di Massimiliano Di Giuseppe
Nuove e imponenti montagne si preparano a fare da sfondo alla pioggia di meteore Orionidi, le stelle cadenti di fine Ottobre originate dalla famosa cometa di Halley, che dopo aver dato spettacolo sul monte Sinai in Egitto nel 2008 e sull’Ararat in Armenia nel 2011, si preparano a sfrecciare in Nepal sopra la catena Himalayana, che diventa quindi meta di un accattivante viaggio organizzato come di consueto in collaborazione con l’agenzia di viaggi Robintur.
Il 15 Ottobre mi incontro col resto dei partecipanti ancora una volta all’aeroporto di Malpensa: le veterane Simona Musiani, Silvana Laffi e Vanna Civolani (con noi l’ultima volta in Australia nel 2012) e i nuovi Bruna Santini, Olivio Righi con la moglie Barbara Reggiani ed Elmo Pronti con la moglie Elsa Arcangeli.
Il comodo volo Emirates fa scalo a Dubai e dopo un’attesa di 5 ore ingannata facendo conoscenza con i nuovi compagni di viaggio e bevendo qualche cappuccino con caramello, ci imbarchiamo per Kathmandu, capitale del Nepal. Cresce in tutti noi l’attesa per questo affascinante paese, già obiettivo di un viaggio due anni fa, poi sfumato all’ultimo a causa del disastroso terremoto che l’ha colpito. Speriamo che la popolazione abbia avuto gli aiuti necessari e i bellissimi templi non siano stati troppo danneggiati…
Dai finestrini dell’aereo abbiamo il primo impatto con la catena dell’Himalaya che compare al tramonto all’orizzonte, l’emozione è forte e cerchiamo di fare qualche foto sperando di vederla più da vicino… ma l’aereo piomba nelle nuvole e nel grigiore, nascondendone la vista mentre si prepara all’atterraggio. Kathmandu ci appare dall’alto in un disordinato agglomerato di abitazioni fitte le une alle altre, atterriamo al piccolo aeroporto e dopo aver ricuperato i bagagli troviamo ad attenderci all’uscita la nostra guida Kabindra detto Kabir assieme ad Apo, l’autista di un piccolo e vetusto pulmino.
Ci vengono subito messe al collo ghirlande arancioni di benvenuto e siamo catapultati nel traffico caotico della città, veramente micidiale, un groviglio di motorini, auto e furgoni più o meno scassati, che abbandoniamo a fatica, arrampicandoci su una strada di montagna che conduce a Nagarkot, piena di buche o meglio voragini che rallentano il nostro mezzo.
Nel frattempo si è fatto buio e il percorso diventa più pericoloso, Kabir ondeggiando sul suo sedile annuncia: “La strada è un po’ brutta…ma non abbiate paura, fra poco siamo arrivati!”