Cina 2009: l’eclisse e il monsone
Vedere l’eclisse questa volta è veramente un’impresa difficile: le condizioni meteo del sud est asiatico nei mesi di Luglio e Agosto sono infatti caratterizzate dall’arrivo dei monsoni che creano instabilità atmosferica associata a piogge torrenziali e non di rado a tifoni. Il tracciato dell’eclisse totale di sole del 22 Luglio 2009, la più lunga del secolo (raggiunge infatti una durata di 6’e39” al largo delle coste giapponesi) ricalca perfettamente la zona più sfavorevole dal punto di vista climatico, dall’Himalaya al Pacifico.
Tuttavia una tenue speranza c’è: analizzando le statistiche meteo della Nasa, notiamo che esiste un 50% di probabilità di sereno a sud est di Shanghai, nella località di Jinshanwei, sulle coste del Mar Cinese Orientale è lì che organizzeremo il prossimo viaggio per osservare l’eclisse. Come di consueto Coelum viaggi si avvale della collaborazione della Cooperativa Camelot, CTM Robintur e Lunar Society Italia ed il 17 Luglio ci ritroviamo in 10 all’aeroporto di Malpensa per la lunga trasferta cinese. Oltre al sottoscritto e alla moglie Arianna, il collega Ferruccio Zanotti, i veterani Esther Dembitzer, Paolo Minafra, Orio Orlando e le nuove adepte Sandra Ferlini, Vittoria Savorelli, Daniela Barbarossa e Carmela Santoro.
Voliamo con la Swiss-Air con scalo a Zurigo e dopo 10 ore siamo a Shanghai, raccolti all’aeroporto dalle nostre guide Gu, la più anziana, che rimarrà con noi per tutta la durata del viaggio e Liu, più giovane, solo per la zona di Suzhou. L’organizzazione cinese è impeccabile e in breve ci troviamo sul bus per percorrere i 100 km che ci separano da Suzhou, una città con 6 milioni di abitanti ma considerata piccola per gli standard cinesi. Appena scesi veniamo sopraffatti da un caldo micidiale e soffocante ( 42 ° con tasso di umidità del 90%), il cielo è bianco e una luce fastidiosa ferisce gli occhi e annulla i colori del paesaggio.
In compenso in hotel dobbiamo fare i conti con un’aria condizionata veramente tremenda, con spifferi e soffi glaciali direttamente sulla testa e sul collo, speriamo bene. Ci rilassiamo qualche minuto in stanza e poi procediamo con il pranzo, il primo di una lunga serie con tavolo circolare e vassoio rotante, con svariate portate che vengono servite con la consueta velocità. Dopo pranzo, partiamo per visitare il parco di Huqiu, ovvero “la collina della tigre”, situato a 4 km dalla città, così chiamato perché si racconta che una tigre apparisse per custodire la tomba del re He Lu. Liu parla un ottimo italiano e ci mostra bellissimi giardini e un’incredibile collezione di bonsai, alcuni con più di 400 anni e proprio sulla cima della collina, avvistiamo una pagoda di 7 piani, alta 47 m.
Il caldo è sempre tremendo, ma lentamente ci stiamo abituando, forse rilassati dalla pace di questo giardino cinese. Sempre nel pomeriggio ci viene proposto un fuoriprogramma, una gita in battello lungo i canali che solcano la città e qui abbiamo l’impatto con la vera Cina e se vogliamo anche con la povertà e la scarsità delle condizioni igieniche in cui vive la popolazione. Io e Paolo ci sistemiamo sulla prua dell’imbarcazione per effettuare al meglio foto e riprese delle pittoresche sponde dei canali su cui si affacciano improvvisati pescatori, laceri bambini, donne che lavano le stoviglie o i panni nelle acque luride del canale, abitazioni spesso fatiscenti.
Ci fermiamo e ci addentriamo a piedi nei vicoli imbattendoci in un mercato in cui si vende veramente di tutto: dai serpenti ai bacherozzi, da strani gamberi che compiono incredibili salti fuori dalle vasche per poi camminare in strada a carne non ben identificata, appoggiata alla meglio sui banconi. In queste condizioni, Paolo decide di assaggiare un uovo dei 100 anni, di colore bruno scuro, si tratta di uova che vengono sepolte nella sabbia per un lungo periodo cuocendosi automaticamente. Il coraggioso compare mastica un po’, solleva lo sguardo in alto e ci dice che non è male. Il resto della spedizione evita accuratamente di ripetere l’esperimento.
Ritorniamo al nostro Gloria Plaza Hotel per la cena e poi, su consiglio di Liu ci avventuriamo in un lungo vicolo poco distante, che costeggia un canale. L’atmosfera è tipicamente cinese, con le lanterne colorate che penzolano dalle pareti delle abitazioni e diversi scorci con piccoli ponticelli veramente suggestivi. In alcuni locali si odono strumenti a corda mandare rilassanti melodie, mentre altri, meno rassicuranti, ricordano i film di Bruce Lee.
La mattina dopo, 18 Luglio dopo colazione, siamo di nuovo pronti per visitare Suzhou, in particolare la villa giardino Liuyuan, la più grande della città. I mandarini della dinastia Ming e Qing edificarono sontuose residenze immerse nella natura per passarvi i periodi di riposo: piccoli laghi, isolette, padiglioni dai tetti a pagoda, ponticelli, rocce dalle forme fantasiose e una quantità notevole di pesci rossi. In questa villa, l’arte cinese che ha come suo fine la perfetta armonia tra uomo e natura, raggiunge la perfezione.
Successivamente Liu ci conduce a visitare una fabbrica della seta, l’importante tessuto il cui segreto è stato celato per secoli all’occidente. Ora il segreto è di fronte a noi: su un piatto di lattuga all’ingresso della fabbrica, campeggiano svariati bachi di colore bianco, dal cui bozzolo viene estratto il tenue ma resistente filo dopo un’apposita bollitura. E poi il negozio con camicette, foulard, ventagli, copriletto ecc, in cui le signore della spedizione si scatenano in uno sfrenato shopping. Gli uomini invece si rifugiano in un’annessa sfilata di abiti di seta per ammirare la bellezza, la grazia e l’eleganza delle ragazze cinesi.
A pranzo ci rechiamo al piccolo villaggio di Tongli, un vero e proprio viaggio a ritroso nel tempo nella Cina di Marco Polo e in quella medioevale delle dinastie Ming e delle antiche tradizioni confuciane. Negozietti e ristoranti tradizionali, come quello in cui pranziamo, una vecchia sala da te’e poi giardini, ponti inarcati e chiatte che percorrono i canali in un silenzio incantato. Anche il clima sembra migliorare, meno caldo, si vede addirittura un po’ di cielo azzurro. Speriamo bene, le previsioni per il giorno dell’eclisse non sono per nulla buone. In una delle varie bancarelle Paolo, ma anche altri del gruppo si lasciano tentare dall’assaggio dei semi dei fiori di loto i cui fiori, assieme alle ninfee abbiamo visto crescere in abbondanza nei laghetti delle ville-giardino.
L’indomani, 20 Luglio, salutiamo la simpatica Liu e partiamo per Shanghai, l’arrivo nella metropoli è impressionante, una selva di grattacieli modernissimi, strade sopraelevate addirittura su 4 livelli e nonostante tutto e nonostante i 20 milioni di persone che la popolano, il traffico non è congestionato e lo smog assolutamente sotto i livelli che ci saremmo aspettati. Ovunque regna ordine e pulizia. Prendiamo posto nel trionfale Grand Mercure Baolong Hotel e facciamo conoscenza con Wan, la nostra guida per Shanghai.
Dopo pranzo, Wan ci porta a visitare il giardino Yuyuan, situato nella parte Nord-orientale della città storica, fu costruito dal 1559 dall’imperatore Janjing su una superficie di 50.000 metri quadri. Tra i punti più caratteristici racchiusi al suo interno ammiriamo la collina rocciosa artificiale Huangshi, il muro decorato con il drago, il padiglione Yulinlong, la torre Huijing ed il piccolo palcoscenico teatrale all’aperto.
Successivamente Wan, ci conduce al centro storico e poi, per assecondare le richieste di Daniela, nel quartiere dei tarocchi, in cui le più prestigiose marche, Gucci, Luis Vitton, Prada, Rolex, vengono contraffatte alla perfezione. Ceniamo superbamente in hotel e ci apprestiamo alla visita notturna della città, sicuramente la più suggestiva. Veniamo accompagnati col bus al 2° grattacielo più alto della città e salendo con un velocissimo ascensore all’82° piano, godiamo di una vista mozzafiato sulla metropoli sfavillante di luci e colori, proprio a fianco del grattacielo più alto, a forma di cavatappi, illuminato di luci azzurrine.
Poi ci dirigiamo al Bund, simbolo di Shanghai. Bund è un termine anglo-indiano che sta per “banchina di lungomare fangoso”. Protetta da una balaustra, la passeggiata sul fiume offre una vista panoramica sull’area di Pudong, ove si susseguono 52 palazzi realizzati in stili architettonici differenti, mentre alle nostre spalle svetta la torre della televisione, dalla caratteristica forma ad “atomo”.
L’indomani, 21 Luglio, vigilia dell’eclisse, siamo ancora a Shanghai e visitiamo il tempio del Buddha di giada, uno dei templi buddisti più importanti della Cina. Realizzato dall’imperatore Guanxù della dinastia Qing, contiene il padiglione del Re Celeste, la Grande Sala, il palazzo del Buddha di giada, la sala del Buddha disteso e quella del Buddha assiso, alto 1,95m e pesante 1 t, scolpito in un unico blocco di giada bianca. Improvvisamente udiamo litanie e suoni di gong provenire dalla pagoda del Buddha assiso e lì osserviamo la cerimonia buddista dei monaci, così come in un altro cortile più raccolto.
Il cielo 24 ore prima dell’eclisse è azzurro e limpido. Purtroppo un costante controllo dei siti meteo in questi giorni non ci illude: per il 22 Luglio è previsto un deciso peggioramento, con Jinshanwei e le zone limitrofe di Shanghai in piena perturbazione. Alla sera, puntualmente, iniziano i primi acquazzoni che ci consigliano di trovare alla svelta una soluzione. Ci riuniamo attorno alle 20.00 in camera di Orio e iniziamo una lunga e laboriosa ricerca di siti idonei in cui poter osservare l’eclisse. La CNN manda un telegiornale meteo dedicato all’eclisse, mostrando che purtroppo il monsone è arrivato e non perdona, tutta l’area di Shanghai è assolutamente sconsigliata, ma anche altrove, in un’area di 300-400 km la situazione non è tanto meglio, dobbiamo affidarci alle previsioni locali.
Scartiamo a quel punto anche Jinshanwei, la nostra precedente meta e dopo un’attenta analisi, individuiamo nella località di Anji, 200 km a sud ovest di Shanghai, un’alternativa che lascia qualche tenue speranza. Alle 2 di notte il nostro pullman ci raccoglie per questo viaggio con tante incognite, il pessimismo regna sovrano. Sbircio dal finestrino: piove, le strade sono deserte, solo dopo una settantina di km la situazione sembra migliorare, qualche stella occhieggia tra le nubi. Mi guardo in giro, tutti dormono a parte Orio, che ha visto anche lui gli squarci, che gli accendono qualche tenue speranza nel viso rotondo.
Verso le 6.30 ci affacciamo nella cittadina di Anji, dopo essere saliti di quota, tra montagne coperte di foreste di bambù. Il cielo è bigio, ma non piove. Dopo una mezz’ora siamo a Zhoishan, il sito prescelto, uno splendido parco-riserva naturale, sulla cima di una montagna coperta di foreste di bambù. All’ingresso campeggia una gigantesca foto di un panda, questa infatti è una delle aree di ripopolamento del raro animale. Facciamo colazione nell’hotel al centro del parco, pioviggina ed il morale della spedizione è a terra, anche Arianna, che ha predicato positività per tutto il viaggio, mostra qualche cedimento.
Mentre sorseggio il caffè, arriva un messaggio di Giorgio Bernaschi, che assieme ad altri conoscenti astrofili ha preferito la crociera nel Pacifico di Corrado Lamberti per osservare l’eclisse, ci rivela che da loro sta piovendo a dirotto. Esco dall’hotel, ha smesso di piovere, vedo un gruppo di astrofili di varie nazionalità che guardano verso l’alto a bocca aperta…Incredibilmente e con grande sforzo, il sole sta tentando un’uscita dalla spessa coltre grigia, si riaccende la speranza, avviso il resto del gruppo e Gu, che ci porta in pullman presso l’area del parco prevista per le osservazioni. Appena arrivati notiamo un trenino elettrico che arriva di gran carriera, è pieno di italiani e fra loro spiccano il pallore di Fabrizio Melandri e la gestualità inconfondibile di Claudio Balella, quest’anno con la spedizione di Nuovo Orione.
Ci dicono che Diego e Viviana, altri due vecchi compari sono già sul posto, assieme a Walter Ferreri, direttore della rivista. Ci dirigiamo nell’enorme prato che si estende a perdita d’occhio, l’aria è umidissima, sembra di respirare in un liquido, il caldo, infernale. Il Sole fa capolino illuminando qualche centinaio di astrofili di svariate nazionalità, ognuno sistemato con la propria strumentazione entro precisi recinti dalle rigidissime autorità cinesi.
Presso un laghetto, in cui è raccolta la rappresentanza di astrofili italiani riconosciamo l’inconfondibile sagoma di Diego. “Siamo venuti a portare il sereno !” gli dico. Diego è felice:”Ora sono più tranquillo.” E parte un vigoroso abbraccio. Anche Viviana partecipa alla festa. Il Sole man mano che sale sembra prendere più coraggio e manda raggi sempre più decisi tra una nube e l’altra. Montiamo velocissimi la strumentazione al seguito, io ho con me il vecchio Tansutzu ( 114/ 1000) e alle 8.21 ora locale avviene il primo contatto salutato da uno scrosciante applauso
I minuti passano, leggere schiarite si alternano a nuvoloni neri mentre la temperatura aumenta appiccicandoci addosso le magliette blu fatte da Paolo con il logo dell’”Anno Internazionale dell’Astronomia”, una vera sauna! Superiamo la metà dell’eclisse e la luce inizia a calare, le oche che prima sguazzavano in un vicino laghetto si ritirano sulla riva perplesse, vicine le une alle altre e con il collo proteso verso il sole. Osserviamo la parzialità spesso senza ausilio di filtri grazie alle frequenti nubi, che però diventano inopportune quando alle 9.36, con un sole alto 56°, poco prima del 2° contatto ci fanno perdere l’anello di diamante. La durata della totalità tuttavia, 5’37”, gioca a nostro favore e non disperiamo di vedere spuntare il sole nero.
Il campo piomba improvvisamente in un buio profondissimo, mai sperimentato nelle precedenti 5 eclissi totali, si fatica a vedere i compagni nelle vicinanze tutti in attesa del miracolo. Pochi secondi che sembrano un’eternità e poi finalmente la visione che vale il viaggio, il sole eclissato, circondato dalla bianca corona e accompagnato da un’assordante coro di cicale, vince la lotta col monsone e ci regala un’emozione profonda, a cui non ci si abitua mai. Con l’ausilio di binocoli e telescopi notiamo inoltre distintamente una rossa protuberanza emergere dal disco nero. Ma le nuvole vanno e vengono e nell’immenso campo, a grida entusiaste e applausi, si alternano mugugni e imprecazioni ogni volta che le nuvole prendono di nuovo il sopravvento.
L’uscita del sole avviene ancora una volta dietro ad una nube e la luce torna magicamente creando splendidi giochi cromatici nel cielo perturbato, fino a quando alle 10.58 la luna abbandona definitivamente il sole. Siamo riusciti a vedere la totalità a più riprese per un totale di circa 3 minuti, un ottimo risultato considerate le premesse catastrofiche e la peggior sorte di tantissimi appassionati accorsi in Cina e altrove lungo la linea della totalità che si sono dovuti arrendere alla potenza del monsone.
Prima del nostro ritorno in Italia ci fermiamo anche alla vicina città di Hangzhou, che si affaccia sul “grande lago occidentale” la cui bellezza ha ispirato nel passato pittori e poeti. Arriviamo al nostro Zhejiang Media Hotel in cui pranziamo festeggiando l’avvenuta eclisse, mentre fuori ha ripreso a piovere. Dopo un po’ di riposo e durante una tregua del monsone, Gu ci accompagna per una passeggiata sul far della sera sulle rive del lago occidentale, sulle cui sponde spuntano qua e là svariate pagode. La leggenda vuole che il lago sia stato generato dalla caduta di una perla dalla Via Lattea.
Ci rilassiamo così dalle tensioni di questa lunga giornata e dopo cena ci concediamo pure un massaggio in hotel. Il mattino del 23 Luglio veniamo accompagnati prima in una gita in barca sul lago e poi al tempio del ritiro spirituale (Lingyinsi), fondato nel 326 d.C. da un monaco buddista di origine indiana ( Hui Li), si tratta di uno dei monasteri più famosi. Lungo i viottoli dei vasti giardini emergono diverse statue di Buddha, tra cui quella più celebre del “Buddha che ride”. Notevole anche la sala dei 500 discepoli del Buddha, anche se molte delle statue originali sono andate distrutte nel corso di un incendio nel 1936.
Dopo pranzo ci rechiamo in una piantagione di tè, qui si produce il tè migliore della Cina e assistiamo alla lavorazione di questa pianta, prima di assaggiare tutti insieme dell’ottimo tè verde, di cui bisogna mangiare anche le foglie, per aumentarne il suo effetto benefico e depurativo.
Infine la visita alla pagoda delle 6 armonie, alta 7 piani e con pianta ottagonale. Una particolarità di questa pagoda è la presenza di 104 campanelle, una per ogni angolo del tetto, che suonano appena si alza un alito di vento. L’alito di vento tuttavia non c’è e solo Paolo trova la forza nel caldo soffocante, di arrampicarsi in cima alla pagoda.
Il 24 si torna a Shanghai, in un percorso che fiancheggia svariate risaie e rivediamo Wan, che ci porta a pranzo in un bellissimo ristorante con vista panoramica della città. Poi nel pomeriggio shopping libero nella via Nanchino e in serata si festeggia il compleanno di Daniela, prima del sontuoso spettacolo del Circo cinese, che si tiene in una sala del Grand Hotel di Shanghai. Un’ultima passeggiata nella via Nanchino by night e poi è davvero finita, un’ideale conclusione di un viaggio in quell’immenso caleidoscopio rappresentato dal continente Cina.
Molto interessante, quanto tempo ho per iscrivermi?