostro tragitto fino alla stupenda Vågan Kirke, la Cattedrale delle Lofoten, la seconda più grande chiesa in legno della Norvegia che merita assolutamente una nuova sosta. La chiesa è molto bella, circondata dall’acqua e da alberi ghiacciati e illuminata da tutte le sfumature di questo tramonto lunghissimo che ci sta accompagnando da stamattina. Anche lo scorso anno avevo sperimentato la luce nordica del periodo invernale ma questa volta devo dire è veramente spettacolare, da lasciare senza parole.
Si torna a Svolvaer che apprezziamo in un’altra e molto più suggestiva luce passeggiando di nuovo al porto e lungo i moli con lo sfondo della Svolværgeita, una montagna a forma di corna, simbolo del paese e molto rinomata tra gli scalatori. Alcuni del gruppo pranzano al Bacalao, altri me compreso in un piccolo locale nelle vicinanze.
Riprendiamo la marcia di avvicinamento a Narvik e verso le 17.30, in un orario piuttosto inusuale io e Francesca notiamo dai finestrini del pullman l’arco aurorale basso a nord e piuttosto evidente. Un rapido controllo dei siti delle previsioni aurorali ci conferma un aumento dell’indice Kp, nelle prossime ore. Maggiore é la velocità del vento solare, maggiore è il disturbo elettromagnetico e l’indice Kp (K planetario) che può variare da 0 a 9, misura proprio l’intensità e l’estensione del fenomeno. Maggiore é l’indice più l’aurora sarà visibile a latitudini inferiori: è prevista un’attività fra 4 e 5…di tutto rispetto!
Che fare? Il tour in pullman per osservare le aurore è previsto domani sera, ma non possiamo tralasciare la possibilità di vedere il fenomeno anche oggi, tutti gli indizi portano a sospettare una possibile tempesta in arrivo. Francesca chiede quindi ad un suo collega a Narvik di controllare la situazione inquinamento luminoso in alcune zone periferiche della città, dalla pista da sci purtroppo fortemente illuminata al cimitero, fino a trovare la soluzione con un taxi che ci porterà a gruppi al punto panoramico della Narvik Fjellet, a 600 metri di altitudine sul monte alle spalle della città, si spera sufficientemente buio.
Non abbiamo altre soluzioni per spostarci più lontano, i tempi organizzativi stretti e la mancanza di pullman a disposizione non lo consentono, speriamo che l’eventuale tempesta aspetti ad arrivare almeno le 21/22, il tempo di posare i bagagli in hotel e mangiare qualcosa.
Ma le aurore stasera hanno fretta, all’arrivo a Narvik con alcuni del gruppo ci spostiamo al terrazzo dell’ hotel dove l’arco aurorale si è già alzato sopra le nostre teste aumentando di dimensioni e cominciando a produrre pennacchi e cortine in movimento rapido. Pur trovandoci in centro città ed in mezzo alle luci il colore verde è piuttosto evidente, non osiamo immaginare cosa potremmo vedere in questo momento in un luogo buio. Non abbiamo un minuto da perdere, dobbiamo sbrigare la pratica cena nel tempo più breve possibile per farci trovare pronti alle 21.00 all’arrivo del taxi!
Sono le 20.00, in hotel purtroppo la cena non è possibile, tutti i posti sono prenotati, cerchiamo di rimediare con una pizzeria da asporto senza troppe pretese nelle vicinanze. Alziamo lo sguardo al cielo e si sta scatenando la tempesta, allo zenit si sta aprendo una corona a ventaglio e dall’orizzonte spuntano archi con spot luminosi! Nonostante la loro luce sia attenuata dai lampioni sotto cui stiamo passando lo spettacolo è notevole. Impreco in silenzio, impotente di fronte al succedersi degli eventi…
La pizzaiola ci mette del suo e prende le nostre ordinazioni con una calma olimpica, suscitando il nostro disappunto. Ogni tanto metto il naso fuori dalla porta dove Lauro si sta cimentando con foto a mano libera per portare a casa qualche immagine di quello che sta succedendo in cielo, pur in condizioni estremamente precarie. Le aurore si stanno attorcigliando in movimenti vorticosi sempre più luminose, tra un lampione e l’altro, mentre la gente passeggia sui marciapiedi incurante dello spettacolo, forse abituata a questi incredibili fenomeni.
Maledizione, le nostre pizze!?! Claudio si avvicina al bancone e si fa consegnare alcune fette destinate probabilmente a qualcun altro, giustamente non possiamo aspettare oltre, la scienza prima di tutto! La pizzaiola capita l’antifona accelera la cottura ed in breve siamo tutti serviti. Puntualissimo alle 21.00 arriva il nostro taxi e parte il primo gruppo, quello dei fotografi. Guardiamo fuori dal finestrino, l’attività aurorale c’è ancora ma sembra attenuata, speriamo bene… Dopo una decina di minuti siamo al punto panoramico, decisamente suggestivo, sotto di noi si può ammirare l’incredibile paesaggio della città incorniciata dalle montagne, che in lontananza scendono fino alle acque del fiordo Ofot. Le aurore sono lì, anche se più statiche rispetto ad un’ora fa.
Dobbiamo metterci al riparo di qualche faretto fastidioso e partono i primi scatti, Esther, Lauro e Claudio, Nadia e Luisa sono in pieno fermento. Qualche minuto scenografico con le luci del nord danzanti sopra la distesa di luci di Narvik e del fiordo poi il fenomeno lentamente si affievolisce. Dopo una mezz’ora arriva il secondo gruppo quando ormai è rimasto ben poco da vedere. Nessuno di noi alla fine è riuscito a gustarsi la tempesta che poco prima imperversava in cielo… un vero peccato…C’è ancora una tenue speranza che il fenomeno riprenda anche se gli indici kp sono in rapida discesa, non è detta l’ultima parola, ma ormai le aurore si stanno dissolvendo, qualche sbuffo, poi rimaniamo a congelarci per un’oretta fino al ritorno del fedele taxista.
Domani sera avremo l’ultima possibilità, meteo permettendo…
8 Dicembre, dopo colazione saliamo sul pullman con destinazione Polar Park, un parco zoologico che raccoglie in alcuni recinti la fauna tipica delle latitudini artiche: renne,alci, volpi artiche, buoi muschiati, linci, orsi e lupi. Il cielo è ancora abbastanza sereno,ma preoccupa un po’ la temperatura, -16°, dobbiamo camminare un po’lungo i sentieri del parco e speriamo di non congelarci. Dopo circa un’ora siamo nei pressi di Bardufoss dove troviamo l’ingresso del Polar Park. Francesca ci consegna i biglietti e la mappa e siamo liberi di muoverci a piacimento nel parco, il ritrovo è fissato fra 2 ore per il pranzo che effettueremo nel locale che fa anche da bookshop e negozio di souvenir. Da un ponte su un torrente che scorre tra le due sponde ghiacciate si arriva al primo recinto, quello delle renne ed alci, subito dopo ecco i lupi che si aggirano furtivi tra gli alberi.
Più socievoli le linci che arrivano a farsi fotografare vicino alla rete della recinzione. I passi scricchiolano sulla neve ghiacciata, avanziamo a fatica su una collinetta ansimando e respirando aria freddissima per raggiungere gli orsi bruni in semiletargo. A quel punto piedi e mani sono congelati, meglio tornare sui nostri passi e scaldarci un po’. Pregustiamo una zuppa che ci era stata promessa, ma in realtà dobbiamo accontentarci di un panino.. Una volta scongelati si torna a Narvik per gli ultimi acquisti e souvenir prima della partenza per il tour in pullman col nuovo e gioviale autista Bjorn a caccia di aurore. Il cielo purtroppo è copertissimo e nevica abbondantemente.
Con Francesca poco prima si è fatto il punto della situazione guardando tutti i siti meteo e non trovando una location buona a distanza ragionevole. Si è valutata anche Abisko, località normalmente al riparo dalle perturbazioni in cui eravamo stati nel 2013 osservando bellissime aurore e che si trova a soli 50km da Narvik, ma il clima sta rapidamente peggiorando anche lì per l’arrivo di nubi da sud ovest.
Solo a Tromso, grazie al contatto con la nostra guida dello scorso anno, Francesco Verugi, si stanno osservando aurore in un cielo perfettamente sereno. Ma occorrerebbero 5 ore per arrivare, impossibile ahimè… Resta solo la speranza che facendo un po’ di km verso nord la situazione migliori… Attraversiamo così per 2 ore boschi con alberi stracarichi di neve e paesini con belle decorazioni natalizie, presenti anche nelle casette isolate che emergono sui monti e fra gli alberi in un’atmosfera veramente da fiaba. Ci sono alberini di Natale anche attaccati ai lampioni! Ci fermiamo per mangiare qualcosa in una stazione di servizio, ma dobbiamo arrenderci alle nuvole. Stanchi e un po’ delusi ce ne torniamo a Narvik.
Il 9 mattina ci attende il pullman per l’aeroporto, in cui incrociamo il Primo Ministro norvegese Erna Solberg, che fa il paio con Renzi all’andata…! Facciamo scalo a Oslo in cui salutiamo la nostra Francesca ringraziandola per la professionalità e disponibilità, una guida veramente impeccabile e poi ci attende Copenaghen, l’ultima tappa di questo bel viaggio. Rivediamo il sole scomparso in questi giorni sotto l’orizzonte nordico e atterriamo nel pomeriggio nella capitale danese. Ceniamo tutti assieme nel nostro hotel Scandic Copenaghen, proprio di fronte al planetario “Tycho Brahe” che visiteremo l’indomani, con zuppa di funghi, petto di manzo con patate e cheese cake. Qualche incomprensione con il cameriere riguardo le modalità di pagamento della cena, poi passeggiamo in un giro notturno della città.
Luca che ha vissuto diversi mesi in passato a Copenaghen ci fa da guida. Attraversiamo la via centrale pedonale Stroget, passando accanto alla Rådhusplads, la piazza del Municipio e ad altri palazzi riccamente illuminati. Il periodo natalizio qui è molto sentito e numerosi mercatini fanno entrare nello spirito festoso, il cosiddetto hygge. Caffè affollati e bar tradizionali, situati in caratteristiche cantine e in pittoreschi edifici, ci sfilano velocemente davanti mentre seguiamo di corsa Luca che su richiesta di Claudio ci sta scortando al famoso quartiere di Nyhavn e al suo canale.
Dopo qualche cambio di percorso approdiamo alla grande piazza Kongens Nytorv ,dominata dall’atmosfera fiabesca creata dalla facciata dell’hotel d’Angleterre che riproduce un calendario dell’avvento animato. A pochi metri ecco Nyhavn con le sue facciate colorate ed il molo con le barche ormeggiate, una tappa obbligatoria a Copenaghen. L’idea è quella di bere qualcosa in uno dei tanti locali e ristoranti sul canale, magari un vin brulè vista la temperatura e il vento gelido, ma non è facile, sono tutti pieni e poi si è fatto tardi.
Torniamo quindi sui nostri passi e percorrendo qualche viuzza interna e deserta ci appare la Torre Circolare di Copenaghen, o Round Tower, che ospita l’osservatorio di Tycho Brahe, il più antico osservatorio astronomico funzionante in Europa davanti alla quale ci siamo soffermati anche lo scorso anno. Da qui le stelle sono state osservate e studiate sin dalla fine del’500, quando la Danimarca era famosa per le scoperte astronomiche dell’ingegnoso Tycho, il più grande astronomo dell’era pre-telescopica.
10 Dicembre, ci affidiamo alla nostra nuova guida Elena per un city tour di Copenaghen, questa volta rispetto allo scorso anno confortati da un bel sole e cielo limpido, che ci fa apprezzare al meglio i palazzi e le architetture della città, con i mattoni di arenaria rossa delle facciate e le guglie appuntite verdi in rame che spuntano qua e là. Notiamo subito l’enorme numero di biciclette pubbliche, spesso usate al posto delle auto e parcheggiate a centinaia in diversi punti della città.
La brava Elena ci fa scendere ad ammirare la Sirenetta della fiaba di Hans Christian Andersen, una statua di bronzo alta 1,25 m adagiata su una roccia all’ingresso del porto, divenuta simbolo della città, la fontana Gefion dedicata dea della fertilità e il palazzo di Amalieborg, la residenza della Regina di Danimarca con relativo e puntuale cambio della guardia.
Rivediamo il canale di Nihavn di giorno e poi dal pullman il castello di Rosenborg, che custodisce i gioielli della corona e un altro antico osservatorio astronomico.
Per rimanere in tema di astronomia e concludere in bellezza questo viaggio, decido in compagnia di Lauro, Luca e Gabriella di visitare il moderno Planetario “Tycho Brahe” visto il tempo a disposizione prima di andare in aeroporto, mentre il resto del gruppo si sparpaglia per Copenaghen.
Progettato da MAA Knud Munk e inaugurato il 1 ° novembre 1989 grazie a una donazione di 50.000.000 DKK da parte di Bodil e Helge Petersen, il planetario ospita dallo scorso anno anche la mostra Made in Space, una mostra interattiva e multimediale che racconta la storia di come tutti gli elementi che compongono un essere umano provengano in realtà dallo spazio. In attesa che inizi la proiezione al planetario ci aggiriamo un po’ tra gli exhibit della mostra, ammirando anche la più grande roccia lunare che può essere vista al di fuori degli Stati Uniti, pesante oltre 200 grammi e portata sulla Terra dall’equipaggio della missione Apollo 17 nel 1972.
Ci sono anche due mostre minori. Una sulla tecnologia spaziale e l’altra su Tycho Brahe.
Entriamo quindi nello Space Theatre, il cuore del Planetario, con uno schermo a cupola di 1000 mq. Il grande schermo IMAX ci offre un’esperienza unica, estremamente immersiva, che ci fa sentire all’interno del filmato, dedicato oggi alla storia geologica della Terra e ambientato in Islanda, Australia, Africa ecc, alla ricerca delle rocce più antiche del nostro pianeta.
Il risultato è notevole, uno dei più spettacolari planetari che abbia mai visto, anche Lauro è entusiasta. Pranziamo quindi in centro commentando quest’ultima interessantissima visita prima del ritorno in Italia col resto del gruppo, ma ne siamo certi, presto torneremo al nord a caccia di nuove aurore e di nuove suggestioni!
LE FOTO DELLE AURORE SONO DI: Lauro Giovanetti, Esther Dembitzer e Francesca Donati
LE ALTRE FOTO SONO DI: Gabriella Borghetto, Esther Dembitzer, Massimiliano Di Giuseppe, Francesca Donati, Lauto Giovanetti, Ermanno Manzini, Nadia Monari e Luisa Zuffi.
I VIDEO SONO DI: Lauro Giovanetti e Nadia Monari